HOUSTONFORNICATION

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<<Sono le ferite che conservano
il nostro aspetto. Puoi
Diventare schiavo o essere
quello che marcirà>>

Katrin sta iniziando a diventare un peso per me. È una ragazza cheerleader arrogante, ma è consapevole del suo potere di attrazione sull'altro sesso.

Nessuno fa caso alla sua delicatezza di un elefante. Anche se esprimesse apertamente ciò che realmente pensa, la seguirebbero comunque per la sua popolarità.
Mi chiedo se alla fine pagherà per tutte le fortunate situazioni che non merita? O magari sono io che non sono ancora in grado di capirla?

Vorrei essere quel qualcuno che gli dimostri che non tutti gli uomini cadono ai sui piedi. Ma come si fa?

È una di quelle modelle che vedi sulle riviste, i suoi occhi sono scuri, tanto per nascondere ancora di più qualsiasi dettaglio di se stessa. Capelli biondi per sembrare una divinità scesa dal cielo, per aiutarti mentre sei proprio li a fissarla incantato, senza renderti conto che più ti avvicini e più stai finendo nel suo gioco e appena sei arrivato vicino al serpente ti morderà.

Questa volta mi spaventa davvero lasciare una ragazza da sola. Non mi farà pesare la cosa, è in grado di superare queste situazioni in un millesimo di secondo. Ma si sfogherà con ogni sorta d'invenzione, riuscendo a farmi apparire come qualunque cosa voglia. È questa la sua superiorità, che le persone amano lei, non me, quindi presteranno ascolto a ciò che dice lei.

E se vedranno le sue lacrime, mi condanneranno senza nemmeno sapere quante ne abbia versate prima io.

Sicuramente una delle peggiori situazioni in cui mi sono andato a ficcare. Pensavo che chiudendo con l'amore sarei stato libero di poter fare quello che sentivo. Invece ogni persona con la quale condividi un bacio o ancora meno, un sottile tatto tra le mie mani e le sue, ha un prezzo enorme da pagare.

Solo i ricchi che spendono per le migliori escort possono aspirare alla felicità innata dell'amore? Più ho conosciuto persone e più problemi ho portato con me. Sembra un paradosso, ma ogni volta che devi lasciare una persona che hai conosciuto, ti devi portare qualcosa di quella persona dentro. E nel mio caso vorrei solo evitare questo per il resto della mia vita. Sto portando problemi di persone che non vedrò mai più e questo giro sembra non finire mai.
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<<Scott. Va tutto bene?>>

<<Mi... Mika!>>

<<Ragazzo... dobbiamo fermarci per una sosta.>> Ora anche il professor Crowl si preoccupa per me?

<<Sembri abbastanza pensieroso, è meglio arrivare concentrarti al test.>>

<<Frena la tua preoccupazione, sono solo un po' infastidito dal viaggio>>
Non rividi più Mika da quel giorno. Ormai aveva stabilito la sua amicizia con Mia e Emma. Non volevo capirci più niente di lei.
Mi rimaneva comunque la curiosità, ma ho altre priorità per la testa. Evitarla è la soluzione migliore.

Mika si è fermata anche prima del professor Crowl. Quegli occhi mi avevano distolto dal mio flusso di pensieri.
Un motivo per il quale devo prendere con le pinze ciò che mi dice, è che molto probabilmente Emma e Mia abbiano già dato una terrificante descrizione di me a Mika. Se questa situazione fosse una fiaba, sarei il cattivo che fa la peggior fine miserabile. E non è detto che non sarà così.

<<Non ti avevo vista prima.>>

<<Sì, invece!>>

<<Il tuo amico si è fermato per salutare Emma e tu eri lì.>>
Non sembra offesa, ha solo quello sguardo di chi non vuole essere presa in giro.

<<Sì, è vero, stai parlando di Pap.>>

<<Ripensandoci, il viaggio mi ha più che infastidito. Sarà meglio che prenda qualcosa.>>

Nel bagno ci sono Pap e Kid con l'aria rilassata. Di sicuro non emanavano quell'agitazione che mi assaliva ormai da quando siamo partiti. Loro sono sempre in vena di scherzare, creando tra le battute un luogo dove tutte le ansie diventano più leggere. A differenza mia hanno letto bene il manuale dell'entusiasmo.

