6. Happier Than Ever

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Abby

Era lunedì mattina e io ancora non avevo parlato con James, dopo l'accaduto alla festa.

Sapevo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, ma di certo non mi aspettavo di ritrovarmi davanti casa, alle sette di mattina, proprio lui.

«Ciao» disse, lo sguardo basso.

«Ciao» cercai di mantenere un'espressione impassibile, ma il mio tono agitato mi tradì. «Che ci fai qui?»

«Volevo parlarti».

Solo in quel momento, guardando oltre la sua spalla, notai la presenza dei fratelli Miller, che come ogni mattina mi stavano aspettando.

«Sì, in realtà stavo per...»

«Ti accompagno io, a scuola» mi disse, prendendomi alla sprovvista.

Spostai di nuovo lo sguardo dietro di lui.

Katie ci osservava con un sorrisetto sulle labbra, il fratello aveva un'espressione indecifrabile; aveva la mascella serrata e sembrava sul punto di intromettersi, ma non l'avrebbe fatto, ne ero sicura.

«Va bene, andiamo» sussurrai.

Mi avviai verso la sua macchina, mentre Katie alzò entrambi i pollici in aria.

Appena entrai nell'abitacolo, un profumo simile alla vaniglia mi travolse. Notai subito come, inoltre, l'auto fosse in perfetto ordine, così tanto che esitai persino a poggiare i piedi a terra, con la paura di sporcare qualcosa.

James mise in moto, avviandosi verso
scuola.

«Di cosa volevi parlarmi?» chiesi, spezzando quel silenzio imbarazzante che si era creato attorno a noi.

«Scusa per come mi sono comportato alla festa» disse, in un sospiro.

«Non devi scusarti, è tutto okay» ma in realtà, fui piuttosto sollevata di sentire quelle parole.

«Sai che non volevo farti nulla, giusto? C'è stato solo un fraintendimento con Dave» aggiunse.

Annuii.

Lo sapevo davvero?

Un accenno di sorriso si fece largo sulle sue labbra. «Tutto sistemato, quindi?».

Annuii ancora. Sembrava quasi avessi perso la capacità di formare delle frasi di senso compiuto.

Per tutto il resto del tragitto parlammo del più e del meno, cercando di evitare qualsiasi questione legata alla festa.

«Sai, la prima volta che ti ho vista quest'anno non ti avevo davvero riconosciuta. Sei cambiata tantissimo» ecco, quello era un altro argomento che avrei benissimo evitato.

Ma come facevi ad evitarlo, dopo che tutta la scuola ti conosceva con quel soprannome? Restava il fatto che, ogni volta che si toccava quel tasto dolente, finivo per chiudermi in me stessa, quasi fosse una barriera protettiva dal mondo esterno.

«Una cosa che ammiro di te è che, nonostante tutti i commenti, non ti sei mai buttata giù» disse.

Soffocai una risatina.

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