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Sembra di essere milioni di anni luce da tutto. 

Parcheggiano l'auto in centro e camminano una accanto all'altra, le spalle vicine, i passi sincronizzati. 

"Indiano?"

"Lo adoro, ma mi dovrai anticipare qualcosa, sono corsa giù solo con il quaderno e il telefono..."

Si imbarazza Erica nel dirlo, si sente ancora più giovane di quello che è, inadatta, troppo poco per lei.

"Non ti preoccupare, la prossima volta offri tu"

E in quella frase qualcosa aveva stonato. La prossima volta? Ci sarebbe stata una prossima volta?

Erica temeva che quella fosse solo un'illusione e che presto Marta si sarebbe accorta che lei era una ragazzina e avrebbe chiuso con lei senza troppe spiegazioni.

Marta invece temeva che Erica raccontasse qualcosa ad un'amica, che poi lo dicesse ad un'altra e così via fino a che Dirigente e famiglia l'avrebbero scoperto e lei sarebbe stata cacciata dalla scuola dalla città, dalla faccia della terra. Carriera e reputazione rovinata. 


Ma ora, in quella via, una accanto all'altra, l'adrenalina era tale che non contava nient'altro che quel giorno insieme, quei sorrisi e quegli sguardi furtivi che si scambiavano. 

Avevano pranzato una di fronte all'altra, chiacchierato allegramente come due vecchie amiche, però ogni tanto fermavano il mondo per fissarsi. Stavano in silenzio a sorridersi. 

"Facciamo due passi lungo il fume?"
"Sì volentieri, non ci sono mai stata..."

"Davvero? io spesso con i miei genitori, quando eravamo ancora una famiglia felice" lo dice sorridendo, ma la parole sono amare sulle labbra.

"Come vanno le cose ora?"

"Insomma, io sto da mia madre, dovrei andare da lui il fine settimana ma... non mi va tanto di vederlo..."

"Non si è comportato bene con lei?"

"No, per niente" scuote la testa Erica nel dirlo "proprio per niente"

"E tua madre come sta?"

"Non saprei, a volte è come assente, è in casa ma sembra un fantasma silenzioso, non litighiamo nemmeno più, figurati che non le importa se sistemo o no la mia camera... però ti giuro che la sistemo!"

Ridono.

"... altre volte è come più leggera, sembra essersi liberata di un incubo... non so, penso che debba trovare ancora un equilibrio..."
"Lo dovrete trovare ancora tutti..."

"Già. E per voi come è stato... insomma, perdere tuo padre?"

Marta passeggia con le mani nelle tasche, guarda l'acqua che scorre mentre la brezza leggera le porta i capelli sugli occhi, ma lei non se ne preoccupa "è stato improvviso, una perdita immensa, che ancora brucia come una ferita"

"Mi spiace..."

"È la vita" alza le spalle "mia madre è più grande di lui di dieci anni... è malata da tempo, una forma precoce di Alzheimer, non se ne è ben resa conto, a volte lo chiama la mattina, come se lui potesse ancora portarle il caffè a letto..."

Erica sorride e calcia un sassolino con il piede.

"Cosa?"

"No, niente"

"Dai, cosa?"

"Dieci anni più grande eh..."

Marta la guarda e inspira a fondo, poi le sorride "già" infila il suo braccio nella piega che forma la mano di Erica nella tasca e la prende a braccetto, posando per un momento la testa sulla sua spalla "nella mia famiglia le donne li prendono giovani" e le fa l'occhiolino. 

Si fanno una foto con il fiume alle spalle.

"Non la mostri a nessuno, vero?" Marta si rabbuia poco dopo averlo detto "scusa..."

"No, tranquilla, la metto solamente sui social" ridono.

Quando la riaccompagna sotto casa quella sera, Erica la abbraccia ancora una volta.

"Grazie, è stata una giornata... perfetta"

"Grazie a te... Ci vediamo lunedì. Ora vado a casa e leggo il tuo quaderno"

Erica sorride, vorrebbe salutarla con un bacio. Ma c'è come una regola non scritta in quel loro corteggiarsi, tenersi per mano è la cosa più intima che possono fare. 

Lungo il tragitto del rientro le loro dita sono rimaste intrecciate per tutto il tempo. Erica ha imparato a mettere le marce con la mano sinistra, ad occhi chiusi, la testa sulla spalla di Marta, le gambe raccolte sul sedile.

"Buonanotte, Marta"

"Buonanotte Erica"

E il suo nome su quelle labbra ha tutto un sapore diverso. 




INSEGNAMI L'AMOREWhere stories live. Discover now