Persa nei miei pensieri...

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NEW YORK, 2052

Era strano come nell'arco di un anno le cose potessero cambiare così profondamente da poter lasciare una voragine dentro di me. Mi sentivo vuota come se i fili dentro di me si fossero spezzati e non ci fosse nessun modo per poterli ripararli. Si, era esattamente così che mi sentivo ripensando a quanto la mia vita fosse cambiata, i miei amati genitori erano morti e io ero stata affidata a mia nonna e con me anche la mia sorellina Zoe. Ricordo ancora quando mio padre, mi diceva che non ci saremo mai allontanati e ora eccomi qua a specchiarmi in questo laghetto così solitario aspettando che una forza aliena venga a sterminarci e ad impossessarsi della nostra terra, di quella terra che io chiamavo "casa". Non ebbi tempo nemmeno per finire di pensare la frase che un angioletto biondo con occhietti verdi come lo smeraldo mi saltò in braccio e si mise a urlare a squarciagola -Tata, Tata, Che ci fai qui tutta sola?- E mentre guardavo l'euforia di mia sorella mi resi conto dei pensieri che avevo appena avuto. Come potevo lasciare che qualcuno conquistasse il mio paese e che ci uccidesse tutti, ma soprattutto come avrei potuto far sì che la mia sorellina morisse. No, avrei combattuto anche se questo voleva dire consumare tutte le mie energie, io ce l'avrei fatta. E come mio solito mi persi nei miei pensieri e quando mi accorsi che mia sorella aspettava ancora una mia risposta gli dissi -Ciao sorellina, non ti preoccupare mi stavo solo rilassando e stavo pensando...- la risposta di mia sorella fu immediata -A cosa pensi? A quei mostri cattivi che ci uccideranno?- A quella frase impallidii, come poteva sapere che c'era qualcuno che voleva ucciderci ho sempre cercato di tenerla all'oscuro da tutto per far sì che nn dovesse mai essere triste sopratutto dopo la morte dei nostri genitori. Dovevo sapere il nome di quel furfante, come poteva rivelare certe informazioni ad una bambina di nemmeno 6 anni. Quando la mia calma ritornò guardai mia sorella gli sorrisi dolcemente e gli dissi -Chi é stato a dirti dei cattivi?- Lei si mise a ridere e più rideva, più io non capivo - Perché ridi?- gli chiesi. Lei mi guardó e con un filo di voce mi disse -Me l'hai detto tu quando eri arrabbiata con me- All'improvviso mi ricordai e mi misi a ridere anche io. La guardai negli occhi e gli dissi -Quando sono arrabbiata con te mi invento proprio di tutto, da dove mi sia uscita l'idea dei mostri che conquistano la terra io proprio non lo so. Ma sta tranquilla nessun ci ucciderá, hai capito?- Lei mi guardó sbalordita speravo con tutto il mio cuore che credesse alle mie parole. Dopo alcuni secondi annuì e finalmente mi sentii sollevata. La presi in braccio e insieme ci incamminamo per tornare a casa. Attraversato il bosco e giunti alle porte del paese mi sentii osservata mi girai e l'unici occhi che mi guardavano erano i suoi. Quegli occhi color zaffiro che penso io mai potrò dimenticare. Era Axel.
Axel si avvicinò a me con estrema calma. Era bello aveva degli occhi blu che ti imprigionavano lo sguardo, aveva i capelli color oro ed era alto molto piú di me. Era già da un po che il solo vederlo mi metteva in imbarazzo mi autoconvincevo che non provavo nulla per lui, ma tutte le volte che lui mi guardava, io mi sentivo strana. E il fatto che era dannatamente bello non aiutava. No, non aiutava affatto.
-Chloe, Chloe stai bene?- Queste parole mi risvegliarono. -Certo certo sto bene- dissi con un filo di imbarazzo misto alla solita dose di incertezza. - Ehhh... bhe... Ti ho visto avvicinare e mi sono fermata pensavo volessi parlarmi, é successo qualcosa?- I suoi occhi diventarono tristi, avevo fatto centro di nuovo forse voleva solo parlarmi o chiedermi come andavano le cose, e invece gli avevo risposto sempre con imbarazzo ma con una leggera freddezza. Mi feci coraggio e lo guardai e mi persi nei suoi occhi. -Scusa io non volevo disturbarti, però ti volevo dire che andare sola nel bosco non é prudente, non dopo che solo una piccola parte del mondo, ovvero il nostro stato, é rimasto in colpito dalle forse nemiche- Aveva ragione l'America se vogliamo ancora chiamarla così, dato che ormai nn rimane molto dello Stato forte, era l' unico continente rimasto, gli altri spazzati via, polverizzati. Rimanevamo solo noi. Lo guardai -Grazie per le tue raccomandazioni, ma mi piace il bosco, mi rilassa. E penso che continuerò ad andarci. Ma grazie lo stesso- Finalmente una risposta da me -Ragazze sempre così testarde, poi quando hanno bisogno di aiuto invocano il principe azzurro, il salvatore, che con il cavallo bianco uccide il nemico- Lo guardai male, anzi malissimo, mi aveva insultata e con me tutte le donne in generale non potevo permetterglielo. Mi volta e con eleganza me ne andai, senza nemmeno una parola, senza nemmeno un "ciao". Mi aveva offeso troppo. Ma di certo questo mia sorella non l'aveva capito e infatti gli urló - IO SARE FELICE SE TU FOSSI IL MIO PRINCIPE AZZURRO!! - Diventai rossa più rossa di qualunque altra cosa, aumentai il passo è quasi correvo per togliermi da quella situazione imbarazzante. Zoe non la smetteva di dire di quanto era bello, forte, muscoloso. Quasi vomitato da quanto poteva essere perversa eppure era ancora una bambina.
Ci misi poco più di 5 minuti ad arrivare davanti casa di mia nonna, e quando giunti davanti all'enorme portone bussai. Aspettando che aprisse rivolsi lo sguardo a mia sorella che come sempre mi guardava divertita. Era proprio una furbetta.
Finalmente mia nonna si decise ad aprire la porta. Notai subito il suo sguardo pieno di odio e di rabbia, mi fissó per un lungo periodo e poi mi disse - Porta Zoe in camera sua, io e te dobbiamo parlare, ti devo dire la verità- Quelle parole mi ragelavano il sangue. Qual'era la verità?

E con questa domanda vi lascio. Spero la storia vi piaccia. Se avete delle domande o delle correzioni scrivetele nei commenti. Sono accettate anche critiche.
Un bacio di cuore♡
Little_butterfly99

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