"Change."

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-POV JUSTIN-

Le urla di Liv mi svegliarono bruscamente; lei si dimenava ed era fradicia di sudore.

"È tutto apposto, è solo un incubo." Tentai di calmarla. "Ci sono io con te."

Spalancò gli occhi e cercò di regolare il suo respiro stringendosi di più a me:

"Scusa mi dispiace, non volevo svegliarti." disse con un filo di voce e con le guance piene di lacrime.

"Non è nulla."

Le spostai i capelli che per il sudore le si erano appiccicati al viso e gli asciugai le lacrime.

Era la terza sera di seguito che restavo a dormire da lei, ed era la terza sera che si svegliava spaventata.

Non capivo perchè non volesse dirmi quello che tanto la tormentava, avrei fatto di tutto per aiutarla.

Quando sembrò tornare tranquilla le baciai la fronte.

"Mi dici che cosa hai sognato?" vederla in quello stato mi spezzava il cuore.

"Ti prego, non farmelo ricordare." mi voltò le spalle e si raggomitolò su se stessa.

"Liv, non finirà mai questa storia se non mi parli e non mi dici che cosa sogni. Non posso sapere quello che succede nella tua testa, e non capisci che non mi piace vederti spaventata ogni notte."

Era così frustrante.

"Justin- mi ammonì- sono le quattro del mattino, dormiamo." sembrava quasi una supplica.

"Fallo per me..." le dissi più gentilmente.

Tornò e fissarmi e si arrese.

"Te- disse- sogno te ogni notte." spiegò a voce bassa. "Vengo uccisa per proteggerti, ti sento sempre urlare dopo che sono crollata a terra per quella pallottola nel cuore, sento la mia maglietta diventare rossa, impregnarsi di sangue, e so che farà lo stesso con te." Disse coprendosi il viso con le mani.

"Chi ti spara?" chiesi notando il terrore nel suo corpo.

"Brenton Foster."

-POV LIV-

Avevo fatto un grande errore rivelando a Justin ciò che sognavo.

Sapevo che adesso avrebbe raddoppiato ogni forma di protezione nei miei confronti, e sapevo che mi avrebbe preparato ogni sera una camomilla.

Gli avevo ripetuto anche che era tutta una questione di subconscio, ma spiegare a Justin queste cose era come spiegare ad un bambino di non toccare nulla in un negozio di ceramica.

Decisi di fare un bel bagno bollente, ero agitatissima e i miei nervi erano tutti accavallati.

Quando mi calai nella vasca, l'acqua era così calda che il palmo delle mie mani si arrossò. Mi sdraiai e chiusi gli occhi lasciando che la mia mente non pensasse a nulla, e rimasi così fin quando l'acqua non divenne ghiacciata e fin quando non strappai la pelle a furia di strofinarla con la spugna piena di bagnoschiuma.

Ritornai in camera con i capelli umidicci e trovai Justin sdraiato sul letto ad aspettarmi.

"Ce ne hai messo di tempo." mi guardava cercando di capire quale fosse il mio stato d'animo.

"Si, ne avevo proprio bisogno." gli feci un mezzo sorriso, non volevo che si preoccupasse.

"Santo Dio, Liv, si sincera con me." sbottò cogliendomi di sorpresa.

Incrociai le braccia al petto e lo guardai sgomenta.

"Ma che ti prende?" chiesi alzando un sopracciglio infastidita.

"Enough For Me" #wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora