Capitolo 20

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Zoe quella notte dormì poco, girandosi e rigirandosi nel letto. Ansia, dolore e un'enormità di ricordi belli e brutti l'afflissero procurandole nuovamente quella morsa attorno al cuore che per anni era stata una costante presenza. Per una buona parte del tempo, nel buio, guardò la parete che la separava dal suo torturatore, da quell'anima oscura e tormentata che la feriva nello spirito e nel corpo.

Zoe era consapevole che lui la volesse forgiare per essere preparata, per essere abbastanza forte ad affrontare qualsiasi cosa sarebbe potuta accadere, ma era proprio necessario iniziare da lì? O era stato solo un caso? Forse aveva pensato via il dente, via il dolore, ma per lei la sofferenza non sarebbe mai sparita.

Zoe si girò su un fianco e poi tornò nuovamente in posizione supina con un braccio piegato che le copriva parte del viso. Attraverso la fessura tra l'arto e i suoi occhi tornò a fissare il muro davanti a sé.

Quello che le era successo le aveva scavato un solco troppo profondo nell'anima. Tornare in quel posto, che per diciassette anni aveva accuratamente evitato, sarebbe stato per lei come se qualcuno con una lama ben appuntita riaprisse lentamente quel solco ancora dolorante, una ferita non ancora rimarginata.

Eppure...perché continuo a pensare a te e non riesco ad odiarti?

Attenta Zoe, chi gioca con il fuoco finisce quasi sempre per bruciarsi, si redarguì.

Al diavolo, disse subito dopo, scalciando le lenzuola con stizza. Che le fiamme dell'inferno mi prendano, non negherò, non reprimerò quello che provo per lui, anche se è un po' da masochista.

Il primo chiarore del mattino finalmente penetrò attraverso le tende della stanza, diradando il buio della notte. I raggi di sole, dolci e delicati, disegnavano giochi di luce sulle pareti, trasformando l'oscurità in sfumature calde e rassicuranti, senza però cancellare le ombre minacciose che danzavano nella sua mente e nel suo cuore, risultato di un passato intriso di esperienze dolorose, di perdite incolmabili e di decisioni sbagliate.

Il sole autunnale, per quanto splendente, non riusciva a scacciare quel buio interiore; anzi, sembrava accentuare il contrasto tra la bellezza esterna e il tumulto interiore.

E va bene, come sempre, fai buon viso a cattivo gioco. Posso farcela. Come posso affrontare il Cerbero senza farmi trascinare dai sentimenti se non riesco ancora a tornare a Mistyfell?

Lui si era già svegliato da un pezzo. Lo aveva sentito camminare per la stanza, uscire per andare a lavarsi e poi rientrare per vestirsi. Poi, lo aveva udito fare le scale.

Zoe si alzò, si preparò per la giornata e mise un sorriso sul volto, mentre il suo cuore era tutt'altro che in pace. Mascherò le sue fragilità, a nascose le sue ombre, come se la luce potesse cancellare le cicatrici che portava dentro. Ma, in realtà, le tenebre erano parte di lei come lo erano di Kieran e tracciavano il confine tra chi erano e chi stavano diventando.

Il Corvo sembrava del suo stesso umore nero e quando la vide arrivare la salutò appena, impegnato a lasciare alcune istruzioni al Topo, anche lui quel giorno molto mattiniero.

Fecero una veloce colazione nel totale silenzio. L'unica presenza che ravvivava l'ambiente era quella di Astrid che, nella spensieratezza e nella prepotenza solita dei cuccioli, richiese le dovute attenzioni. Zoe la coccolò, le diede da mangiare, si lasciò mordicchiare giocando con le mani e poi si trovò a seguire Kieran attraverso il portale da lui creato.

Neel giro di qualche secondo si trovarono catapultati nella foresta di Mistyfell, poco distanti da quella che un tempo era l'abitazione di Kieran.

Per Zoe fu un colpo. Non pensava che lui l'avrebbe portata proprio lì. Mistyfell era una delle cittadine più grandi nate nella seconda sezione. La foresta lì attorno era molto ampia e rigogliosa. Le loro vecchie case però, si trovavano distanti dalla città, costruite un po' inoltrate nella selva.

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