Capitolo 22

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La mattinata proseguì tranquilla, anche se non riuscii a parlare con Francia a causa di Regno Unito, il quale seguiva la ragazza neanche fosse la sua ombra. Il giardino era immerso nel calore più avvolgente e le montagne attorno alla villa la osservavano con eterna indifferenza. Era strano che nonostante tutte la faccende che avevo da risolvere, tra Francia e i miei amici, quella fu l'ultima volta che mi sentii genuinamente tranquillo. Affondai nella sedia dove mi trovavo e lasciai viaggiare la mente, volando sopra quelle cime perennemente innevate, cercando di raggiungere altezze impossibili per un essere umano, dimenticando quanto in verità io fossi piccolo. Nel frattempo mi si era accostato Italia, che probabilmente non avendo notato il mio stato di rilassamento, intervenne e spezzò il mio flusso di fantasia.

ITALIA:" Chissà cosa stanno facendo?".

La sua voce suonava tanto preoccupata da indurmi ad aprire gli occhi, anche se quest'operazione mi costò molta forza di volontà. Capii immediatamente la causa di tutta quella apprensione:" sotto una albero c'erano Austria ed Ungheria, intente a parlarsi all'orecchio e a ridacchiare come due complici.

REICH:" Forse parlano di te"

ITALIA:" Lo credi veramente?"

REICH:" Non si può mai sapere".

Avevo detto quelle parole per allontanarlo da me il più in fretta possibile, non avevo voglia di parlare con lui, avevo bisogno di un po' di tempo per me, soprattutto per poter pensare a cosa dire a Francia non appena avessi avuto l'occasione di parlarle. Con la nuova botta di autostima che le mie parole gli diedero il mio amico si fiondò nel prato, posizionandosi strategicamente davanti alle due ragazze per tentare di attirare qualche loro attenzione. Io cercai di tornare allo stato di prima, ma venni immediatamente fermato da alcuni passi sul legno scricchiolante del portico: era Unione Sovietica. Fui sorpreso quando lo vidi avvicinarsi a me: era da mesi che non trovavamo un confronto. Mi fece quasi paura la sua figura alta mentre essa mi si avvicinava. Il russo sprofondò in una delle sedie accanto alla mia e mi scrutò con disappunto.

REICH:" Hai bisogno di dirmi qualcosa"

URSS:" Ti ho osservato molto nell'ultimo periodo, nella tua testa ho visto molta confusione e molte speranze distrutte. Sono qui per provare a salvare un'anima, forse anche molte altre. Guarda, le vedi queste persone?".

Dicendo questo indicava con un movimento del braccio tutti gli individui presenti in quel cortile, ovvero Regno Unito, Francia, Austria, Ungheria, Italia, Belgio, Weimar, Israele e Polonia.

REICH:" Ebbene?"

URSS:" Ti ricordi anche quel che ti avevo detto sulla luce e il buio?"

REICH:" sì"

URSS:" Ora dentro di loro vedo sfumature di entrambe. Ma con te ho sempre paura delle tenebre".

La sua frase si interruppe in questo modo e il suo sguardo di ghiaccio mi penetrò a fondo... Le sue parole avevano colpito qualcosa di profondo. Spalancai gli occhi e nel frattempo vidi Francia che finalmente di allontanava da Regno Unito. Cosa dovevo fare? Mi alzai ma prima che potessi agire Unione Sovietica mi afferrò il braccio.

URSS:" Ricorda che non puoi brillare rubando la luce degli altri, rischi solo di spegnere loro e rimanere buio tu stesso".

Ora avevo ufficialmente paura e scappai in direzione dell'univa figura che mi dava sicurezza: quella ragazza. Pochi istanti prima l'avevo vista entrare nella villa al fianco di Israele e Polonia, quindi la seguii. Quando arrivai davanti a loro tre le Polonia mi salutò, l'ebrea fece un'espressione stranita mentre lei sembrava piacevolmente sorpresa. Senza dire nulla a nessuno mi avvicinai e la abbracciai piano cercando un calore che in quel momento mi mancava. Appoggiai la mia testa sulla sua spalla e sulla soglia della villa vidi ancora una volta il russo, e la sua figura mi incuteva così tanto timore che chiusi gli occhi.

ISRAELE:" Hey, cosa fai?"

POLONIA:" Reich?".

A mettere fine a quelle domande inutili giunsero le mani di Francia, che delicate chiusero l'unione che per primo avevo cercato. Con questa nuova sicurezza tornai a guardarla in viso e ciò che fino ad allora era stato solo un riflesso divenne più reale che mai: i suoi occhi erano divenuti di un rosso acceso. Anche se quel colore suonava piuttosto brutale, la sua sfumatura sinuosa donava Ancor più eleganza alla figura di quella ragazza. Rimasi ammaliato e spaventato da quelle fiaccole, e inspiegabilmente iniziai a sorridere. Israele e Polonia rimasero piuttosto sconvolte davanti a quell'immagine.

ISRAELE:" Francia? Cosa ti sta succedendo?"

POLONIA:" Francia, Reich, per favore guardateci".

Improvvisamente com'era iniziata la nostra unione si ruppe e tornammo a considerare gli altri. Francia, ora come catapultata di fronte allo sguardo giudicatori delle sue amiche corse via, come colpita da un senso di colpa improvviso. Le altre due rimasero lì, immobilizzate come da una maledizione. Non avrei mai voluto che il mio rapporto con la fuggiasca venisse scoperto in questo modo, ma conoscendo le due persone che avevo di fronte comprendevo che presto lo avrebbero saputo tutti. Di fatti, dopo qualche secondo di meditazione, Israele scattò verso il giardino, puntando dritto verso Weimar, il quale si stava già avvicinando insieme a Regno Unito per capire cosa stesse succedendo. Per un attimo cercai una qualche sorta di supporto negli occhi di Polonia, ma traendone solo confusione ed agitazione decisi di precipitarmi su per le scale e poi dentro in camera. Proprio mentre chiudevo la porta a chiave sentii dei passi veloci affrettarsi sulle scale. Per la prima volta avevo davvero paura della vendetta di quei due, ma soprattutto temevo anche una possibile reazione negativa dei miei amici. Qualcuno effettivamente bussò alla porta, ma non per la ragione che credevo; infatti, quando mi arresi ed aprii la porta, Weimar corse dentro e disse.

WEIMAR:" Presto Reich! Italia ha visto Francia correre nel bosco, sembrava fuori controllo. Corri! Andiamo a cercarla"

REICH:" Arrivo".

Ogni traccia del precedente sconforto sparì subito quando iniziai a seguire le orme di mio fratello. Il tempo attorno a me sembrava rallentato, mentre a noi due si univano anche Regno Unito, Belgio, Italia, Finlandia e stranamente anche Unione Sovietica. Il bosco appariva più che mai come una prigione, gli alberi erano sbarre da superare con un movimento a zig Zag; dopo due ore di vagabondaggio inutile di Francia non c'era traccia e dunque decidemmo di dividerci e di procedere per zone. A me toccò quella porzione di bosco che stava proprio dietro a alla villa. Mentre tendevo tutti i sensi alla ricerca di un indizio che tradisse la posizione della ragazza, la mia mente si chiedeva se la sua fuga fosse stata causata dal mio gesto impulsivo. Arrivai ad una duplice soluzione: la colpa era in primo luogo di Unione Sovietica, che mi aveva indotto a correre da lei, e poi di Israele, che invece aveva instaurato tutto quel disagio nell'anima di Francia. Giusto qualche secondo dopo aver profetizzato questi pensieri le mie orecchie captarono dei suoni interessanti: dei singhiozzi misti a voci spezzate. Esse provenivano da una radura li vicino, dove assistetti ad una scena a dir poco sconvolgente. Infatti, all'interno di quel piccolo paradiso naturale giacevano due ragazze, non molto differenti tra di loro: una era sicuramente Francia, la riconoscevo dal suo aspetto, mentre l'altra le assomigliava molto ma appariva molto più trasandata e, in un certo senso, cattiva. Mentre la prima delle due era molto spaventata e cercava di rifugiarsi nuovamente nel bosco, l'altra si alzò e pulendosi la giacca disse.

???:" Salve, io mi chiamo Vichy...".

Eredità di un mostro - CountryhumansWhere stories live. Discover now