Capitolo 11

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L'amore per me era sempre stato un cruciverba complicato da completare e da comprendere ma mi ero imposta di viverlo nella maniera più semplice possibile senza farmi tante domande le cui risposte sarebbero state nulle.
Il mio primo ragazzo lo conobbi all'età di diciassette anni e nonostante mi trovassi bene con lui mi sentivo come se qualcosa stesse mancando, come se mi stessi accontentando di un amore che non mi faceva sognare abbastanza da pensarlo in ogni minuto della mia giornata ed è per questo che decisi di mettere fine alla mia prima relazione mentre la seconda ed ultima fino a quel momento fu qualcosa di totalmente diverso.
Robert Williams era un noto uomo d'affari che ormai stava spopolando, proveniente da una famiglia già ricca di suo, era il classico playboy che non vorresti mai incontrare perché sicuramente ti spezzerà il cuore in due e te lo ridurrà in poltiglia come fece con la sottoscritta. Era stato il mio ragazzo per due anni e mentre vivevo la relazione le cose sembravano andar bene finché non venni a conoscenza di un tradimento che non ho mai rivelato a nessuno se non mio zio.
La notizia del tradimento fu devastante per me, fu qualcosa che non pensavo di aspettarmi data l'apparente tranquillità e amore che pensavo vi fosse nel nostro rapporto e quando lo vidi con i miei stessi occhi fu inevitabile la forte crepa creatasi dentro di me nei riguardi della fiducia verso gli altri.
Il tradimento non ebbe su di me quell'effetto distruttivo che avrebbe dovuto sortire, non mi ero imposta di non amare più solo perché in passato ero stata tradita, lo ritenevo un atteggiamento immaturo, piuttosto cercai di migliorare aspetti di me stessa e di regolarmi sulla confidenza e fiducia che probabilmente davo troppo facilmente.
« L'altra volta sono andata da questo nuovo parrucchiere che si è aperto e quindi ho preso la saggia decisione di tagliarmi i capelli. » Laura era abbastanza entusiasta mentre si pavoneggiava nel salone del mio appartamento.
Il sabato sera era ormai tappa fissa vederci con gli altri ragazzi ma quella sera ci saremmo recate a casa di Cole e Mark che a quanto pare convivevano.
Non sapevo se Mason ci sarebbe stato ma lo speravo perché fare la quinta in comodo non sarebbe stato d'aiuto, non che quest'ultimo fosse di compagnia ma almeno i miei pensieri potevano divagare su qualcosa di concreto.
« Stai benissimo ma secondo me a Mark verrà un colpo. » Ashley si stava dando un'ultima sistemata ai capelli mentre si osservava dallo specchio che avevo messo all'ingresso.
Il mio appartamento era confortevole per una persona che viveva da sola: appena si entrava c'era la cucina sulla destra che avevo arredato in chiave moderna sui toni del beige e del bianco, a sinistra il salotto nel quale predominava il divano di pelle nero con un televisore abbastanza grande difronte per passare al meglio tutte le domeniche sera a casa, un corridoio portava alla stanza da letto che aveva un letto matrimoniale e poi difronte alla stanza da letto si trovava il bagno. Era un classico appartamento da ragazza single e a me era andato bene dal primo istante, ero abbastanza fiera di come avessi ristrutturato tutta la casa rendendola bella.
« Perché dovrebbe venirgli un colpo? » Laura mi guardò in cerca di una risposta ma io alzai le spalle senza sapere cosa dire.
« Perché a letto non potrà più- » la risata di Laura la fece interrompere mentre io scossi la testa ormai arresa a quanto fosse aperta Ashley su questi argomenti.
Scossi la testa mentre ridacchiavo. « Sei incredibile, veramente. »
Ashley mi guardò seria. « No non sono io ad essere quella incredibile ma sei tu che non fai sesso da quanto? Ho perso il conto. »
« La mia vita sessuale non è affar tuo. » mormorai mentre mi alzai dal divano per mettermi gli stivali con il tacco che avevo deciso di mettere quella sera.
