Cap 26 : Little star Stina Nordenstam

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( Nuova, sicuramente inadeguata, intromissione. Ci terrei molto che chiunque intraprenda la lettura di questo capitolo lo faccia con il pezzo sopraindicato, Little star di Stina Nordenstam. L' ho scritto su questa canzone e vorrei che rendesse l' idea al lettore tanto quanto l' ha resa a me)

James mi aspetta con la macchina accesa sulla strada.
"Che significa quella bottiglia?" la sua voce tradisce una certa curiosità.
"Significa che mi farai compagnia a lungo questa notte" rispondo abbassando il finestrino.
Appoggio la testa alla lamiera fredda e lascio che una brezza leggera mi scompigli i capelli.
È una cosa che amo fare da quando sono bambina, l'aria colpisce il mio viso, porta via i brutti pensieri, mi sveglia da un bel sogno in cui mi pareva di essere entrata.
Arrivati a casa James sembra esitare, lascia accesa la macchina e rimane in silenzio.
"Lo sai che dicevo sul serio prima. Non puoi andartene. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti a bere questo" rido alzando la bottiglia a mezz'aria.
"Fantastico. E cosa vuoi fare? Perdere i sensi sotto la veranda di Eve?" mi guarda pensieroso.
"Forse" sospiro.
Il dondolo all'ingresso non mi era parso così accogliente. Appoggio i bicchieri sul piccolo tavolo in vimini, verso il Rum e decisa nei miei intenti comincio a bere.
"Qualcosa ti ha disturbato alla festa?" James mi osserva da sotto le sue ciglia chiare.
"Nic" rispondo sincera.
"Anche a me" il suo sguardo scende sul pavimento di legno.
"Lo so" avverto la sua voglia di mettermi in guardia.
"E tu? Hai ragazze strane che ti disturbano durante le feste?" incurvo un poco le labbra.
"Ne ho avute e ho preferito lasciar perdere" James si mette comodo.
Lo osservo sottecchi, attenta a non farmi scoprire, i capelli biondi si incastrano perfettamente con il suo carnato, gli occhi trasparenti lasciano un velo di dolcezza addosso.
"Che cosa facevi prima di arrivare qua?" indaga.
"Non c'è granché da dire" mi rinfresco di nuovo la bocca con il Rum "Scuola, studio, famiglia"
"Cambridge deve sembrarti speciale allora" la conversazione prende una piega piacevole.
"Lo è" mi sdraio appena e la testa comincia a girarmi, é incredibile come questa bevanda scura riesca a mettere in subbuglio i normali meccanismi di una persona.
"Ho aspettato questa partenza per anni, sono uscita dal Liceo con ottimi voti" mi confido "I patti con i miei genitori sono stati chiari, questo viaggio non deve essere uno svago. Pensa se mi vedessero in questo momento" sospiro.
No. Questo atteggiamento da ragazza ribelle non era nei miei piani. Neanche James seduto qui con me lo era. Neanche Nic con Cris alla festa.
La bottiglia di Rum pare non bastare, io e James ci perdiamo in risate e divertenti conversazioni, mi accorgo di non riuscire più a mettere in fila due parole quando mi dice che si è fatto tardi e che è ora che vada.
Lo accompagno alla macchina e fatico a camminare dritta peró mi sento bene, come l' ultima sera al Trinity.
Una sensazione frizzante mi alleggerisce e la testa finalmente pare svuotarsi delle mie normali preoccupazioni.
"Vai a letto o ti sveglierai con un tremendo mal di testa domani mattina" James sembra preoccupato.
Torno sul dondolo, do una leggera spinta con il piede a terra, le tavole di legno cigolano, mi sdraio lasciandomi cullare da quell' ondeggiante movimento.
Guardo il soffitto sopra di me ma vorrei tanto ci fossero le stelle.
Sento quasi cedere i miei sensi quando un ronzio che sembra lontano, si fa insistente.
Alzo appena la testa e il fanale della moto di Nicolas mi colpisce gli occhi, mi porto la mano al viso alquanto disturbata e mi metto a sedere.
Nic poggia la Ducati sul cavalletto e malgrado mi aspettassi di vederlo entrare in casa percorrendo il vialetto verso la sua abitazione, cammina deciso verso di me.
Non metto a fuoco nel modo adeguato quello che sta accadendo e il cuore, noncurante delle mie silenziose imprecazioni, comincia a rimbalzarmi nel petto.
Si ferma davanti a me e il suo viso é un'ombra scura in questa notte.
"Cris?" gli chiedo e mi sento ridicola
Non risponde, si limita a sedersi accanto a me.
"Non sei in te vero?" dice serio senza neppure prendere in considerazione la mia domanda.
Sembra nervoso, lo vedo da come si tocca i capelli sulla fronte e decido di non rispondere neanche io.
Osservo il suo profilo perfetto, mi perdo nella considerazione di quanto sia diverso da quello di James. Il suo non mi colpisce con la dolcezza, muove corde dentro di me che non conosco, è come uno strumento che non so quali note suonerà.
Come me poco fa, impunta il piede sul pavimento e spinge il dondolo nell'aria.
Tutto gira attorno a me e l'unica cosa che rimane ferma, lí davanti, è lui.

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