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Andrea lo avrebbe dovuto calcolare, che il riuscire a portare Giulia a quella maledetta cena avrebbe avuto delle conseguenze, da più punti di vista.
Ma quando si è diretto a casa sua, la sera precedente, non ci ha minimamente pensato.
Il suo unico obbiettivo, era vincere la partita.

"L'hai detto tu, che mi avresti dato il doppio. Non te lo dimenticare"
"Come potrei, non fai altro che ricordarmelo"
"Scusami se non mi fido minimamente di te"
"Sempre così dolce"
"Solo per te" Giulia gli sorride falsamente, mentre si prepara a portare Akhen.
Viene interrotta dalla voce di Andrea, che la richiama da dentro casa sua.

"Le tue amiche passano al bunker dopo"
"Lo so" Andrea sbuffa una risatina.
"Tu non vieni?"
"Già ti manco?"
"Lo chiedevo per Akhen. Non vorrei che ti distraessi dal tuo lavoro"
"Non ti preoccupare Locci, io gli impegni li mantengo"
"Bene".
Poi, la osserva sparire dietro la porta, e inizia a prepararsi per andare al bunker, pronto per registrare.
Consapevole, nel profondo, delle pettegole che lo attendono.

"Allora, il tuo piano da finto principe azzurro stalker ha funzionato?" si sente accogliere così da Marco, e già sente il fastidio crescere in lui.
Lo sapeva, che lo avrebbero preso in giro.
"Come sempre, si. Ho vinto io".
Li zittisce tutti, sorridendo trionfante, per essere riuscito a portare Giulia con se, a quella maledetta cena di suo padre.
Che poi abbia pensato per ore a come il suo corpo fosse perfettamente fasciato in quell'abito rosso che lui stesso ha scelto per lei, è un altro discorso.
Che non ha alcuna intenzione di affrontare, ne con se stesso, ne con i suoi amici.

"E com'è andata con quegli snob del cazzo?" Lo sguardo comprensivo di Duccio sulla sua figura lo mette in soggezione.
I suoi amici sono gli unici, con cui la maschera che si è costruito negli anni non funziona, gli unici con cui non ha bisogno di usarla.
E sono anche gli unici, che sanno quanto per lui sia difficile, affrontare persone come i colleghi e gli amici dei suoi, che sanno quanto lo ferisca, l'essere sminuito per ciò che ama di più al mondo, la sua musica.
"Poteva andare peggio". Sorride fra se e se, nel ricordo di come Giulia l'abbia aiutato, senza che lui le chiedesse aiuto.
Se solo fossi meno stronza, Giulia.
Che poi non gli dispiaccia più di tanto, darle fastidio, ad Andrea non interessa.
Ha deciso di ignorare, questi pensieri che lui stesso classifica come stupidi, per il momento.

È al bunker per lavorare, per dimostrare a se stesso, oltre che alla sua famiglia, quanto la musica sia il suo mondo.
E non è disposto a sottostare a nessuna distrazione.

"Sono arrivati i rinforzi" così i ragazzi vengono distratti, sentendo la voce perennemente allegra di Huda, appena entrata al bunker.
Dario spegne il computer, chiaro segnale che per quel giorno il lavoro può dirsi terminato.
Ma non per Andrea.
"Voi andate, io ricontrollo la mia strofa al volo".
Gli altri annuiscono, nonostante siano perfettamente consapevoli che "al volo", per Andrea, può significare anche rimanere chiuso nello studio l'intera giornata.

Si mette le cuffie e, con il suo solito drum in bocca, continua a sentire in loop la sua strofa per il nuovo bravo del collettivo che a malapena ha preso forma.
Ma lui ha bisogno, di rendere perfetto il suo lavoro. Non può farne a meno.
A malapena si accorge, di una presenza nella stanza, che lo fissa con rimprovero.

"Andre, può bastare. Siamo usciti dallo studio più di un'ora fa e non ti sei minimamente mosso. Vieni di là dai". Pietro, sentendosi ignorato, si avvicina al suo amico, mettendogli una mano sulla spalla per palesare la sua presenza.
Andrea, ancora preso dalla base che pompa nelle sue orecchie, per poco non salta dalla sedia.
"Piè, che cazzo" il biondo ride, facendolo irritare.
Lo sanno tutti, quanto senta il bisogno primordiale di eccellere, e non si spiega perché, talvolta, lo frenino.
"Abbiamo ospiti. Fai l'educato" il ghigno con cui Pietro accompagna le sue parole, inizia a fargli capire di chi si tratta.
"Solo perché così posso prenderti per il culo come si deve" il biondo alza gli occhi al cielo, per poi uscire dallo studio, seguito dal corvino.

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