"It's my turn."

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-POV LIV-

"Non devi dirlo a me cara, lo devi dire a Brenton."

Io e Mason ci eravamo allontanati da scuola dopo che aveva scavalcato il cancello, non voleva essere visto.

Si era acceso una sigaretta e me ne aveva offerta una. Con una smorfia la presi e lasciai che me l'accendesse.

"Per me va bene, ma non sapevo come rintracciarlo" mi portai la sigaretta alla bocca e tirai su il fumo che mi arrivò alla gola, tossii.

"Ehi, ehi non lasciare che la sigaretta ti uccida, voglio farlo io." lo guardai male e forse anche un po' spaventata.

"Se vuoi da Brenton ti ci posso portare anche subito." con uno sguardo triste mi strappò la sigaretta di mano e la buttò a terra. "Che spreco."

Si allontanò lungo il marciapiede bagnato dalla pioggia che quella notte si era abbattuta su Seattle e poi si voltò a guardarmi.

"Allora che fai? Vieni oppure.." lasciò la frase in sospeso e mi affrettai a raggiungerlo.

Mi sentii a disagio nella sua macchina ordinata; odorava di ragazzo e limone.

"Che cosa credi che dirà?" chiesi cercando di riempire il vuoto che mi stava facendo venire i brividi.

Cercavo di tenere la calma, ma avevo l'impressione che mi stessi cacciando davvero nei guai, stavo andando nella fossa dei leoni.

Alcune volte nella vita si doveva tentare il tutto per tutto per cercare di proteggere le persone che si amavano.

Credevo di star facendo abbastanza, abbastanza per me, per lui.

"Mio cugino è imprevedibile, nessuno sa mai che cos'abbia in quella piccola mente malata." mi lanciò un'occhiata e mi sorrise.

Non capii bene perchè lo fece, ma non ci pensai su a lungo, non aveva molta importanza.

Guardai fuori il finestrino; la strada sfrecciava veloce, era confusa come la mia testa.

"Ma non temere, oggi sei particolarmente carina." allungò una mano verso il mio ginocchio.

"Sei disgustoso!" urlai scacciando la sua mano con un gesto veloce. Mason frenò bruscamente l'auto al centro della strada e si slacciò la cintura di sicurezza.

"Se vuoi arrivare da Brenton con tutte le dita, devi stare zitta." si sporse verso di me e trattenni il respiro. "Hai capito?"

Annuii quasi subito.

Quando ritornò al posto di guida e si riallacciò la cintura di sicurezza mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo silenzioso, quasi impercettibile.

Dovevo evitare di parlare, e anche quando mi disse di essere arrivati e di scendere non dissi nulla.

Percorremmo una stradina ripida e ricordai di aver pensato di non aver mai percorso quella strada. Mason prese un mazzo di chiavi dalla tasca, che tintinnarono quando inserì quella giusta nella serratura.

Un grande corridoio ci accolse quando la porta si spalancò.

"Brenton, sono io." urlò Mason.

Mi guardai in torno e riuscii a percepire la freddezza di quella casa, come se non fosse mai stata abitata veramente da qualcuno.

"Perché non sei a scuola? Mason ti giuro che non fingerò di essere tuo padre un'altra volta quando i tuoi insegnanti chiameran..." Brenton si interruppe quando non vide entrare  in salotto solo suo cugino.

Si alzò in fretta dal divano e spense la televisione.

Fu la prima volta che lo vidi veramente stupito e senza tutta la sua sicurezza, come fu la prima volta che lo vidi con solo il pantalone di una tuta.

"Enough For Me" #wattys2017Where stories live. Discover now