CAPITOLO 28 - UN ALTRO BRUTTO INCIDENTE

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A distrarmi fu il rumore della chiave che girava all'interno della serratura. Cavolo, avevo dimenticato che alle 3 sarebbe tornato Francisco! E adesso?

Ebbi il tempo di alzarmi, attorcigliandomi il lenzuolo attorno e mettere il lucchetto, impedendo a Fran di essere così veloce ad aprire. «Jorge!! Jorge!!» sussurrai al suo orecchio, quasi gridando per farmi sentire. Non immaginate quando mi dispiaceva svegliare Jorge dal suo sonnellino, che lo rendeva così calmo e tranquillo. «Mmm, che c'è?» sussurrò «Svelto! Francisco è qui!» vidi i suoi occhi spalancarsi come due noci. La chiave continuava a girare nella serratura mentre Fran cercava di aprire ed io mettevo il lucchetto ogni volta che lui con la chiave lo toglieva. «Martina!» gridò «Se dietro la porta ci sei tu, non è un bello scherzo.» mi portai una mano ai capelli, mentre con l'altra sorreggevo il lenzuolo. Jorge si alzò velocemente ancora senza niente e prendendo i suoi vestiti andò in camera mia. Ero rimasta qualche secondo a fissare la sua bellezza, ma fui distratta dall'insistenza di Fran. Non sapevo cosa fare, così corsi velocemente, presi la vestaglia da notte e la indossai, fingendomi assonnata aprii la porta. «Mmm, cos'è tutto questo baccano Fran? Che fai?» «Non riuscivo ad aprire la porta. Ti ho svegliato?» «Eh, direi.» dissi ancora fingendomi intontita. Fran avanzò dalla porta, notando il divano scombinato. «In salotto?» chiese alzando un sopracciglio. Non mi avrebbe creduto. Francisco mi conosceva molto bene. «Stavo guardando un film e dopo aver spento la TV avevo troppo sonno per andare a dormire in camera mia.» conclusi. «E questi?» chiese, prendendo con la punta delle dita dei boxer maschili. Cavolo Jorge, fare più attenzione no? «Eemm, quelli..» non sapevo cosa inventare così mi grattai la testa imbarazzatissima «..non sono tuoi?» chiesi ancora imbarazzata, alzando le sopracciglia e facendo la parte della ridicola. «Martina!» la voce di mio fratello diventò roca, seria e autoritaria. Era chiaro che aveva capito tutto. «Fran io..» «No! Non posso crederci. Dove si è nascosto?» chiese alzando la voce. «Fran, basta. Sono abbastanza grande per badare a me da sola. E poi Jorge è il mio ragazzo.» «Non posso crederci.» «Non lo dirai a mamma e papà vero?» mi guadagnai una sua occhiataccia ma lo ignorai, presi il lenzuolo che era sul divano e andai in camera mia, lasciando Francisco in piedi in cucina.

Jorge era andato via, in stanza non c'era nessuna traccia sua. Sul cuscino trovai un biglietto: "è stato folle, ma è stato bello. A domani, ti amo piccola. Jorge." Stringendo quel foglio di carta sul mio petto mi addormentai.

