10. I bros diventano criminali culinari

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«Rapire un cane?» esclamò Alistair con voce incerta, lanciando una rapida occhiata a Luna da sopra le spalle di J. «Non saprei, J. Sembra che quell’Aksel ci sia molto affezionato: io impazzirei se qualcuno dovesse rapire Lola…»

«Oh, ma non sarà un rapimento permanente! La porteremo solo a spasso per qualche oretta e poi la restituiremo ai suoi proprietari esattamente in questo momento del tempo, quindi tecnicamente sarà come se non l’avessimo mai presa.»

«Oh! In tal caso ci sto

Griffin sapeva che c’erano almeno una cinquantina di motivi per cui quella decisione era terribile: ma sapeva anche che ce n’erano un altro centinaio per cui ribellarsi a J era completamente inutile, perciò si rassegnò a seguire la corrente.

«Bene», sentenziò J, sfregandosi le mani e sussurrando con fare cospiratorio. «Ecco il piano: potrei teletrasportare un esercito di Chitauri in questa linea temporale e ordinargli di attaccare la locanda…»

«Aspetta che?» esclamò Griffin.

«Dopodiché, mentre tutti correranno in preda al caos, Kyros userà il suo violino per colpire in testa il più grosso dei ragazzi e metterlo fuori gioco—»

«Bro, sai che non sono il massimo negli scontri fisici…» borbottò Kyros, grattandosi il capo a disagio.

«Nessun problema, bro, sta tutto nell’effetto sorpresa. A quel punto Ali spunterà in mezzo al caos e mentre tutti sono distratti rapirà Luna. Griffin ci spianerà la strada verso il furgone con la pistola laser che gli consegnerò e, una volta a bordo, ce la svigniamo.»

Gli altri tre membri del Golden Quartet fissarono J a bocca aperta.

«Assolutamente no», scandì Griffin, inorridito. «Con un piano del genere causeremmo come minimo una cinquantina di morti accidentali!»

J sbuffò, borbottando qualcosa che suonava molto come “soffochi il mio spirito creativo”, e ribatté ad alta voce: «Perché, qualcuno ha forse un’idea migliore?»

Kyros scrollò le spalle, disarmante.

Alistair alzò la mano e disse: «E se provassimo a chiedergli gentilmente di prestarci il cane?»

«Non accetterà mai di prestarlo a degli sconosciuti!»

«Mi sembra comunque un’idea meno estrema dell’invasione aliena.»

«Meno estrema e anche meno efficace.»
Griffin tirò un sospiro esasperato. «Okay, ho capito. Dato che qui siete tutti degli idioti, prenderò io in mano la situazione.»

«Hey!» esclamò Alistair.

«Tu sei il mio idiota, Ali, e ti amo. Ma prenderò comunque io in mano la situazione.»

«E sentiamo, qual è il tuo piano?» domandò J.

Griffin si guardò attentamente intorno, analizzando il locale e soprattutto i tre ragazzi attualmente seduti a discutere. Osservò i bicchieri di vino sul loro tavolo, e una lampadina si accese nella sua mente.

«Hai detto che siamo in Italia, giusto? Nello specifico in Veneto.

«Già, ma che c’entra?»

Un sorrisetto birbante fece capolino sulle labbra di Griffin. «Credo di avere un’idea.»

***

Alistair si sedette al tavolo accanto a quello dei tre giovani con tutta la tranquillità del mondo, e regalò loro un sorriso gentile in risposta ai loro sguardi scioccati. «Buongiorno.»

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