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Come sono arrivati a questo punto, Giulia non l'ha capito.
Non è stato un qualcosa di studiato, semplicemente, hanno cominciato a farci l'abitudine.
E a Giulia, non dispiace poi così tanto.

Questo è il settimo giorno in cui, senza sapere perché, si ritrova davanti casa Locci, fuori l'orario di lavoro, in attesa che Andrea esca di casa.

Non l'ha detto a nessuno, Giulia, di questi strani incontri serali.
Si vedono sempre sul presto, entrambi consapevoli che, vedendosi più tardi, desterebbero sospetti, nei loro amici.
E quando si trovano in gruppo, fanno finta di niente.
Come se quei momenti condivisi non fossero mai accaduti.

Come se facessimo qualcosa di male.
Non fanno niente di eclatante, parlano.
Si raccontano l'un l'altro, passeggiando avanti ed indietro al parco.

La prima volta, è successo per caso.
Andrea aveva discusso col padre, per l'ennesima volta.
Era uscito di casa per fare due passi, consapevole che, se fosse rimasto a casa, avrebbe detto cose di cui si sarebbe potuto pentire.

Camminando, era arrivato al parco dove i canari di Empoli erano soliti portare i loro cuccioli.
Si era seduto su una delle tante panchine, contemplando il nulla fumando una sigaretta, nella speranza di far sbollire l'ira che gli attanagliava lo stomaco.

Poi, una voce non troppo lontana, l'aveva fatto scattare sull'attenti.
Aveva sorriso esasperato, Andrea, quando aveva riconosciuto la proprietaria di tale voce.

Giulia, con fare bambinesco, saltava a destra e sinistra con un bastone in mano, mentre Nala, la sua cucciola, cercava di afferrarlo in volo.
Rideva, Giulia.
E ad Andrea era venuto spontaneo, sorridere a quella scena.
Sei proprio una bambina.

Si era alzato dalla panchina, avvicinandosi di soppiatto a lei.
Avrebbe voluto coglierla di sorpresa, spaventandola.
Ma Nala l'aveva evidentemente riconosciuto, dato che aveva preso a correre nella sua direzione.

Giulia si era voltata di scatto, preoccupata che Nala avesse visto un qualche animale strano.
E aveva sbuffato una risata, quando aveva scorto Andrea abbassarsi per carezzare la sua cucciola. 
"Che fai, mi perseguiti?"
"È un posto pubblico questo, non lo sapevi?"
"Di solito ci portano i cani. Lo sapresti, se ti occupassi del tuo"
"Perché dovrei farlo? C'è una principessa che lo fa al posto mio".
Giulia aveva alzato gli occhi al cielo, per poi fargli cenno di seguirla.

Non le era sfuggito, a Giulia, quello sguardo spento, che già gli aveva intravisto giorni prima.
E Andrea, quella volta, non si era fatto pregare.
Seduti su una panchina, con Nala che scorrazzava davanti a loro, Andrea le aveva confidato, di nuovo, l'ennesima litigata col padre.

E il giorno successivo, a Giulia era venuto spontaneo, chiedergli come stesse.
Era scesa a compromessi con se stessa, ingoiando gran parte del suo orgoglio, nel farlo.

Ma Giulia è fatta così.
Rende il dolore altrui suo, se ne fa carico.
Soprattutto, se è un dolore in cui si riconosce.

E quando Andrea le aveva detto di voler fare due passi perché era rimasto tutto il giorno chiuso in casa non riuscendo a chiudere mezza strofa, non ci aveva pensato due volte, ed era tornata sotto casa sua.

Per un'intera settimana, Giulia aveva convissuto con la versione di Andrea che più preferiva.
Un ragazzo con una testa assurda, con cui parlare era talmente piacevole, che si erano persi in discorsi su discorsi, parlando della qualunque.

Si, Giulia era stata così bene, con lui, in quei giorni.

Al momento però, lo sta odiando con tutto il suo cuore.

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