Al mio risveglio, trovai mio fratello già sveglio in cucina che aveva apparecchiato la tavola e preparato la colazione per entrambi, ero sorpresa, visto che la sera prima avevamo, insomma, litigato. «Buongiorno.» mi disse solamente. «Cos'è tutto questo? Credevo fossi arrabbiato con me.» «Infatti, lo sono. Ma non per questo non posso preparare la colazione per mia sorella.» alzai un sopracciglio insicura di quello che avevo appena udito, ma spostai la sedia e mi accomodai a tavola dove qualche minuto dopo si sedette anche lui. La colazione fu un momento di lungo silenzio, ed era imbarazzante perché io e mio fratello non ce ne stavamo mai zitti, avendo tanto da raccontarci. «Fran..» lui alzò lo sguardo dalla sua tazza «Credo che io non ti deva della scuse, ne spiegazioni. Insomma, ho 19 anni, quasi 20, lavoro, vivo da sola da quasi un anno, sono abbastanza grande.» «Non è giustificabile quello che hai fatto!» «Oooooh, ma dai!» dissi urlando «..Vuoi farmi credere che tu non l'hai mai fatto?» «Io sono un uomo ed ho quasi 22 anni. È diverso!» «Fran smettila! Non c'è nessun privilegio. Non centra il fatto di essere maschi o femmine, quindi evita queste scuse poco convenienti.» Fran sospirò, forse capì che avevo ragione «A me da fastidio che sia stato con lui.» «Oh, andiamo Fran, Jorge è cambiato. Lo sai. Sai benissimo anche che mi ama. Lo hai visto tu stesso.» a quelle mie parole Fran si alzò velocemente da tavola, sbattendo un pugno sul tavolo, facendo tremare le tazze che vi erano sopra. «A me fa male Martina!» esplose poi «Fa male pensare a quel mascalzone insieme a mia sorella! Mi fa male pensare a tutto quello che ha fatto e vederlo insieme a te. Mi pesava già sentire che tu fossi la sua ragazza..» continuò dicendo, sempre urlando. «..pensa quanto mi pesa rientrare alle 3 di notte e capire che mia sorella è stata a letto con lui.» mi sforzavo di capirlo, forse davvero non era così facile accettarlo. «Però adesso è tutto diverso.» cercai di tranquillizzarlo anche se credo non fosse servito a niente. Scosse il capo e portandosi rapidamente una mano tra i capelli li scompose. «Forse per te è diverso!» urlò puntandomi il dito «Per me è il solito animale! Lo stesso che quella sera violentò Juliana, lo stesso che nascose il suo corpo.» i miei occhi stavano andando in fiamme. Non era stato facile per me accettare tutto questo, però col tempo avevo deciso di metterlo da parte. Ma Fran non mi stava affatto aiutando. «Per me è il solito mascalzone che tutti conoscono, quello che ogni sera stava sempre ok un locale diverso con una ragazza diversa!» urlò ancora. «Beh grazie..» le mie labbra riuscirono a pronunciare mentre ero certa che le lacrime stavano iniziando a scendere dal mio viso «..grazie per ricordarmi ogni momento dello schifoso passato di Jorge. Tu si che sei un fratello.» mi alzai da tavola e me ne andai in camera mia. Io e mio fratello non litigavamo così spesso, se non da quando avevo conosciuto Jorge. Iniziai a piangere, e piansi un ora intera. Poi sentii lo scricchiolio della porta, aprirsi. «Tini..» singhiozzai sentendo mio fratello entrare, ma rimasi immobile con le testa sotto il cuscino. «..perdonami, sono stato duro con te prima.» non risposi, continuai a rimanere sotto il cuscino, quando lo sentii sedersi sul mio letto e posare la sua mano sulla mia spalla. «Hai ragione, Jorge ti ama. Devo solo accettarlo.» notai che disse quelle parole come per scusarsi, ma che ancora nel profondo del suo cuore non si fidava del mio ragazzo. «E perdonami anche per come mi sono espresso prima. È che sei la mia sorellina, e anche se sei cresciuta e sei una donna ormai, io ti vedrò sempre come la mia piccola sorellina da proteggere.» a quelle parole sorrisi da sotto il cuscino. «E ti conosco così bene da sapere che sotto quel cuscino adesso stai sorridendo!» urlò scherzosamente facendomi il solletico. Aveva ragione, mi conosceva bene. Tolsi il cuscino dal mio viso e mi rialzai mostrando i miei denti in uno dei miei sorrisi. «Potremmo smettere di litigare così spesso per favore?» «È quello che voglio anche io.» sorrise aprendo le braccia invitandomi ad abbracciarlo. «Grazie.»

Innamorata di un bad boy. || LBWhere stories live. Discover now