La mia amica non parve convinta dalla mia affermazione. « In quanto tua migliore amica è mio dovere avvisarti che più sesso fai più rilassata sei. »
« E chi lo dice questo? » mi posai le mani sui fianchi e la guardai inclinando la testa.
Ashley scrollò le spalle nonchalance. « Le statistiche. »
Scoppiai a ridere per la sua convinzione e decisi di lasciar perdere anche se lei non sembrò pensarla allo stesso modo.
« Dopo Robert non sei stata più con nessun altro e mi sembra molto strano... non è che non ti attraggono più gli uomini? » Laura mi guardò con uno sguardo comprensivo che mi fece intendere che dovevo controllarmi.
« Ashley non vorrei discriminarti solo perché sei bionda ma sai quella diceria sul fatto che le bionde siano stupide? Ecco sto iniziando a crederci sul serio. » lei mi guardò corrucciata.
« Io ti accetto lo stesso. » continuò imperterrita mentre io alzai gli occhi al cielo.
Se solo avesse saputo che ero dannatamente attratta da Mason probabilmente avrebbe chiuso il becco.
« Solo perché non faccio sesso occasionale non vuol dire che io non sia giù attratta dagli uomini anzi di quello non devi preoccuparti. » parlai senza pensare e le mie parole suscitarono sorpresa negli occhi delle mie amiche.
Avevo commesso l'errore più grande perché tramite quelle parole avevo scatenato la curiosità delle mie amiche che ormai volevano sapere qualcosa.
« In che senso? C'è qualcuno che ti interessa? » Laura mi guardò stupita mentre Ashley si avvicinò a me.
Non sapevo che frottola raccontare quindi stetti in silenzio senza sapere cosa dire e questo non fece altro che far ingigantire la cosa.
« Non mi interessa nessuno. » non potevo di certo ammettere la mia attrazione verso Mason perché ero sicura che avrebbero vuotato il sacco con Mark e Cole oltre a fare facce strane quando ci saremo trovati insieme.
« Sicura? »
Decisi di attenuare un escamotage. « Beh c'è un mio collega molto carino però non credo che possa succedere qualcosa. »
Ashley strillò, entusiasta. « Come si chiama? Come si chiama? » 
Laura mi sorrise aspettando anche lei una risposta. « Allora? »
Sospirai sentendo l'inspiegabile sensazione che questa situazione mi si sarebbe ritorta contro. « Jamie Smith. »
Usai l'infermiere che ci provava costantemente con me come escamotage per far sì che le mie amiche smettessero di assillarmi.
« Va bene ora basta. » Laura prese la situazione in mano ed io la ringraziai mentalmente. « Piuttosto direi di parlare di te e Cole... che diavolo sta succedendo? State insieme o andate solo a letto insieme perché onestante non sto capendo. »
Domanda interessante alla quale la bionda sospirò in evidente difficoltà. « Mh non lo so, non ne ho idea. Ci comportiamo come se stessimo insieme però non l'abbiamo mai detto ad alta voce e non ne abbiamo mai parlato apertamente quindi non vi saprei dire... io vorrei stare seriamente insieme a lui ma non credo che sia corrisposta la sensazione. »
« Dovreste seriamente parlarne, per quanto puoi andare avanti cosi? Si vede che ci tieni più profondamente. » lei annuì concordando con le mie parole.
« Sì ma ho paura di perdere la sua presenza nella mia vita. Prima pensavo fosse solo una questione di sesso ma in realtà Cole rispecchia tutti i canoni che vorrei in un uomo quindi ho paura che tirando in ballo la questione relazione seria possa allontanarsi. »
Dinanzi il suo volto rammaricato non seppi più cosa dirle perché non mi ero mai trovata in una situazione simile.
« Sappi che qualsiasi cosa succederà noi ti sosterremo, okay? » Laura le prese le mani tra le sue e le sorrise.
« Grazie ad entrambe. » ci guardò riconoscente mentre io le sorrisi vagando con i pensieri verso una persona in particolare.
Il telefono di Laura squillò e lei si precipitò a rispondere. « Sì...sì...stiamo venendo. » chiuse la chiamata e si girò verso di noi.
