8. Gente che va e gente che viene

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Per il resto della loro permanenza in quel locale, i bros si unirono finalmente alle girls, e i due gruppi poterono chiacchierare amichevolmente tutti insieme. La performance di Kyros sembrava aver abbattuto un muro invisibile che nessuno di loro si era accorto ci fosse, e per un po’ non furono più personaggi di storie diverse appartenenti a mondi diversi, ma un semplice gruppo di amici, ognuno unico e speciale, che avevano scelto di trovarsi nonostante tutto.

J aveva messo da parte tutti i timori di cui aveva discusso con Giulia ed era tornato ad essere il solito dio del fandom entusiasta ed esaltato da ogni cosa: al momento, l’oggetto delle sue malefatte era una particolare coppia seduta al loro tavolo.

«Hey, che fine ha fatto il mio milk-shake?» esclamò Evelyn, quando sporse la mano per afferrare il proprio bicchiere e non trovò altro che vuoto.

«Oh, ma che sfortuna», fece J con aria angelica. «Sembra tu non abbia altra scelta se non condividere quello di Vicky. Dovreste prendere due cannucce.»

Giulia tossì in modo sospetto e, coprendosi la bocca con la mano, sibilò al marito: «Ti avevo chiesto di essere sottile…»

Neanche il tempo di finire la frase che la sedia su cui era seduta Vicky scomparve, facendola crollare malamente a terra con un grido. «Ma che diavolo!?»

«Oh, ma che strano! Non puoi stare a questo tavolo senza una sedia, Vicky. Be’, immagino sarai costretta a sederti in braccio a Evelyn.»

«Questo non è essere sottili.»

Vicky si alzò in piedi con aria stizzita, spolverandosi i vestiti. Ma invece di ribattere per le rime a J si voltò verso Evelyn e inarcò un sopracciglio in una muta domanda, al che lei, incredibilmente, sollevò appena le labbra e annuì.

Vicky allora si sedette sulle sue gambe con tutta la nonchalance del mondo.

A J andò di traverso il panino che stava mangiando.

«Vuoi un sorso?» domandò Vicky, porgendo il proprio milk-shake a Eve.

«Certo», rispose lei senza problemi, bevendo dalla sua cannuccia.

Del si portò un pugno davanti alla bocca per non scoppiare a ridere. Alistair invece stava stritolando il braccio di Griffin per trattenersi dallo sclerare, strappando a quest’ultimo una smorfia di dolore.

Kyros, stringendo la mano di Camilla, osservò emozionato Evelyn ridere e scherzare insieme a Vicky: osservò il suo sorriso entusiasta e la luce che brillava nei suoi occhi mentre stuzzicava la ragazza, sollevando il milk-shake fuori dalla sua portata e costringendola a sbracciarsi e ad arrampicarsi su di lei per riprenderselo.

Deglutì per ingoiare la commozione prima di fare una scenata, ma non poté nascondere la propria felicità: decidendo di abbandonare la propria storia aveva abbandonato anche Evelyn, lasciandola da sola a vagare in un mondo in cui si sentiva ormai fuori posto, senza uno scopo. E per questo si era sentito profondamente, terribilmente in colpa.
Ma ora quel senso di colpa si alleviò giusto un poco nel vederla sorridere. Forse quella ragazza esuberante e amante degli anime era proprio quello di cui Evelyn aveva bisogno: forse Vicky sarebbe stata per Eve la prima pagina della propria storia, così come Camilla lo era stata per lui.

Kyros lo sperò con tutto il cuore: lui più di tutti sapeva quanto Evelyn meritasse di essere felice.

Alla fine, giunsero al punto in cui erano tutti troppo stanchi per reggersi in piedi. Camilla si offrì di riportare le girls (e Del) a casa nei loro universi di appartenenza, ovviamente non prima di aver organizzato la prossima uscita di gruppo. J donò a Vicky ed Evelyn un telefono in grado di fare chiamate e inviare messaggi attraverso il multiverso, giusto per mantenere vivi i contatti.

The Golden QuartetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora