Capitolo 16

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La prima mattina di Giugno mi alzai di buon'ora. Ero stanco, anche quella notte l'avevo sacrificata per pensare alla mia situazione. Le voci nella mia testa, soprattutto quella dal tono freddo e viscido, mi lasciavano sempre meno tempo con me stesso e le giornate divennero una lotta per cercare di distrarmi dai loro toni suadenti. Mentre fuori ancora albeggiava io mi vestii e scesi al piano di sotto, dove per mia grande sorpresa trovai le due Svizzere già in piedi. La loro presenza significava solo una cosa: nuovi ospiti in arrivo. Avevo indovinato; le due padrone di casa erano intente a pulire un po' l'immenso atrio, dando una mano alle loro domestiche, impegnate nelle altre stanze. Mi avvicinai alla più anziana tra le due e dissi.

R:" Arriva qualcuno?"

S:" Esatto. Non mi hanno detto di chi si tratta, solo che arriverà un nuovo ragazzo in giornata".

Mi domandai chi potesse essere, ma ero troppo stanco per pensare ancora. Decisi che una buona colazione avrebbe giovato alla mia mente e mi diressi in cucina. La Svizzera più giovane, vedendomi, chiese alla madre di prendersi una pausa e mi raggiunse. Ci sedemmo insieme in mezzo alla sala da pranzo deserta, dove ci venne servita un'abbondante colazione. Mentre iniziavamo a cibarci, la giovane ragazza si rivolse a me.

S:" Ho visto che tu e la ragazza ebrea non vi parlate da un po'"

R:" Ebrea?"

S:" Non lo sapevi? Il simbolo che Israele ha sulla fronte è quello della religione ebraica. A mia madre non cambia nulla, ma io in verità detesto gli ebrei, ho letto molti libri in cui dicevano che i suoi antenati hanno portato malattia e sofferenza in tutta Europa"

R:"Non sapevo fosse ebrea"

S:" Strano, fino a qualche mese fa credevo che tu e quella ragazza foste come fratello e sorella, cos'è successo dopo?"

R:" Non mi va di parlarne. Piuttosto, sai qualcosa del ragazzo che arriva oggi?"

S:" Come ha detto mia mamma, buio completo sulla sua identità, possiamo solo aspettare. Nel frattempo, cosa ne pensi tu di quel Regno Unito?"

R:" A dir la verità non lo conosco molto bene, ma le poche volte che ci ho avuto a che fare sembrava un viscido individuo, come mio fratello"

S:" Su tuo fratello non ti so dir nulla, ma sull'inglese ho parecchi reclami da fare. Giusto ieri sera l'ho visto in compagnia della sua ragazza, Francia, le urlava addosso e lei sembrava distrutta, quasi arresa alla situazione"

R:" Non è una novità, purtroppo lei continua a perdonarlo, anche a causa dei momenti belli che passano il resto del tempo. Tuttavia io credo che un amore dovrebbe essere pieno a qualsiasi ore, con discussioni sensate e bipolari"

S:" Sagge parole. Ora silenzio, che stanno arrivando gli altri".

In effetti al tavolo accanto si erano appena seduto mio fratello e i suoi amici, seri in un'atmosfera quasi da funerale. L'unico di loro a sfoggiare un'espressione normale era Belgio, poiché egli si entusiasmava ogni volta che veniva annunciato un nuovo ospite. Quando vidi entrare Francia non potei fare a meno di notare che aveva forse l'espressione peggiore tra quelle dei presenti e veniva consolata da Polonia. Dopo colazione, approfittando del primo caldo estivo, ci rifugiammo quasi tutti in cortile. Stranamente la francese e il suo ragazzo stavano il più distanti possibile. Decisi di non poter abbandonare la mia amica al suo mare di tristezza e iniziai ad avvicinarmi a lei, ora in compagnia della polacca e di Israele. Tuttavia anche Regno Unito aveva scelto lo stesso momento per andarle a parlare e i nostri sguardi si incrociarono a metà strada. Vedendo la sua determinazione mi fermai per qualche secondo, giusto il tempo di dare all'inglese la possibilità di arrivare per primo. 

UK:" Francia, non fare così, ti prego; non sai quanto mi dispiaccia per come mi sono comportato ieri, ma io ti amo, torna con me".

La sua ragazza sembrava riluttante all'idea, ma le sue amiche cercavano in ogni modo di convincerla a prestare ascolto al ragazzo che avevano davanti.

I:" Non so, magari avete bisogno di rimanere da soli?"

P:" Dai Israele, allontaniamoci un attimo".

