Capitolo 3 - Il parco

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<<Magari non è sola...>> constatò l'amico.

<<Non mi interessa! Anche se fosse una Maga delle Tenebre, finché rimane fuori dalla nostra strada, non è un problema. È solo una stupida ragazzina!>> esclamò, tentando di convincere sia Aidan sia se stesso. I due uscirono dalla scuola oramai deserta.

Leila era arrivata a casa soddisfatta. Aveva messo a tacere quei presuntuosi con un solo sguardo. Chiamò sua nonna, avvisandola che era tornata, ma tutto ciò che ottenne fu un assordante silenzio. Allarmata, si precipitò in cucina. "Strano, la nonna è quasi sempre a casa. E poi mi avrebbe avvisato". Si guardò intorno, fino a posare i suoi occhi su un bigliettino affisso sul frigorifero.

Tesoro, non ti preoccupare. Sto bene. Tornerò verso le due, ti voglio bene.

-La tua nonna

La ragazza sospirò: non avrebbe permesso a niente e a nessuno di far del male a sua nonna, l'ultima persona a lei cara rimasta in vita. Anche se, effettivamente, Ayla si comportava in maniera strana ormai da un paio d'anni. Non era la prima volta che spariva, facendo preoccupare invano la ragazza, per poi ricomparire tre ore dopo come se non fosse accaduto nulla di eclatante. Leila era incuriosita da questa stranezza, ma non osava chiederle niente: se un giorno glielo avesse detto, sarebbe stato di sua spontanea volontà. A causa di questi dubbi che la tormentavano, Leila non riuscì a mangiare nemmeno una briciola di pane. Prese il suo inseparabile lettore MP3 ed uscì per rilassarsi. Non conosceva ancora molto bene la città: era arrivata solo da tre giorni e non aveva ancora parlato con nessuno, essendo giunta durante il ponte di Ognissanti. Magari una passeggiata al parco l'avrebbe aiutata. Consultò una cartina affissa poco lontano e si incamminò. Arrivata all'ingresso, si fiondò all'interno con lo sguardo basso per non dare nell'occhio e si accomodò tranquillamente su una panchina, godendosi la piacevole sensazione della brezza sulla sua pelle candida. Inspirò a pieni polmoni ed espirò con un sorriso di soddisfazione: la cittadina non aveva nemmeno una traccia di inquinamento. Le automobili erano davvero rare e si preferivano mezzi di trasporto, quali biciclette e autobus. Chiuse gli occhi abbandonandosi a quella sensazione di pace che la stava lentamente cullando tra le sue braccia. La calma tuttavia durò davvero poco. Un urlo squarciò la quiete dell'ambiente. Leila spalancò gli occhi, pronta per un eventuale attacco. Si guardò attorno ma non vi era nessuno. "Mi sarò sbagliata" pensò. Fece per alzarsi ed uscire, ma un secondo grido la fece voltare. Era agghiacciante, una richiesta d'aiuto vera e propria. Chiunque altro sarebbe fuggito, chiamando o meno le autorità, ma il carattere freddo e al contempo curioso di Leila le fece muovere i piedi ancor prima che il cervello lo consentisse. Svoltò a sinistra, seguendo il sentiero e si appostò dietro un albero abbastanza imponente. Quello che vide la stupì: tre ragazzi stavano picchiando una ragazza, che, al momento, era rannicchiata a terra e cercava di proteggersi il busto e la testa. I tre ridevano fra di loro, cosa che a Leila piacque ben poco. Sebbene non si considerasse una paladina della giustizia, non aveva mai tollerato la violenza e le prepotenze contro i più deboli. Uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò con passo sicuro e disinvolto ai ragazzi.

<<Ehi>> li chiamò. I tre si voltarono e la squadrarono.

<<Ehi bellezza>> disse uno, probabilmente il capo.

<<Primo, non chiamarmi così. Secondo, lasciatela stare>>

I tre amici scoppiarono a ridere di fronte alle richieste della rossa. Intanto lei aveva spostato lo sguardo sulla ragazza a terra e quest'ultima le stava sillabando un "Vattene". Lei scosse impercettibilmente la testa, ma a sufficienza perché la vittima la capisse. Il ragazzo di prima la destò dai suoi pensieri: <<Chi mi impedisce di fare questo?>> chiese con un ghigno, avvicinandosi a Leila minacciosamente. Lei non indietreggiò, ma, anzi, fece un passo verso di lui. Il ghigno lasciò posto ad un sorriso tra il divertito e lo stupito.

<<Hai fegato, ragazzina>>

<<Detto da te non è certo un complimento>> Stava nuotando in acque agitate e se ne rendeva conto. Non doveva fare passi falsi.

<<E hai anche la lingua lunga, chissà se riusciremo a farti tacere>>

Spazio Autrice

Eh eh, la cosa si fa interessante! Come sempre, mi auguro che la storia vi entusiasmi almeno un minimo. Lasciate i vostri commenti o voti, se avete voglia. Grazie a tutti!

-Martina-

Dark SoulWhere stories live. Discover now