XXIII • TEMERITATEM AC PETULANTIAM

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Stanno pensando di appropriarsi della Curia Hostilia.

«Sì ma, per l'appunto, lo stanno solo pensando» si affretta a precisare Bulla Aurea. «Non che possano fare altro, oltre a pensare, visto che li fracassiamo di botte tutte le volte in cui provano a riunirsi».

Ma, di sicuro, non si può andare avanti così molto a lungo. Senza considerare il fatto che, con la Spelonca e il Macellum distrutti, anche gli uomini di Bulla Aurea si ritroveranno senza riparo e senza cibo e quindi, necessariamente, privati della capacità di fracassare di botte alcunché.

«Cesare» lo chiama Silia, piano, senza alzare gli occhi a guardarlo. Credo che averlo assistito durante la crisi l'abbia provata più di quanto non voglia dare a vedere. «Forse dovremmo invitarli a venire a stare qui con noi».

«Imponendo delle condizioni chiare, forse, si potrebbe anche fare» dice Corvus.

«Credi sia il caso di metterti a dettare condizioni ora che rischiano di morire di fame?» gli chiede Silia, accigliata.

«Possiamo farli salire e aspettare che ci taglino la gola nel sonno, in alternativa».

«Forse prima di teorizzare dovremmo parlare con loro» propongo. «Vedere che intenzioni hanno e valutare se e che tipo di minaccia possono rappresentare per noi, per l'imperatore e, sopratutto, per il nostro piano di tornare a casa».

«Ci vado a parlare io» interviene Settimo, per la prima volta. «Se il Cesare mi accorda il permesso».

«Te lo accordo, certo».

Uno strano silenzio accompagna queste ultime parole. Uno strano silenzio carico di perplessità. Perché anche Settimo è uno schiavo e questo nessuno lo ha mai dimenticato. Indipendentemente da quanto sia legato all'imperatore, se dovessimo riuscire a tornare a casa lui sarebbe di nuovo costretto a indossare un collare e rifinirebbe tra le grinfie sudicie di Valentiniano.

Volto, allarmata, lo sguardo verso Corvus, proprio mentre lui dice:

«Perché proprio lui? Non può andarci Merula?»

«L'ultima volta in cui ci ho provato non è andata proprio benissimo» obietto. «Settimo ha più possibilità di riuscire a farsi ascoltare».

Almeno credo.

«Settimo conosce un sacco di informazioni» ribatte.

«Informazioni di cui lo abbiamo messo al corrente perché ci fidiamo di lui» dice Nerva.

«Perché tu ti fidi di lui» precisa Corvus, del tutto privo, come sempre, di qualsiasi traccia di rispetto. «Mi sta bene che tu stia qui a goderti la villeggiatura con la stanza singola, la tua Penula e i tuoi amanti. Ma, quando si tratta di questioni che riguardano tutto il comitato, dovresti avere l'umiltà di chiedere il parere... beh, di tutto il comitato».

«Corvus» lo chiamo, ma lui mi ignora del tutto.

«Va bene, Corvus» risponde Nerva. «Hai ragione. Questa cosa riguarda tutti noi. Chi è favorevole a mandare Settimo giù alla Suburra a trattare?»

«Io no» risponde Corvus, come se non si fosse capito.

«Io neanche» si accoda Bulla Aurea, a sorpresa. «Gli schiavi che continuano a calarsi le mutande davanti all'imperatore anche dopo aver perso il collare non sono proprio benvisti, dai loro colleghi. Secondo me rischierebbe di fare peggio».

«È un punto di vista comprensibile» annuisce l'imperatore. «Silia?»

«Io mi fido di Settimo» sussurra e io so che si sta ancora domandando se quella faccenda delle mutande sia da interpretare in senso metaforico o letterale. «E credo che, tra noi, sia l'unico ad avere una possibilità. Quindi sono favorevole».

SATURNALIAWhere stories live. Discover now