Detto questo due delle tre ragazze si alzarono e si diressero verso il portico della villa, dove erano rimasti solo Weimar e Belgio. Mentre mi passavano accanto Israele mi rivolse una minaccia velata.

I:" Non provarci nemmeno".

Questa volta non rimasi impassibile e risposi al suo sguardo di sfida con un altro altrettanto serio. Giusto per non dar troppo nell'occhio mi allontanai dalla coppia, che ora era nel vivo della conversazione. Aspettai qualche minuto e vedendo che il loro dialogo proseguiva fin troppo fitto, decisi di intervenire.

R:" Ciao ragazzi, che succede?"

UK:" Vattene tu"

F:" Non trattarlo così"

UK:" Da quando ti importa tanto di Reich?"

F:" Lui è l'unico che mi ha prestato aiuto quando veramente ne avevo bisogno, quando ho toccato il fondo"

UK:" Ok, non mi intrometterò, ma se vuoi parlare con me, sai dove trovarmi".

Con passo sicuro e con continui sguardi verso di noi, Regno Unito tornò dai suoi amici. Io e Francia ci guardammo per qualche secondo negli occhi.

F:" Grazie per avermi salvato da quella conversazione, stamattina non avevo proprio voglia di parlare con lui, non faccio altro che ripensare alle parole pesanti che mi ha riservato ieri sera"

R:" È giusto così. Se vuoi possiamo fare un giro in paese"

F:" Molto volentieri".

Dandole la mano la aiutai ad alzarsi; riuscivo quasi a percepire sulla pelle l'invidia dell'inglese, ancora bloccato sotto il portico. Ma a Francia non importava più, prese senza pensarci la via del sentiero. Arrivammo in paese e pranzammo lì, uno davanti all'altra. Poi passammo il pomeriggio nel parco. Quella ragazza nascondeva un lato segreto che mi attirava e mi incantava, ma non riuscivo a distinguere quali erano i miei veri sentimenti. Anche lei sembrava parecchio confusa, c'erano momenti in cui si lasciava andare ed altri in cui si ritirava dietro le sue difese. Negli attimi in cui ci trovammo più vicini ritrovai nei suoi occhi quegli stessi riflessi rossi che avevo visto la sera del nostro ballo, e quei bagliori mi eccitavano. Per la prima volta passai un'intera giornata senza pensieri. Tornammo alla villa verso sera e poco prima di varcare il confine del prato antistante l'abitazione, Francia mi disse.

F:" Reich, io devo solo ringraziarmi, avevo bisogno di questo pomeriggio. Se ora mi vuoi perdonare però, vorrei andare da UK"

R:" Non preoccuparti, vai pure. Ti chiedo solo di ricordarti di me qualche volta, io ci sono"

F:" Questo è ovvio".

La ragazza si avvicinò e mi diede un bacio leggero sulla guancia, sorride e poi si mise a correre verso il suo amato, che doveva essere da qualche parte ad aspettarla. Proprio mentre stavo per avviarmi sulle orme di quella ragazza, una voce dietro di me mi incalzò per la prima volta.

I:" Non male, bel colpo. Posso chiederti se questa è la villa di Svizzera?".

Mi girai spaventato e vidi un ragazzo alto, avvolto in un completo elegante e con i capelli tirati indietro: era il figlio di Italia.

R:" Si, è questa"

I:" Perfetto, puoi darmi una mano a portare le mie valigie"

R:" Certo"

I:" Sembri un ragazzo in gamba, come ti chiami? Di chi sei figlio?"

R:" Piacere, mi chiamo Reich e sono uno dei figli di Impero Tedesco ed Austria-Ungheria"

I:" Oh, i nemici di mio padre"

R:" Quindi siete entrati in guerra contro di noi? Sai cosa, a noi non deve importare nulla di ciò che fanno loro nelle trincee, noi siamo il futuro".

Senza indugiare gli strinsi la mano, per poi caricarmi con uno zaino e una delle sue valigie. Procedemmo insieme verso la porta della villa e nel frattempo gli illustrai la pianta della casa e dei monti circostanti: era un ragazzo davvero garbato, pronto ad ascoltare ma anche a rispondere. Sentii immediatamente che attraverso quelle prime parole si stava formando un rapporto speciale tra noi. Quando varcammo la soglia della casa il nuovo ragazzo fu assalito dal resto degli ospiti, soprattutto da Weimar e Regno Unito, che si presentarono immediatamente. Venne subito fuori che Italia era il cugino di Francia e i due si abbracciarono. Tutto sommato l'italiano si ambientò abbastanza in fretta e la nostra amicizia si accese immediatamente.

Eredità di un mostro - CountryhumansWhere stories live. Discover now