L'incontro di Svetaketu con suo padre Uddalaka

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Questa storia è narrata nella Chandogya Upanishad, uno dei testi sacri più antichi dell'induismo, risalente a circa 800-600 a.C.

Svetaketu era il figlio di Uddalaka Aruni, un rinomato saggio. All'età di dodici anni, come da tradizione, fu mandato a studiare i Veda presso un guru. Dopo dodici anni di studi rigorosi, tornò a casa pieno di orgoglio per la sua vasta conoscenza dei testi sacri.

Uddalaka notò l'atteggiamento altezzoso del figlio e gli chiese: "Caro Svetaketu, poiché sei così orgoglioso e ti consideri così erudito, hai chiesto al tuo maestro quell'insegnamento per cui, una volta conosciuto, tutto ciò che non è conosciuto diventa conosciuto? Hai appreso quel principio, ascoltando il quale si ascolta ciò che non è stato ascoltato, si pensa ciò che non è stato pensato, si comprende ciò che non è stato compreso?"

Svetaketu, perplesso, ammise di non aver mai sentito parlare di tale insegnamento e chiese al padre di spiegarglielo.

Uddalaka iniziò una serie di insegnamenti per guidare il figlio verso la comprensione del Brahman, la realtà ultima. Prese un frutto di fico e chiese a Svetaketu di aprirlo. "Cosa vedi dentro?" chiese.

"Piccoli semi, padre," rispose Svetaketu.

"Ora prendi uno di questi semi e aprilo," continuò Uddalaka. "Cosa vedi ora?"

"Nulla, padre," rispose il figlio.

Uddalaka spiegò: "Mio caro, ciò che non percepisci è l'essenza sottile, e da quell'essenza invisibile è nato questo grande albero di fico. Credi in ciò che dico, figlio mio. Quella essenza sottile è la realtà di tutto l'universo, il fondamento di tutto ciò che esiste. Essa è la Verità. Essa è il Sé. E tu, Svetaketu, sei Quello (Tat Tvam Asi)."

Attraverso una serie di esempi simili – come il sale dissolto nell'acqua, invisibile ma presente ovunque – Uddalaka guidò Svetaketu alla comprensione che il Brahman, sebbene invisibile ai sensi, permea tutta la creazione e costituisce l'essenza più intima di ogni essere. Questa realizzazione dell'unità fondamentale di tutto (Advaita) è uno degli insegnamenti più profondi della filosofia Vedanta.

La frase "Tat Tvam Asi" (Tu sei Quello) è diventata una delle grandi affermazioni (Mahavakya) delle Upanishad, che esprime l'identità tra l'anima individuale (Atman) e la realtà cosmica (Brahman).

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