Salire le scale del palazzo fu per Cass una fatica olimpica. Il cuore era così pesante che le sembrava dovesse precipitare sul granito e ridursi in poltiglia da un momento all'altro.

Non ce la faceva più a sopportare tanta sofferenza emotiva: essere colpita dalla stessa persona che l'aveva tirata fuori dalle sue tenebre non era in programma.

Si morse il labbro dalla rabbia. Non l'avrebbe mai perdonato.

Tentò di infilare la chiave nella toppa con difficoltà, ma la porta si aprì da sola.

Gli occhi stanchi dovevano mentirle: Leon era in piedi sull'uscio e la stava guardando con un'espressione contrita. Si spostò di lato per farla entrare, l'uscio si richiuse e l'oscurità inghiottì l'appartamento.

«Sai già tutto, vero?»

Lei scosse il capo, e il ragazzo accese una sola delle luci del salone. Sedette sul divano con la chitarra acustica in mano, pizzicando le corde in metallo con delicatezza. Cass prese posto davanti a lui, «Non so niente.»

Quello sospirò, annuendo con gli occhi sulla paletta. Tirò la corda del sol e diede una lieve plettrata per saggiarne il suono.

«E vuoi saperlo?»

«Non so più chi sei, Leon. Non so se la persona che amo esiste davvero, non so... boh. Non so niente di te.»

«Vuoi saperlo.»

«Sì.»

Chiuse gli occhi.

«Esisto. Sono sempre io, non cambia molto.» Plettrò più forte, «Mi chiamo Leone Martinelli, non sono di queste parti. È la vita che mi ci ha portato.»

«Perché?»

«Non posso dirti tutto, Cass.» Il dispiacere nel sorriso che le rivolse la convinse.

«Questa identità è una copertura, una delle tante. Passo la vita a scappare, ma il mio aspetto, quello vero... è diverso

Cass sapeva che quei capelli rossi non erano naturali, ma supponeva che fosse una scelta di stile, che a lui piacessero così. Quando però il ragazzo portò le mani agli occhi, rimase di stucco: le sue dita tirarono via delle lenti colorate, rivelando delle intense iridi verdi.

«Che sono biondo lo sai già», proseguì lui gettando a terra le lenti. Iniziò a liberarsi dei piercing sul viso. «Questi cosi sono stati dolorosi da fare, ma per un po' mi hanno aiutato.»

«Rischi così tanto?»

«Sì. È il motivo per il quale devo andarmene. Potreste rimetterci anche voi, e non vorrei mai che ti accadesse qualcosa.»

Dovette soffocare una risata, «A me è già capitato qualcosa

«Ma sei ancora viva.» La serietà con cui lo disse, la raggelò.

Cass faticò a trovare le parole, «Per me è difficile credere che sei davvero la stessa persona con cui... io...»

«Sono sempre io», rispose lui, «anzi, è proprio per quello che c'è fra noi che devo andare via. Innamorarmi di te mi ha fatto abbassare le difese, e mi hanno beccato. Probabilmente tutte le chiacchiere che vanno in giro sul web mi hanno esposto, ancora non ho capito come abbiano fatto, però...»

Le lacrime sgorgarono dagli occhi di lei, impossibili da contenere.

«Non... non posso perderti così.»

«Ce la farai anche senza di me.»

Sollevò lo sguardo verso di lui, animata da un improvviso allarmismo. «Vuoi dire che... non ci vedremo più? Mai più?»

Gli occhi del ragazzo guardarono altrove. Le sembrò un angelo.

Non vederlo più, non sapere dove sarebbe andato e come sarebbe stato... le aveva appena detto di rischiare molto, e un brivido la scosse.

«Il rischio che corri può essere quantificato?» chiese.

Lui sospirò, «Se vado via, non rischio niente. E non rischiate più nemmeno voi.»

«Leon, io... non posso lasciarti andare così.»

La guardò, «Forse mi sono spiegato male io, ma tu sei la prima a rischio, dopo di me.»

«Ma tu per me sei vitale. Io non penso di riuscire ad andare avanti, magari prima sì, ma adesso...»

«Io vorrei, te lo giuro, vorrei rimanere qui con te, ma non posso. Ho rischiato, l'agente che mi tiene informato aveva ragione, non avrei dovuto farmi coinvolgere... ma è successo. Mi dispiace.»

Le tornarono in mente gli ultimi tempi passati insieme, da quando lei aveva esternato la sua cotta e il suo trauma agli altri.

Se solo l'avessi fatto prima...

«Non possiamo andare insieme e nasconderci da qualche parte?» propose Cass con voce rotta. Sapeva già la risposta.

«No», il ragazzo scosse il capo, «faccio parte di un'operazione, non posso allontanarmi troppo. Da piccolo ho assistito a un omicidio, sono scampato al mio, e... beh, mi cercano per finire l'opera. Per farmi fuori.»

Fu come ricevere una cascata d'acqua ghiacciata sulla schiena che la stordì, tanto da farle venire un forte capogiro. Non riuscì a trattenersi, scoppiando in singhiozzi.

Leon poggiò di lato la chitarra e si allungò per stringerla a sé.

«Cristo, Cass...»

«Ti prego... ti prego... non ci posso pensare, non posso lasciarti andare via!»

«Non eri tu quella sera da Jean ad aver scelto Io prima di te? Credevo ti piacessero questo tipo di tragedie.»

Scossa dai singhiozzi gli batté sul petto con la mano aperta, stringendo la sua maglia tra le dita. Era troppo, non poteva sopportare anche questo, non ce l'avrebbe mai fatta.

Avevano vissuto tutto quel tempo praticamente in simbiosi, come poteva pretendere che adesso sarebbe riuscita ad andare avanti?

Le labbra di lui si posarono sulla fronte, ma non le bastò. Lo cercò con le sue, vogliosa di avere un bacio vero, profondo. Si staccò per scrutare da vicino quegli occhi nuovi, leggendovi la stessa espressione che le rivolgeva negli ultimi tempi.

Ricambiò con passione quando fu lui a baciarla, aprendole le mani sulla schiena come faceva sempre per stringerla a sé, e si lasciò trasportare.

Si denudarono in un attimo staccandosi il minimo necessario, e in pochi attimi le fu dentro, dita intrecciate, occhi negli occhi.

Che qualcosa fosse cambiato era evidente: i movimenti erano più lenti, delicati, gli sguardi prolungati e i baci sembravano carezze.

All'improvviso Leon si fermò, attirando l'attenzione di lei.

«Tornerò.»

Lo disse in un soffio trattenendo gli ansimi, tanto che lei lo guardò.

«Non dire cose che...»

«No, tornerò. Te lo giuro.»

Non gli credette.

Non gli credette

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