Capitolo 2

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"Voglio dire, un pupazzo a molla, ti rendi conto? Quando si è aperta la scatola ho quasi preso un infarto per lo spavento. E poi cosa diavolo è la Squadra Suicida?" Esclamai, mentre Hanna continuava a creare boccoli lucidi e perfetti con la piastra.

"Sarà solo uno stupido scherzo. Ma ora che ci penso, quel nome l'ho già sentito, da qualche parte."
La guardai attraverso lo specchio. "Davvero? Dove?" Chiesi. Hanna ridacchiò, lanciandomi un'occhiata. "Hai preso sul serio questa cosa, vero? Quando ti metti in testa qualcosa, sei incredibile, Harley. Non ricordo dove ho sentito quel nome, e adesso basta parlare di pupazzi inquietanti con codini colorati e..." Si bloccò, la piastra ancora in mano, gli occhi spalancati.

"Che c'è?"
"Hai delle ciocche...rosa! Ti stanno benissimo, perchè non mi hai detto che ti sei tinta i capelli?" Esclamò, sorridendo ed esaminandomi i capelli con le dita. Per poco non svenii, mentre sgranavo gli occhi. Non mi ero tinta i capelli, io.
"Che cosa?! Io non ho fatto nessuna tinta, Han!"
Mi alzai di scatto e mi portai tutti i capelli boccolosi da un lato, cercando le ciocche colorate.

"Mi prendi in giro? Io non vedo niente di rosa, qui..." Dissi, separando i riccioli con le dita. E fu proprio allora che le vidi : piccole ciocche bionde colorate verso le punte di un rosa intenso, quasi fucsia, rifletterono la luce del bagno.
"Ma che diavolo..." Sussurrai, avvicinandomi allo specchio, le ciocche colorate tra le dita. Le tirai, come per constatare che fossero vere, ma non si staccarono. Quelli erano i miei capelli, capelli veri, che io non avevo mai tinto.

Lanciai un'occhiata scioccata ad Hanna, che ora non sorrideva più. "Mi stai dicendo che non te li sei tinti tu? E allora chi l'ha fatto, scusa?"

"Nessuno, non l'ha fatto nessuno! Dio, guarda qui, e ora come faccio?!" Esclamai, nervosa. Erano molto evidenti, e avrebbero stonato con il vestito che Hanna aveva scelto per me. E non avevo neanche il tempo di lavarmi i capelli!
La mia amica si avvicinò, mi sistemò le ciocche bionde, mischiandole in modo artistico con quelle colorate, e sorrise soddisfatta.
"Ecco qui! Tutto sistemato. Stai benissimo così, Harley."

"Avresti dovuto fare la parrucchiera, invece che studiare psicologia." Dichiarai, scoppiando a ridere insieme a lei. Aveva fatto proprio un buon lavoro, e quelle ciocche fucsia, ora, donavano al mio look un tocco di colore in più.
Hanna alzò un dito. "Aspetta qui. Vado a prendere un vestito più adatto, tesoro." Disse, sorridendo e facendomi l'occhiolino.

Uscì dal bagno ed io sospirai, sedendomi sullo sgabello. Mi guardai allo specchio, studiandomi in viso. I grandi occhi azzurri erano stati contornati da una sottile linea d' eyeliner, che metteva in risalto il colore chiaro delle mie iridi. La pelle era stata privata dalle imperfezioni con del fondotinta e vi era stato ridonato colorito sulle guance con un po' di fard. Infine, Hanna mi aveva messo un bel rossetto rosso mattone sulle labbra carnose.

Voleva essere certa che attirassi l'attenzione di Marcus, il nuovo ragazzo più popolare del nostro liceo, che qualche giorno prima mi aveva stranamente rivolto la parola. Bello, simpatico, famoso, sportivo, era perfetto. Era arrivato qualche mese prima, nella nostra scuola. Per le altre, magari, era la perfezione. Ma io gli avevo parlato e, da quello che avevo percepito, era solo uno dei tanti tizi ricchi e superficiali che andava a caccia di una futura sposina da portare a papà.

"Ciao, mi chiamo Marcus." Mi aveva teso la mano, con un sorriso ebete a trentadue denti stampato in faccia. Avevo stirato le labbra e gli avevo stretto la mano, pensando che somigliasse a Ken, il fidanzato di Barbie. "Io sono Harleen."
"Ma gli amici la chiamano Harley." Si era intromessa Hanna, accanto a me. Le avevo dato una gomitata sul braccio.

"Oh, va bene, Harley. Allora, Hanna mi ha detto che nel weekend festeggi il tuo compleanno al Black Night. Sono felice di essere stato invitato." Mi ero girata ,con un'espressione contrita in volto, verso la mia migliore amica, le labbra che mi tremavano. Lei aveva alzato le spalle, come per scusarsi.
"Emh...si. Già. Anch'io sono....felice che ti abbia invitato. Davvero. Credimi." Avevo annuito con foga, cercando di essere convincente.

Harley Quinn #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora