Capitolo 20 - Il sole e la luna

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Leila corse senza una meta per un tempo che le sembrò infinito. Si fermò, poiché era rimasta senza fiato. Si trovò davanti al solito parchetto, così vi entrò, nascondendosi sotto le fronde di un salice piangente vicino al laghetto. Lì scoppiò in lacrime dopo tanto tempo. Dalla tasca posteriore dei jeans estrasse la foto che ritraeva lei con i suoi genitori. Ne accarezzò la superficie e tentò di eliminare le pieghe.

<<Perchè ve ne siete andati, eh? Tutto ciò non sarebbe accaduto se voi foste ancora qui>> mormorò tra i singhiozzi. Si rannicchiò ponendo la testa tra le ginocchia, quando ad un tratto sentì un fruscio, segno che dei rami erano stati spostati. Girò il capo di scatto, trovandosi davanti un Aidan preoccupato.

<<Ehi Leila. Che ci fai qui? E soprattutto perché stai piangendo?>>

<<Sono appena fuggita da casa Thompson>> rise amaramente <<il tuo amico è un coglione>>

<<Vuoi che non lo sappia?>> chiese lui sarcastico. Si sedette accanto a Leila e le circondò le spalle.

<<Che è successo? Sempre se ti va di parlarne>> continuò il ragazzo.

Leila raccontò tutto, ad eccezione dell'allenamento bizzarro a cui era stata sottoposta: non sapeva se confidarsi o no. Concluse con le parole pronunciate da Dylan e iniziò a piangere nuovamente, mentre Aidan la consolava.

<<Ascolta, Dylan è mio amico da sempre ed è un coglione, lo so. Ma se c'è un'altra cosa che so per certo è che non ferirebbe mai una persona a cui tiene. E fidati se ti dico che tiene a te, quasi più che a me>> disse accarezzandole il braccio.

<<Non è vero, Aidan. Ha pronunciato quelle parole con un tale disprezzo che avrei preferito ricevere un calcio nello stomaco. Perché le avrebbe dette se non le pensava?>> domandò più a se stessa che al biondo accanto a lei.

<<Probabilmente c'entra suo padre. Sai, è un vero tiranno, quando vuole e sa essere davvero crudele>>

"Non sai quanto" fu il pensiero di Leila, ma non lo esternò.

Intanto, Dylan attendeva che la madre parlasse. Sembrava parecchio nervosa.

<<Allora, che devi dirmi?>> la incitò.

<<Che ti ha detto tuo padre?>>

<<Nulla, perché?>> mentì lui.

<<Smettila! Voglio sapere cosa ti ha detto. Ora, Dylan>> gli ordinò.

<<Perchè lo vuoi sapere?>>

<<Perchè una ragazza a cui tieni se n'è appena andata in lacrime per causa tua>>

<<Io non tengo a quel mostro>> bisbigliò lui.

<<Basta! Sai bene quanto me che lei non è un mostro! È una ragazza terribilmente spaventata e sola! Che ti ha detto lui? O meglio, come ti ha minacciato? Dimmelo. Adesso>>

<<Che dovevo allontanarmi da lei o se la sarebbe presa con te, Cloe e Kenneth>> mormorò lui.

<<Che grandissimo stronzo!>> sbottò Meryl, scuotendo la testa ripetutamente.

<<Io vado a farmi un giro. Non parlarne con lui, ti prego>> la implorò Dylan.

<<Come vuoi>> gli sorrise lei forzatamente.

<<Ah, un'ultima cosa: come sapevi che mi aveva costretto?>>

<<Tesoro, ho visto come guardi quella ragazza. Forse tu non te ne accorgi o stai semplicemente ignorando ciò che provi, ma lo so che a lei ci tieni. Non dico che tu ne sia innamorato, ma non l'avresti mai fatta piangere di proposito, se non dietro minaccia>>

<<Anche se fosse, non potrei mai starle accanto. Siamo come il sole e la luna: il primo deve morire perché l'altra sorga e viceversa>>

<<Sì, ma senza il sole, la luna non può esistere e viceversa. Sono così diverse, ma complementari. Pensaci prima di prendere decisioni avventate: la vita è la tua>>

Dylan annuì e sparì celermente dalla vista della madre.

Dark SoulWhere stories live. Discover now