5-Famiglia

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"Signora Hertha, queste costine di manzo sono deliziose, questa sera si è superata!" dissi, leccandomi le dita ricoperte di salsa barbecue. Con la coda dell'occhio, vidi Tom, guardarmi con malizia. - Non sono Jessica, stupido pervertito- pensai tra me e me. "Maxi, cara, sai che ormai sei entrata a far parte della nostra famiglia e non voglio che tu ti senta a disagio ma perché stasera non resti a dormire qui da noi? Sono andato personalmente a casa tua per sistemare, ecco... un po' le cose, ma non è andata molto bene. Tua madre mi ha dato tutto il necessario, quindi se accetti, non devi farti alcun problema". Disse, concludendo con un dolce sorriso. "Signor Kaulitz, se non sono un peso, accetto volentieri" dissi arrossendo un po' ma non per l'imbarazzo ma perché ero la ragazza più felice del mondo, mi consideravano realmente parte della loro famiglia. "Quale peso? Sei come la terza figlia per noi... che ne dite, volete una fetta di torta al cioccolato?" disse la signora Hertha. Tutti, come cani non ancora sazi, facemmo di sì con la testa.
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Messo il pigiama, era il turno di lavare i denti e con la coda dell'occhio, sbirciai cosa stavano facendo i ragazzi. "Max, ho appena cambiato le lenzuola, quindi puoi dormire tranquillamente nel mio letto, per stasera resto io sul divano" disse premuroso Bill. Ero appena uscita dal bagno ed intanto che aspettavo i ragazzi, mi misi nel letto e osservai fuori dalla finestra. In cielo non c'era la luna, o meglio, era coperta da un doppio strato di nuvole ed erano anche belle cariche di acqua. - A momenti sarebbe venuto a piovere- pensai. Il mio sguardo, dal cielo, si posò sulla mia casa. Solo la luce del soggiorno era accesa, probabilmente mio padre si stava bevendo l'ultima lattina di birra della giornata. Alcune gocce di acqua salata scesero giù, lungo il viso, tracciando un sentiero sulle guance per cadere poi sulle lenzuola e bagnarle. Ero grata a metà della mia vita, perché, se da un lato c'erano loro, i miei genitori biologici, dall'altro lato c'erano delle persone che tra virgolette mi avevano cresciuta. Ed era proprio vera la frase che diceva:"i figli sono di chi li cresce, non di chi li fa".  Persa tra i miei pensieri, non mi accorsi della figura che era accanto a me. Bill, si sedette sul letto e ponendomi un fazzoletto, appoggiò la sua grossa chioma da leone sulla mia spalla. Dopo una decina di minuti circa, anche Tom si accomodò sul letto e appoggiò la testa sull'altra spalla.
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La stanza dei gemelli era molto carina: avevano una cabina armadio in comune e un bagno privato. I letti erano sistemati in modo opposto, lasciando uno spazio al centro. Questo spazio, ora, era occupato dal divano letto e di fronte c'era la parete attrezzata con la tv, qualche libro e moltissimi cd. Gli angoli della stanza erano occupati da una chitarra elettrica e un settimino. Il pavimento rivestito di moquette, era ricoperto di riviste di ogni genere (per lo più 🔞) mentre alle pareti, erano attaccati parecchi poster e foto di loro da piccoli. Una in particolare attirò la mia attenzione: la cornice inquadrava una nostra foto da bambini, io al centro e loro ai miei lati, con il gelato in mano.
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Bill era andato in letargo da un bel pezzo, nemmeno i forti tuoni lo svegliarono. Per quanto riguarda Tom, lui rimase a parlare con me. "Hey, comunque non chiamarmi ficcanaso, ero solo curiosa, ecco tutto..." dissi, cercando di giustificarmi. Tom rise e disse: " la curiosità non ti porterà a nulla Max... sono sicuro che tu me l'abbia chiesto per altri motivi". " No Tom, ti ripeto che era solo curiosità. Sai una cosa? Non voglio sapere nulla, come dici tu, sono affari tuoi. Detto ciò, sei pregato di andare nel tuo letto, perché io ora ho voglia di dormire, buonanotte". "Come desideri, notte" rispose. Appena lo sentii allontanarsi, mi mangiai le mani. Avevo mentito, volevo sapere a tutti i costi qualche informazione in più ma avrebbe sospettato di me. -Maledetta- pensai.
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"Same Team"Where stories live. Discover now