3. New York University

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Il suono della sveglia mi catapulta giù dal letto al primo "Drin".
Sono così entusiasta all'idea di cominciare il college che l'ho impostata due ore e mezza prima dell'inizio delle lezioni per far sì che sia tutto perfetto.

Mi precipito, di corsa, sotto la doccia prestando attenzione a non bagnare i capelli, che sistemo poi una volta fuori. Li lascio scendere, lisci, lungo la schiena arricciando solo un po' le punte.
Per il primo giorno ho optato per qualcosa di carino ma super comodo, non sono quel tipo di persona a cui piace eccedere, non sempre almeno. Infilo, dunque, un paio di pantaloni a vita alta con sopra una t-shirt bianca sistemata all'interno ed ai piedi un paio di nike del medesimo colore. Dopo aver aggiunto al viso un filo di trucco, prendo lo zaino e gli air pods e mi dirigo di sotto.

Lizz, come sempre, è ai fornelli intenta a preparare la colazione. Seduto davanti allo snack della cucina, invece, su uno degli sgabelli, c'è Travis.
I suoi capelli sono più chiari di quanto sembrassero la scorsa notte mentre i suoi occhi sono di colore verde. Ha la mascella leggermente contornata da un filo di barba e non posso fare a meno di notare le braccia ricoperte di tatuaggi.
«Buongiorno!» Saluto entrambi con il segno della mano, distogliendo lo sguardo.
«Paige!» Lizz si asciuga le mani con uno strofinaccio da cucina e mi sposta indietro lo sgabello accanto a Travis per farmi accomodare. «Siediti, ho preparato la colazione!»
«Grazie mille, ma credo che mangerò qualcosa lungo la strada.» Le sorrido cercando di non focalizzarmi sul velo di delusione che le compare in viso.
Si limita a ricambiare, poi esce dalla cucina lasciandomi sola con suo figlio.
Mi incammino verso la porta d'ingresso.
«Ehi, Paige...» Mi volto verso di lui. «Mi dispiace per ieri, non prendertela, Kyle è fatto così.» Si porta una mano dietro la nuca, imbarazzato.
Soffoco una risata. Davvero pensa che basti così poco per ferirmi?
«Non preoccuparti, è stato divertente, no?» Alludo alla sua risata durante il battibecco, lui sembra capire subito perché, dal suo sguardo, percepisco che è ancora di più in imbarazzo. «Ciao Travis!».

La NYU non dista molto da Madison Avenue per cui decido di fare due passi e di non prendere la metro, d'altronde è la prima volta che vedo, nuovamente, questa città fuori dalle mura di casa di mio padre, anche se non è molto, ma ho ancora un bel po' di tempo per visitarla da cima a fondo.

Allungo di poco il tragitto passando per Broadway e proseguendo poi fino all'Empire State Building. Rivederlo, così da vicino, mi riempie il cuore di emozioni indescrivibili, il mio sogno diventato realtà, e non ci sono ancora salita in cima.
Scatto diverse foto con la polaroid e le infilo nel mio nuovo raccoglitore. Ho intenzione di riempirlo con ogni singolo scatto che rappresenta questa città, forse potrebbe essere un buon modo per creare dei nuovi ricordi.

Al suono della campanella sono già nell'aula di letteratura da un bel po'. La mia prima lezione sarà anche quella più interessante.
Mi ritrovo seduta all'ultima fila, in fondo alla classe con il quaderno davanti ed il libro aperto a pagina dieci, ferma sul primo capitolo, quando l'aula si riempie completamente ed anche i posti accanto a me vengono occupati.
Una scia di profumo afgano misto all'odore di tabacco mi riempie le narici. Senza voltarmi, continuo a tenere gli occhi sui miei appunti.
«Neanche oggi ti presenti?» Mi sussurra, quasi all'orecchio. Il respiro lento sfiora il mio collo, fino a farmi rabbrividire.
Chiudo gli occhi inebriata dal profumo ancora più intenso, quando li riapro è già più distante, fermo a guardarmi compiaciuto.
Incrocio i suoi occhi, azzurri, quasi glaciali, che creano un contrasto perfetto con i capelli scuri che gli scendono leggermente sulla fronte.
Chi se non Kyle lo stronzo?
Complimenti, Paige, per le tue figuracce!
Fingo di pensarci, poi gli rivolgo un sorriso finito. «No!»
Ritorno a guardare avanti prestando massima attenzione al Signor Peterson, l'insegnante di letteratura, che nel frattempo è entrato in aula.
I suoi occhi, invece, li sento fermi su di me.
«Come molti di voi già sapranno, oggi avremmo dovuto iniziare il programma dal quindicesimo secolo, il Rinascimento. Ma a me non piace seguire gli schemi...» Inizia il professore. Prende tra le mani il libro di letteratura e lo scaraventa per terra. Sussulto al tonfo, c'è qualcuno con un briciolo di normalità da queste parti? «Voglio che ognuno di voi scelga libro e ne tragga qualcosa di personale, un'opera di qualsiasi epoca, di qualunque autore. So che ci vorrà un po', per cui comincerete oggi e domani li correggeremo insieme.»
Kyle si avvicina di nuovo a me invadendo ancora i miei spazi con il suo profumo.
«Gatsby?» Sussurra con un ghigno sul volto.
«Sei così banale.» Sbotto, anche se in realtà è proprio quello che avevo scelto. Mi guarda torvo ed io alzo gli occhi al cielo. «Tutto se ne va, tutto passa, l'acqua scorre e il cuore dimentica.»
«Madame Bovary. Ci avrei scommesso!» Ora guardo io male lui, è così irritante il suo egocentrismo. «Ogni impulso che soffochiamo ci avvelena l'esistenza.» Mi sfiora una ciocca di capelli, d'istinto mi ritraggo al suo tocco lasciandolo con la mano a mezz'aria.
«Dorian Grey. Visto? Sei banale!» Mi schiarisco la voce sistemandomi i capelli.
Perché ora tenta di sfidarmi ridicolmente in letteratura?
«E ciò che io voglio da te è tanto di più di un'ora o due ogni tanto, con in mezzo deserti di attesa..» Cita ora.
«L'età dell'innocenza. Wow! Hai superato te stesso.» Sorrido, ancora una volta, per finta. Poi poso lo sguardo sul quaderno tornando ad essere seria, nella speranza che non mi infastidisca più, ma invano.
«Ora stupiscimi tu.» Si avvicina di più a me. Riesco a sentire il suo fiato sfiorarmi il collo.
Mi volto verso di lui ancora più irritata, a pochi centimetri dal suo viso.
«Ti svelo un segreto...» Quasi sussurro, cercando di continuare il suo stesso gioco, per rendere tutto più credibile. «Non mi interessa stupirti!»
Mi allontano e noto un leggero sorriso comparire sul suo volto.
Di colpo, tira la mia sedia verso di lui annullando la distanza tra di noi.
«Ti svelo un segreto... Mi avevi già stupito all'inizio.»
Poi si alza sistemandosi una sigaretta spenta tra le labbra e si allontana dall'aula, senza aggiungere altro.

«Tu si che ci sai fare!» Alzo lo sguardo verso la persona che mi sta parlando.
Un ragazzo dai capelli neri e ben vestito siede davanti a me. Non riesco a fare a meno di guardare il modo in cui ha truccato il suo viso. Ha talento! «Non ti rivolgerà tutte queste attenzioni a lungo!» continua poi.
«Se è per questo lo spero, credimi!» Alzo gli occhi al cielo. «È così irritante!»
Mette una mano sotto il mento. «Ma anche dannatamente sexy!»
Rido per la sua espressione.
«Sono Paige.» Gli allungo la mano.
«Cameron» Me la stringe «Ma puoi chiamarmi Ronnie.»

Le lezioni successive a quella di letteratura sono passate velocemente, tanto che è arrivato il momento di rientrare a casa di William.
Ho scoperto, in queste ore, che Ronnie frequenta la maggior parte dei corsi con me tra cui quelli di inglese, filosofia e spagnolo, con un professore colombiano davvero attraente, tanto che non gli ha mai tolto gli occhi di dosso, commentando il suo aspetto fisico per tutta l'ora di lezione.
Il resto del tempo che abbiamo trascorso insieme lo abbiamo passato perlopiù a parlare di lui. Mi ha raccontato della sua famiglia, che è nativo di Bethlehem ma vive nel distretto di Manhattan da quando ha 7 anni. Mi ha parlato poi delle sue relazioni mai andate a buon fine e di Malìk, il protagonista dei suoi 'sogni erotici più frequenti', o almeno queste sono state le sue parole.
Ha migliorato il mio primo giorno, mi è stato accanto ogni ora e mi ha tenuta compagnia anche a pranzo. Ho conosciuto, finalmente, una persona con cui mi ha fatto davvero piacere stare, il che è raro, di solito non mi sento a mio agio, non sto bene con nessuno.
Eppure ho visto qualcosa in Ronnie che mi ha colpita da subito, tanto che forse potremmo davvero diventare amici.

«Sei sicura di non volere un passaggio?» Mi chiede sistemandosi lo zaino in spalla. È molto strano per me tutto questo, non ho mai avuto degli amici.
«Si, tranquillo. Comunque mi ha fatto davvero piacere conoscerti Ronnie.» Ammetto sincera.
«Anche a me, ed è per questo motivo che questa sera verrai con me ad una festa!» Esclama entusiasta.
«Io? Ad una festa? In settimana?» Rido. «Non se ne parla, non sono un tipo da feste e poi domani c'è lezione!»
«Paige, è il mio compleanno e tu sei la mia nuova migliore amica quindi si. E sappi che se credi di non essere un tipo da festa, qui lo diventerai di sicuro!» Si volta e si allontana senza darmi il tempo di ribattere, nè di fargli gli auguri di compleanno. «Ti scrivo l'indirizzo, amica noiosa!» Lo sento dire.
Mi limito a ridere.

Pensandoci, mi farà bene una festa, sarà un'altra occasione per stare lontana da William.

STAY BY MY SIDE.Where stories live. Discover now