"You're everywhere

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Per la prima volta comprendevo e capivo mia madre alla perfezione.

Lavorare in ambulatorio dalla mattina alla sera era sfiancante, e facevo solo la metà delle cose che faceva lei.

La mia vita in quell'ultima settimana aveva preso una brutta piega.

Per essere ritornata tardi, mia madre mi aveva tagliato i viveri e mi aveva impedito di uscire di casa se non per andare in ambulatorio.

E come le cose giravano male per me, anche per il tempo le cose non andavano bene.

Negli ultimi giorni, Seattle era stata inondata da forti temporali che squarciavano il cielo.

La cosa triste era che quel brutto tempo mi metteva angoscia e a questo si aggiungeva il continuo pensiero rivolto a Justin che non vedevo da un bel po'.

Mi chiedevo spesso, nei miei pomeriggi, che fine avesse fatto, ma mi ripetevo anche di non pensarci per il bene mio e di tutti , perchè detto francamente, diventavo il doppio più sbadata.

A ravvivare il mio sesto giorno di calvario fu Claire, quando si presentò alla mia porta con un sorriso a trentadue denti capace di accecare anche a due metri di distanza.

"Claire, come mai questa visita?" le chiesi facendola entrare.

"Mi mancavi ed ho saputo della punizione. Mi sentivo in colpa, perchè immagino sia stata colpa mia." Si morse un labbro, dispiaciuta. "Ti ho letteralmente ignorata e posso solo capire quanto sia stato faticoso tornare a casa a piedi."

In quel momento provavo solo tenerezza verso di lei, sapevo che amava Marcus e dopotutto sapevo già come sarebbero andate le cose quella sera, quindi le dissi "Non preoccuparti, va tutto bene non sentirti in colpa."

Mi avvicinai alla credenza dove vi presi dei biscotti alle mandorle dolci e glieli porsi, sapendo che erano i suoi preferiti .

" So come farmi perdonare." Disse sputacchiando pezzi di biscotto un po' ovunque.

Mi sembrava davvero buffa, e mi venne da ridere.

"Davvero?" chiesi curiosa alzando un sopracciglio.

" Domani sera tu, io , Marcus ed un suo amico a casa mia. I miei non ci sono, e sarebbe una serata perfetta." Esclamò in preda all'euforia.

Questo suo modo di farsi perdonare non mi piaceva poi così tanto, avrei preferito che dimenticasse l'accaduto e fine della storia.

"Che ne dici?" mi incitò a rispondere notando il mio silenzio.

"Claire , lo so che puoi pensare che io ti rifiuti sempre , ma proprio non ci sono con la mente in questo momento, e non voglio conoscere nessuno." confessai, ed involontariamente il mio pensiero cadde su Justin.

Avrei voluto dirle che non c'era bisogno che organizzasse incontri romantici perchè un ragazzo lo avevo già incontrato, ma non lo feci. "Mi sono impegnata tanto per organizzare tutto, ho comprato persino le candele."mormorò.

Mi sentivo in colpa , non volevo che restasse male, e  forse conoscere qualcuno mi avrebbe aiutato a smettere di pensare a Justin, così cedetti e accettai.

Claire era emozionatissima e mi aveva pregato di indossare qualcosa di carino e dei tacchi , ma la cosa che mi preoccupava di più al momento non era quella , ma convincere mia madre a lasciarmi andare.

Aspettai che tornasse e la pregai per più di tre ore fin quando non crollò esasperata dicendomi "Se ti azzarderai a tornare tardi anche domani mi sa che perderò una figlia", e anche se lo disse in modo minaccioso, mi venne da ridere.

XXX

Anche se svogliatamente , seguii quello che mi disse Claire ed indossai un vestitino rosa a giro-maniche molto semplice e dei tacchi neri non altissimi.

Dopo una prima occhiata al mio outfit pensai immediatamente che fosse inguardabile, ma con trucco e parrucco faceva il suo effetto.

La mini borsetta che mi ero portata dietro riusciva solo a contenere il telefono e il rossetto rosa, ma andava bene così.

Quando uscii tra le strade di Seattle mi pentii subito di non aver ascoltato mia madre e di non essermi portata dietro il giacchetto, le temperature si erano abbassate e anche se di poco, la differenza si sentiva.

Quando arrivai a casa della mia migliore amica, dovetti ammettere che si era davvero impegnata a rendere il salone di casa sua un vero e proprio ristorante romantico.

La tavola era ricoperta da una tovaglia di un bianco latte, e su di essa erano stati sparsi dei petali di fiori. Nel centro invece c'era un gran candelabro acceso, e ricordo di essermi chiesta dove Claire lo avesse preso.

Piatti in ceramica si trovavano davanti ad ogni posto a sedere ed erano esposti accanto alle posate e a dei grossi calici.

Anche se era tutto molto bello , lo trovavo tremendamente eccessivo, ma Claire era fatta così.

Mi offrii del vino e mi chiese "Allora, che ne dici?"

Decisi di non dirle che quel posto era per me eccessivo quindi alzai le spalle.

"Carino."

Le nostre chiacchiere furono interrotte dal campanello.

Mi resi conto che fino a quel momento non avevo minimamente pensato a chi sarebbe stato il mio cavaliere quella sera, ed improvvisamente iniziai a sudare.

Claire andò ad aprire e si ritrovò davanti Marcus con un abbigliamento elegante, ma dell'altro ragazzo nemmeno l'ombra. "Ciao Liv." mi salutò gentilmente lui, nche se nella sua espressione non c'era nulla di gentile.

Mi avvicinai al tavolo dandogli le spalle per evitare di rivedere un altro dei loro baci disgustosi.

"Il mio amico sta arrivand.." Marcus non poté finire la frase che si sentirono dei passi.

" Claire, lui è il mio amico Justin Bieber."

Mi voltai di scatto verso la direzione della porta, e lui era lì, bello come il sole.

Non feci altro che irrigidirmi e stringere il calice per evitare di rovesciare il vino.

"Enough For Me" #wattys2017Where stories live. Discover now