"Who are you."

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Justin era tornato a casa sua da ormai tre giorni, doveva solo aspettare che le costole guarissero.

Mi mancava davvero tanto e sentivo il bisogno di vederlo.

Mamma si offrì di accompagnarmi, e non potei non acconsentire.

"Ciao Liv, che bello vederti." Esclamò Patty quando mi vide.

Avevo conosciuto la mamma di Justin in quei giorni, ed era una persona davvero gentile.

"Justin sta dormendo, fa piano quando entri in stanza."

Salii le ampie scale ed entrai nella sua camera.

Le pareti erano di un lilla- blu chiaro e lui stava riposando sul letto matrimoniale.

Mi avvicinai lentamente alla poltrona accanto al letto e lo osservai.

Sembrava in pace con il mondo, il suo petto si abbassava e alzava calmo, il suo respiro era regolare, le sua labbra erano semi-aperte e i capelli erano arruffati.

La voglia di toccarlo e sentire la sua pelle a contatto con la mia, mi invade.

Senza fare rumore mi sedetti accanto a lui, sul letto e gli sfiorai il viso con le dita.

Scesi lungo il petto, dove seguii la forma dei suoi pettorali, fino a dove la V del suo addome non spariva nascondendosi nella tuta.

Mi morsi le labbra, era così bello che avrebbe potuto competere con un Dio greco.

Mugugnò qualcosa e aprì gli occhi che si incontrarono subito con i miei.

"Non volevo svegliati, io stavo.." mi alzai dal letto e rise.

"E' stato il miglior risveglio della mia vita." la sua voce era roca e il mio cuore fece una capriola. "Vieni qui." mi intimò.

Mi sdraiai sul letto accanto a lui.

"Allora, come ti senti?" chiesi con la sua faccia poco distante dalla mia.

"Molto meglio." rispose nascondendo il viso nel mio collo e lasciandoci un umido bacio.

"Quando riprenderai la tua vita normale?" chiesi ancora .

Mi domandavo se percepisse la mia agitazione ma la ignorasse.

"Domani" disse. "Verrò da te."

Baciò la mia guancia.

"Sul serio?"

"Ssh." mi zittì baciando le mie labbra con una lentezza straziante.

Contemporaneamente fece scendere la sua mano lungo il mio fianco. Il suo tocco era bollente e mi bruciava la pelle.

Istintivamente toccai i suoi capelli.

Prese a baciarmi fin dove la scollatura della mia maglia non finiva, e mi toccò il sedere.

Un ciuffo dei suoi capelli sfiorò il mio naso e mi fece il solletico.

Iniziai a ridere e lui alzò la testa verso di me.

"Hai rovinato un bel momento." disse scostandosi.

"Scusami, ma non ho resistito."

"Sei davvero strana." Disse scoppiando a ridere.

"Tranquillo, potremmo continuare domani."

"Domani?" Chiese alzando un sopracciglio.

Mi alzai e annuii.

"Scherzi?"

"Ciao, Justin."

IL GIORNO SEGUENTE

"Non dimenticare la spazzola, quell'uomo non può vederti tutta arruffata." dissi a mia madre.

Stava partendo per una sorta di week end romantico in un qualche nido d'amore, il solo pensiero mi faceva vomitare.

Aveva conosciuto una persona che reputava interessante, ed era contenta di quel piccolo viaggio.

"In realtà si chiama Rob, e ti prometto che appena torno te lo presento." rispose mettendo la spazzola in un beauty-case.

Forse avrei dovuto conoscerlo prima di mandare mia madre in viaggio con uno sconosciuto.

"Sicura di non voler venire con me?" mi chiese guardandomi per qualche istante.

"Con te e il tuo nuovo ragazzo? No, passo." mi guardò male, ma sorrise.

"Allora, come ti sembro?"

"In ansia." mi guardò male per la seconda volta in quei cinque minuti.

"Sto scherzando, mamma." La rassicurai. "Sei favolosa."

Scendemmo le scale e ci avvicinammo alla porta.

"Ti ho preparato dei sughi, devi solo cuocere la pasta." mi avvertì. "Ma non incendiare nulla."

"Non sono una bambina, come minimo chiamerò i pompieri."

Mi fulminò con lo sguardo.

"Va via." Le dissi spingendola fuori casa.

"Ah, Liv, ho chiesto alla signora Lebrowski di darti un occhiata." Esclamò trascinando la sua valigia.

"Dio mamma, perchè l'hai fatto?" sbuffai.

"Perchè di te non mi fido proprio." con questo mi mandò un bacio e chiusi la porta.

Camminai fino al divano borbottando, detestavo quando mi trattava come se avessi cinque anni.

Mi sdraiai e accesi la TV.

Il campanello suonò e mi interruppe. Sbuffai per quella che mi sembrò la centesima volta in quel giorno, e mi alzai.

Che diavolo voleva, mamma?

Svogliatamente andai ad aprire e dissi "Si mamma ho capito, i sughi.."

Un ragazzo alto e con dei capelli scuri scuri mi fissava. "Scusa, tu saresti?" chiesi alzando un sopracciglio.

"Enough For Me" #wattys2017Where stories live. Discover now