« Era Mark, ci stanno aspettando. »
Prendemmo i cappotti e uscimmo dal mio appartamento per dirigerci con la mia macchina a casa di Cole e Mark che a quanto pare non distava molto da casa mia.
Vivevano in uno dei quartieri più ricchi di Chicago e me ne meravigliai, erano sempre stati umili sia nel parlare che nel vestirsi e questo portò a far sì che provassi stima nei loro confronti.
« Questo attico è di Cole, glielo regalarono i suoi genitori quando fece diciotto anni ma dato che odia vivere da solo chiese a Mark un paio di anni fa di viverci insieme mentre Mason abita da solo a quanto pare. » Ashley sembrò leggere nel pensiero la mia curiosità nei confronti dei ragazzi.
« Non pensavo fosse ricco. » ammisi sinceramente.
Quando entrammo nell'ascensore rimasi meravigliata dalle decorazioni in velluto che c'erano.
« Non ho chiesto se ci sarà anche Mason. » mormorò pensierosa Laura.
Quel nome portò le mie gote ad arrossarsi come una dodicenne con la sua prima cotta ma mi imposi di fare finta di nulla.
Ashley inarcò le sopracciglia. « Come mai dovrebbe interessarti? »
« Per Allison! Insomma...vuoi che stia tutta la serata a guardarci pomiciare con i nostri ragazzi? Ci odierebbe a morte. » parlava come se non fossi presente così presi parola.
« Ciao ragazze sono qui e volevo avvisarvi che la presenza di Mason non migliorerà la serata dato che ha una capacità di comunicazione pari a zero. »
Dopo le mie parole l'argomento si chiuse dato che arrivammo a destinazione e nemmeno il tempo di bussare che il mio telefono squillò portando le mie amiche a girarsi verso di me con faccia contrariata.
« Devo rispondere, voi iniziate ad entrare poi vi raggiungo. » diedi loro le spalle e mi accostai accanto all'ascensore per ritagliarmi un pò di tranquillità nonostante quel piano fosse desolato e silenzioso.
« Pronto. »
« Dottoressa buonasera, mi dispiace interromperla ma sto andando nel panico e non so che cosa fare. » era la mamma di un bimbo che vedevo di rado, solo per controlli mensili che sua madre voleva fare per stare tranquilla ma per il resto andava tutto bene.
« Non si preoccupi, che cosa succede? »
« Matt è da un paio di minuti che ha delle strane macchie rosse sul corpo, credo che sia allergia ma non ne sono sicura quindi non so che cosa fare. »
« Ha mangiato qualcosa di insolito stasera? Siete a casa vostra? » iniziai a porle delle domande per saperne di più e per capire se fosse una reazione allergica come pensavo.
« È andato ad una festa e credo che abbia mangiato tutte quelle schifezze che mettono alle feste. »
« Facciamo così. » mormorai prendendo la situazione in mano dato che la donna era in evidente panico. « Mi mandi una foto delle macchie, sono sicura che sia una reazione allergica, e le prescrivo tramite messaggi cosa deve prendere. »
L'ascensore al mio fianco si aprì ma io ero occupata ad analizzare la foto che la mamma mi aveva prontamente mandato quindi non ci feci caso.
« È nettamente una reazione allergica. » mormorai tra me e me mentre mi cimentai nello scrivere alla signora i farmaci.
Sentì una presenza accanto a me ma alzai lo sguardo solo quando la donna mi rispose promettendomi un aggiornamento sulla condizione di suo figlio.
Alzai lo sguardo curiosa di sapere chi fosse e mi trovai affianco Mason che mi guardava curioso di sapere cosa stessi facendo fuori alla porta dell'attico dei suoi amici. Le sue iridi particolari mi scrutarono il volto in cerca di qualche emozione che stavo provando in quel momento ma non ci trovò nulla, niente di interessante perché quella sera ero presa da una strana angoscia che nemmeno io seppi identificare.
« Come mai sei qui fuori? » aveva finalmente iniziato a darmi del tu da quella sera nella discoteca.
