chapter 22• La verità fa male

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Elisabeth

Passarono i giorni e ancora non posso pensare a tutto ciò.
Abbiamo provato 2 volte a baciarci e per due volte ci hanno interrotto.
Oggi è il 1°dicembre e non posso credere che sono passati tre mesi. Tre dannati mesi e non so se jack prova qualcosina per me.
Papà e Gallina sono usciti e beh io sono rimasta a casa.
Sono le 18:00 e non so cosa fare.
Vado in camera dei due cretini e vado alla ricerca di qualcosa di divertente da fare.
Cerco di arrampicarmi sull'armadio per afferrare il tablet che mi ha sequestrato ma .... bam!
Mi ritrovo a terra, con una scatola tra le braccia.
Apro questa scatola e trovo diverse lettere.

Ma cosa....??

Corro in cameretta e mi siedo sul letto chiudendo la porta a chiave.
Apro questa scatola e inizio ad osservare queste lettere.
Saltai all improvviso vedendo jack, fuori dalla finestra, bussare.
Scendo dal letto, con il mio pigiama dei cupcakes, e apro la finestra.
" I tuoi ci sono?"
" No entra!"
Scavalca la finestra ed entra nella mia stanzetta.
" Che carina la cameretta! È davvero da bambina!"
Salto sul letto e metto il broncio. " Non sono una bambina!"
" Sisi ragione hai!"
Mi spinge contro il materasso e inizia a farmi il solletico ovunque. Inizio a scalciare nella speranza di allontanarlo ma nulla.
Le mie risate riempivano l aria.
" Cos'è?"
Prendo fiato e lo vedo osservare la scatola marrone con le lettere.
" Non Lo so! L'ho trovato nell' armadio di papà!"
Afferro una lettera e inizio a leggere

12 aprile
Wisconsin

" Cara mamma
So che questa lettera non ti arriverà mai, visto che sei una piccola stellina. Una piccola stellina che compone la costellazione di Cassiopeia. Qui ho avuto modo di studiarla molto, non avendo tanto da fare.
Quando mi annoio gioco a scacchi da solo oppure le guardie mi legano"

Sentendo quelle parole alzo lo sguardo verso jack che rimane pietrificato da quel racconto.
" Continua!" Mi ordina

"Mi manchi tanto. Quí mi trattano tutti malissimo. Mangio sempre roba schifosa congelata. L unico passatempo è contare le stelle o giocare con le falene. Ti amo tanto mammina e vorrei che tu fossi quí con me. Mi mancano i tuoi baci, i tuoi abbracci, i tuoi sussurri, le tue favole e le tue ....come le chiamavi? Carezze!
Tutto il contrario invece è per te papà. Tu che mi lasciasti in questo ospedale psichiatrico solo perché soffro di  catatonia. Tu che mi lasciasti quí, nel momento del bisogno. Tu che fai finta di nulla e sei fuggito insieme ad un altra. Tu che con questa hai avuto una bambina.
Ho visto la foto e anzi te la ridò indietro.
Basta parlare.
Ti odio
Tuo figlio

Jack"

Guardo nella busta e vedo una foto.
È papà con mia madre e....io, mentre gioco con un orsetto.
Sul mio volto c'è una x.
Miliardi di lacrime iniziano a cadere dai miei occhi.
" J-jack!"
Vedo il suo volto, spaventato e sofferente. I suoi occhi sono spenti e vuoti.
Si avvicina a me e mi abbraccia iniziando a piangere nell' incavo del mio collo.
" T-tu eri la l-la r-ragazza che volevo uccidere f-fiorellino. T-tu eri q-quella che c-cercavo l-la notte di h-halloween!"
Sentendo quelle parole il mio cuore perde battiti.
Siamo fratelli. Fratelli di sangue.
E questo significa che....non POTREMO ESSERE FIDANZATI!
Questo pensiero mi fa iniziare a piangere più forte stringendomi a jack con tutte le mie forze come se fosse un raggio di luce in un pozzo di crepe.
" Fiorellino noi siamo fratelli. Tuo padre è pure mio padre!"
Piansi.
Piansi fortissimo!
" Shh va tutto bene!"
Inizia ad accarezzarmi ma io non riesco a calmarmi.
Il mio cuore perdeva battiti.
Piangevo nella speranza che fosse tutto un incubo ma in realtà non fu così.

" Qualsiasi cosa accada non mi interessa se siamo fratelli! Tu sei mia!"
Sollevo lo sguardo e lui andò via.
In che senso sarò sua?
Sento dei passi al piano di sotto e capii che quei due erano tornati.
Nascondo sotto il letto la scatola e mi corico nel letto cercando di prendere sonno.

Jack

Lui cercò di prendere sonno ma non sognò. Vide solo incubi. Incubi del suo passato...

"Il fumo dipingeva il soffitto di nero, mentre le fiamme lo mangiavano, facendolo scomparire. Mentre le fiamme danzavano tra i muri dell'edificio, intrappolate dai vetri delle finestre, le urla andavano in armonia, come una sinfonia macabra. Le persone ricoperte di bruciature piangevano di continuo, nonostante il loro dolore fosse troppo per essere compresso in quelle insulse e inutili lacrime. I passi risuonavano, come se ci fosse un'eco, ampi e decisi per tutto l'edificio e diminuivano sempre di più fino a sentire il solito singolo ritmo, mai cambiato, girovagare per gli ultimi piani, fino a che non sentì qualcosa aggrapparsi alla sua gamba. Si girò e vide una mano quasi corrosa dalle bruciature. Il casco giallo si fermò, respirando affannosamente, scrutando la scena. Gli occhi celesti erano fissi su quelli mortificati, il suono del respiratore si fece sempre più calmo come se stesse rubando i sospiri della donna che si aggrappava alla tuta gialla disperatamente, la presa e il respiro si fecero sempre più deboli fino a sentire il tintinnio del bracciale caduto al suolo. A quel punto gli scarponi neri non si potevano più vedere."

Si svegliò all improvviso di soprassalto.
Il ricordo della madre morta tra le fiamme riecheggiava nella sua mente.
" No.. perché chi amo è la mia nemica!" Esclamò piangendo.
Non volle pensare che non poteva amare una ragazza per il loro sangue.

Call Me JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora