XIX • CONIECTURAE ET PAVENTIS ANIMI LICENTIAE

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Il corpo senza vita di Treppiede fa giusto in tempo a toccare terra prima che io compia una piroetta su me stessa e fugga via.

Non riesco a credere a ciò che ho visto. L'imperatore Nerva ha appena ucciso a sangue freddo un altro ragazzo.

Un pensiero ben peggiore prende forma nella mia mente, mentre spalanco il portone incustodito della Curia Hostilia e, inciampando sul primo scalino, mi precipito dentro.

L'imperatore Nerva ha appena ucciso a sangue freddo un altro ragazzo per colpa mia.

Raggiungo gli alloggi, mi infilo sotto la tenda della mia stanzetta e striscio dentro il letto. Merda. Ho il cuore che batte all'impazzata. Non va bene.

Sento il portone della Curia che viene aperto e richiuso. Cazzo, qualcuno è entrato.

È lui. Riconoscerei i suoi passi tra migliaia. Fieri, decisi.

Spietati.

Mi tiro il lenzuolo fin sopra la testa e smetto di respirare finché non avverto la sua presenza. I passi si sono fermati. Il bagliore azzurrino delle statue olografiche mi consente di distinguere i margini netti della sua sagoma contro la tenda. La afferra. Sta entrando.

«Merula» la sua voce è poco più che un sussurro.

Non rispondo. Resto immobile come una statua di marmo.

«Merula» riprova.

È ancora sulla soglia. Se si avvicinasse anche solo di un paio di passi si accorgerebbe che ho gli occhi sbarrati e che... cazzo. Anche Silia ha gli occhi sbarrati. E mi sta fissando con l'aria interrogativa di chi si è appena svegliata dal lettino accanto al mio.

«Merula, sei sveglia?»

Ti prego, Silia, non dire niente. Non muoverti. Fingiamo di dormire. Fingiamo di dormire e lui se ne andrà.

E Silia non dice niente e non si muove. Non mi tradisce. Restiamo cristallizzate in una specie di terrore orripilato finché la tenda non fruscia di nuovo.

I suoi passi si allontanano. Ricomincio a respirare solo quando lo sento richiudersi la porta del Secretarium Senatus alle spalle. Se n'è andato.

Non ho il coraggio di parlare e Silia, evidentemente, non ha il coraggio di chiedere. Domani avrò tempo e modo per le spiegazioni. Domani avrò tempo e modo per inventarmi qualcosa.

«Sei orribile» mi dice Corvus, la mattina seguente

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«Sei orribile» mi dice Corvus, la mattina seguente. «L'imperatore ti ha fatto fare le ore piccole, per caso?»

Oh, sì, cazzo.

«Certo che no» gli rispondo e, intanto, mi porto una mano sugli occhi per ripararli dal Vero Sole e guardarmi attorno. Ma è inutile. La vegetazione è troppo fitta e noi non siamo abbastanza in alto: intorno a me vedo solo alberi. «Quando pensi che rientrerà Settimo?»

SATURNALIAWhere stories live. Discover now