Alzai la mano contenente il mio cellulare. « Chiamate di lavoro. »
Lui annuì senza smettere di osservarmi quindi, presa dall'imbarazzo del suo sguardo insistente, mi allontanai da lui per bussare alla porta dell'attico.
Un Cole sorridente ci aprì e mi avvolse in un abbraccio amichevole che apprezzai dato che con lui mi trovavo bene. « Ciao dottoressa. »
Alzai gli occhi al cielo e gli sorrisi. « Non pensavo vivessi in un posto così bello. »
Entrai nell'attico e rimasi meravigliata dalla bellezza di quest'ultimo: aveva delle grandi vetrate nel salone che davano sulle luci della città, un grande divano nero di pelle con il televisore a parete riempiano lo spazio del salone che si trovava a destra dell'ingresso, al lato opposto c'era una porta che dava alla cucina nella quale sentivo le voci di Laura e Mark mentre il lungo corridoio portava ad altre stanze che ipotizzai fossero da letto e il bagno.
« Non mi è mai piaciuto ostentare ricchezza. » era quello il motivo per il quale lo apprezzavo. Aveva sempre avuto il volto simpatico ed amichevole con quel sorriso smagliante ma ciò che mi aveva stupito conoscendolo era la sua bontà d'animo e il suo essere amichevole e disponibile. Non avevo mai avuto amici maschi ma lui sarebbe stato perfetto e sperai potesse nascere una bella amicizia perché un parere maschile non avrebbe fatto male.
Spostò lo sguardo dietro di me notando il suo amico e si precipitò nel salutarlo. « Mase! Non ti ho sentito ieri. » lo abbracciò dandogli delle pacche sulla spalla.
Lo rimproveravano quasi sempre per non farsi sentire e mi domandai quale fosse il motivo nonostante pensassi che forse potesse essere la sua vita lavorativa. Lavorare in officina non era per niente facile, quando vivevo con mio zio provavo sempre tenerezza nel vederlo distrutto nonostante sapessi bene quanto a lui piacesse quel mestiere.
« Troppo lavoro. » scappò da Cole per dirigersi verso Mark che si trovava in cucina.
Cole, al mio fianco, sospirò con aria strana, quasi abbattuta.
« C'è qualcosa che non va? » gli chiesi, curiosa.
Lui mi guardò attentamente, mi scrutò come non aveva mai fatto prima. « Niente, va tutto bene. » ero sicura mi stesse dicendo una bugia ma non volli insistere dato il nostro rapporto non confidenziale e così lasciai andare il discorso dirigendomi in bagno dove Ashley si era chiusa da un bel pò.
« Che fai? » le chiesi ammirando il bagno enorme completamente in marmo.
Ashley se ne stava seduta sui bordi della vasca da bagno con uno sguardo strano, mi parve preoccupata per qualcosa.
« Io... io credo di dover parlare con Cole, le tue parole mi hanno fatto capire che devo fare chiarezza su questa situazione. » le sorrisi comprensiva e mi avvicinai per prenderle le mani tra le mie.
« Fallo e vedrai che andrà tutto bene. » prese un respiro profondo e si alzò per uscire dal bagno.
Uscì dal bagno e si diresse subito verso Cole per andare in una stanza lasciando così me e Mason da soli in salone dato che Mark e Laura si trovavano in cucina per preparare chissà cosa.
Mason se ne stava comodamente seduto sul divano di pelle leggendo qualcosa sul suo telefono, io non seppi minimamente cosa fare dato il tremendo imbarazzo. Decisi di sedermi anche io sul divano ma mi imposi di starmene ben lontana da lui per evitare che le mie capacità neurologiche venissero annebbiate dal suo profumo... non avrei mai capito per quale motivo gli uomini ne spruzzassero quintali.
« Ragazzi noi andiamo a prendere le pizze, qui dentro non c'è praticamente nulla da cucinare quindi torniamo tra poco. » avrei voluto impedire a Laura di lasciarmi sola con Mason ma come avrei potuto spiegarle la situazione? Mi limitai ad annuire e ad accettare di passare qualche momento da sola con lui.