<<Ehi, avevi una strana faccia sul bus. Sicuro di stare bene?>>

<<Tranquillo! Ho solo un po' di mal di testa.
Prendo qualcosa da bere e vi aspetto sul bus. Tra un ora saremo a Houston.>>

<<Ah, Pap ha preso degli alcolici per stasera. Credo qualche americanata delle sue.>>

<<Sai vodka, whisky o sicuramente qualcosa del genere.>>

Per qualche secondo il mio viso è sbiancato. Non avrebbero mai tentato di ubriacarsi per festeggiare un test.
<<C... Che cosa! Volete ubriacarvi dopo i test?>>

<<Ma che cazzo avete nel cervello?>>

<<Non è solo per noi.>>Mi dice guardandomi compiaciuto, il suo sorriso mi lascia più  di qualche dubbio...

<<Pap si è messo d'accordo con Emma per festeggiare sul tetto dell'hotel. Insomma, siamo noi sei.>>

<<Noi sei?>>

<<Sì, Emma, Mika e Mia.>>

Non posso aggredirlo... Lui non sa a cosa stessi pensando durante il viaggio.
Tuttavia, preferisco concentrarmi sul test invece di quello che viene dopo. Meglio fare un passo alla volta, anche se si tratta di situazioni scomode.

<<Okay, realizzerò della stupenda serata appena finito il test.>>
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Il bus si ferma.
Siamo arrivati nella sede dove si svolgeranno i test. C'è chi non si ricorda nemmeno cosa siamo venuti a fare e scende dal bus con aria spensierata, quasi correndo, affascinati da quanto questa città abbia da offrirci.

Houston è il sogno, la speranza, il passo in più. Credo che tutti i ragazzi di provincia provino fascino per la città. Per me non può essere differente. Vivere qui significherebbe dare a me e a Jones il futuro che abbiamo sempre sognato.

Non eravamo ancora pronti a questo, troppo piccoli per reggere la pressione, ma con una gran voglia di crescere. C'era anche chi non riusciva ad alzarsi o slacciare dal sedile la cintura, fatta di ansie e paure che non avrebbero voluto togliersi.
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Sento meno la paura, più cammino e più focalizzo l'obiettivo. Non vedo più come camminano i miei compagni, sono solo io che mi sto nutrendo di tutta la mia sicurezza. Mancano pochi minuti di fila, poi saremo dentro. L'aria che si respira non fa presagire niente di buono. Un campo elettrico sulle nostre pelli ci faceva ricordare quanto fossimo vicini.

È il momento. Sono davanti a tutti.

Mika faceva parte di quelli che nutrivano la sicurezza. Senza rendermene conto, è proprio dietro di me. Kid e Pap, quasi per ultimi, potrei dire con certezza che hanno paura. In fin dei conti era solo un test. Possiamo solo dare quello che abbiamo. Se volevamo di più da noi stessi, dovevamo pensarci prima.

In alcuni punti non si poteva respirare per l'immensità di folla che toglieva ogni singola molecola di ossigeno.

Per fortuna eravamo arrivati davanti all'ingresso della sala test. Appena ci aprono la porta, i professori ci ordinano di prendere posto. Le sedie sono più comode del divano di casa mia, mentre i banchi sono abbastanza grandi e simili a quelli che si vedono in una qualsiasi aula.

Allungo le mani sul banco e con un respiro sottile come una tenda mi siedo. Il posto è decisamente caldo. Qualcuno voleva lasciarmi la sua ansia da prestazione.
Ci spiegano che dobbiamo finire il tutto in quarantacinque minuti di tempo. Gli argomenti sono inerenti alla storia. Beh, penso che sto passando parte della mia vita a vivere nelle storie di qualcun altro. Del resto, anche con un tema non avrei mai parlato di me.

Inizia il conto alla rovescia.
Apro gli occhi e...
Fine!

ᦓρꪊᛕWhere stories live. Discover now