Capitolo 7 In palestra

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Continuai a fissare la porta che l'aveva risucchiato per un tempo interminabile, come se fosse una calamita per i miei occhi.

« Allora? Cos'è? »

Sbattei le palpebre ripetutamente, mentre Arianna mi scuoteva il braccio per farmi tornare nuovamente sulla Terra. Mi fissai la mano, e solo allora mi accorsi che tremava involontariamente. Spostai lo sguardo su mia cugina, come se  cercassi con gli occhi la sua approvazione per poter scoprire cosa fosse, e lei annuì vigorosamente. Con estrema lentezza, mi accinsi ad aprire ogni singola dita, finché il palmo fu completamente scoperto, lasciando intravedere un foglietto ripiegato più volte. Sgranai gli occhi. Perché Mirko mi avrebbe dovuto dare un biglietto?

« Jess, aprilo! »

Mi intimò con impazienza, eppure i miei movimenti erano tutt'altro che fulminei. Sembrava stessi maneggiando una bomba sul punto di esplodere e far saltare in aria l'intera nazione, non un pezzo di carta, che sarebbe stato in grado, al massimo, di far capovolgere il mio cuore instabile.
Percepivo i nervi a fior di pelle, mentre aprivo con adagio il foglietto.

« È il suo numero di telefono, Ari! »

Proclamai ai sette venti, iniziando a saltellare sul posto come un coniglio che ha appena scoperto una coltivazione immensa di carote. Il mio cuore si stava letteralmente cimentando in acrobazie mortali e il mio cervello aveva appena tirato un sospiro di sollievo, perché niente era esploso.

« Allora è davvero una cosa seria, cugina. Dovresti iniziare ad abituarti all'idea di trovare sui giornali immagini rubate da paparazzi incalliti, che ti immortalano in mutande sul balcone, dopo aver passato un'intera notte sfrenata col tuo sex symbol, Mirko Parisi »

Commentò con ironia e dandomi una pacca sulla spalla, che mi fece alzare in modo tedioso e divertito gli occhi al cielo. Tutto quello che stava succedendo sembrava uno spettacolo fenomenale, e me lo sarei goduto fino all'ultimo minuto. Avrei vissuto intensamente ogni più piccola sfaccettatura delle emozioni che sapeva regalarmi, ogni sguardo e ogni tocco. Quello che mi stava accadendo era un dono imparagonabile, ma ero conscia che da un momento all'altro il sipario sarebbe calato e l'oscurità avrebbe avvolto il teatro. E, allora, sarebbe giunto il tempo di andarsene. Dovevo solo cercare di prendere il lato buono dell'esperienza, dimenticando in un posto lontano l'amaro della fine.

Dopo pranzo, Arianna insistette come una forsennata, affinché dessi un colpo di telefono a Mirko, perché, a suo avviso, quel bigliettino aveva tutta l'aria di dire: "chiamami appena puoi, bambolina". Eppure, non mi sembrava il caso di realizzare subito il suo desiderio. Se ci fosse stata anche la minima possibilità di incrementare l'interesse che potevo suscitare in lui, allora avrei dovuto cogliere l'occasione, ed evitare di sembrare una povera e insoddisfatta fan, che lo assillava e lo tartassava di chiamate. Ma, Arianna la pensava diversamente e, messa ai ferri corti, mi fece sbottare.

« Vuoi che lo chiami? Sì? Perfetto, allora lo chiamo »

Diedi un'occhiata veloce al pezzo di carta su cui c'era appuntato il numero di Mirko e iniziai a digitarne le cifre.
"Ma davvero pensi di farcela? Non farmi ridere! Vedrai che appena ti risponderà, non riuscirai a parlare. Balbetterai, farfuglierai e ti sentirai una completa idiota. Vero, Je-Jessica?" Si intromise la mia vocina interiore, infierendo sul mio stato attuale. Fantastico. Adesso, avevo proprio bisogno di quel tipo di supporto morale, ma non potevo permetterle di prendersi gioco di me. Potevo farcela. Si trattava solo di chiamarlo, niente di più, niente di meno. Forza Jessica! Mi rassicurai e sospirai profondamente. Dopo un paio di squilli, mi rispose, e una scarica di eccitazione mi attraversò lo stomaco.

Oltre la distanza-Cameron Dallas #Wattys2018Where stories live. Discover now