Mi alzai dal divano e mi posizionai difronte alle vetrate per osservare il magnifico panorama dell'ultimo piano e pensai a quante cose cambiassero nella mia persona in presenza di quell'uomo. Quell'uomo stava provocando nella mia persona dei cambiamenti e delle riflessioni che ormai non provavo da tre anni, la mia ultima relazione, ed inoltre ammisi a me stessa che determinate sensazioni non le avevo vissute nemmeno con il solo tocco di Robert.
Mi girai di scatto verso di lui per sbirciare cosa stesse facendo e con mia grande sorpresa aveva sostituito il telefono che aveva tra le mani con un libro che pensai appartenesse ai due coinquilini.
« Che libro è? » le labbra sfuggirono al mio controllo e pronunciai quella domanda senza riflettere. Fondamentalmente non avevo fatto nulla di male ma avvertì la sensazione di averlo infastidito ed era una delle ultime cose che avrei voluto fare.
Alzò i suoi occhi azzurri su di me. « Orgoglio e pregiudizio... sarà roba di Mark. » ne rimasi alquanto stupita e lui parve comprenderlo in quanto inarcò le sopracciglia in chiaro segno di confusione.
Alzai le spalle. « Non pensavo che Mark fosse un tipo romantico ricordando ciò che ha fatto a Laura. »
Mi guardò attentamente socchiudendo leggermente gli occhi. « Non sei una che perdona facilmente. » mi sembrò abbastanza convinto della sua deduzione.
« Il perdono va guadagnato. » dissi solamente.
Dopo la mia affermazione rimase a fissarmi per un tempo che a me parve infinito finché non decise di alzarsi per posizionarsi al mio fianco, dinanzi la vetrata.
« E lui non se lo sta guadagnando il perdono? » rimasi con lo sguardo fisso dinanzi a me mentre lui si appoggiò su un fianco alla vetrata per scrutarmi attentamente. Lo guardai dal riflesso dello specchio ed il suo profilo perfetto mi provocò ancora di più una forte attrazione nei suoi confronti, non avevo ancora trovato un difetto in quell'uomo anche se caratterialmente potevo dire di conoscerlo poco e niente.
Mi spostai i capelli indietro. « Non è il mio perdono che deve riacquistare, con Laura ci sta riuscendo e questo è l'importante. » con coraggio spostai i miei occhi sui suoi e rimasi per l'ennesima volta sorpresa da quell'azzurro intriso di macchie smeraldo che aleggiavano indisturbate in quelle iridi. In quei due frangenti di acqua potei scorgere una palese curiosità che non aveva mai esternato prima nei miei confronti e non seppi se esserne felice o imbarazzata, mi guardò con un'intensità nuova e pensai che forse stesse comprendendo quello che io provavo ogni volta che eravamo vicini.
« Tuo zio ha ragione. » quelle parole impregnate di sicurezza mi destabilizzarono, non seppi dire a cosa si stesse riferendo e proprio quando stavo per chiederglielo Cole e Ashley comparvero nel salone.
Mason distolse subito lo sguardo da me ed indossò di nuovo quella maschera che poco prima sembrò essere scivolata via, era sempre così composto, così imperscrutabile, così freddo che quel breve dialogo mi fece sentire quasi speciale.
« Dove sono Laura e Mark? » mi imposi di distogliere lo sguardo da lui per osservare Cole ed Ashley che se ne stavano abbracciati facendomi dedurre che la conversazione fosse andata a buon fine.
« Sono andati a prendere le pizze. » spiegò Mason riaccomodandosi sul divano per accendere il televisore enorme che se ne stava attaccato alla parete.
Mi ero imposta di non guardarlo ma il mio sguardo ricadde su di lui troppo presa dalla curiosità di sapere quell'affermazione cosa significasse, lui si accorse dei miei occhi insistenti e restai nuovamente colpita dalla freddezza che vi ritrovai all'interno, il piccolo bagliore di normalità avuta poco fa era scomparso.

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