CAPITOLO 6

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Ciao a tutti!! La traduzione di I dare you continua!! Ci tenevo a ringraziare alcuni tra i miei primissimi lettori che non facevano parte delle amiche (di parte xD); tra cui Elisa ed Alessia! Grazie di cuore per l'incoraggiamento ed i commenti super apprezzati! E vorrei anche dare il ben venuto a @MyKingIsHoran e ringraziarla per il suo interessamento sfegatato alla mia storia! Grazie di cuore a tutti voi!
-Cory! <3

Il mio respiro comincia a rallentare, i muscoli a rilassarsi, e senza un apparente motivo mi sento subito più calma. La stretta di Liam comincia a farsi più leggera intorno al mio corpo e mi sorprendo nel sentire una certa disapprovazione crescermi dentro all'idea che mi stia lasciando andare così presto.

Ma proprio quando penso che si stia allontanando da me, sento le sue mani afferrarmi i fianchi e costringermi a voltarmi; mi ritrovo con le spalle al muro e a pochi centimetri dal suo volto.

Fino a pochi secondi prima sentivo le voci agitate dei clienti allarmati, il suono odioso del vocione di Frank che mi inveiva contro e le grida patetiche della cretina che chiedeva aiuto; ma adesso... tutto tace.

E' come se si fossero spenti tutti ... compreso Liam, che resta lì difronte, ad una spanna dal mio viso e in silenzio mi osserva scavando a fondo dentro i miei occhi.

Due lievi pieghe gli sono comparse sulla fronte in un'espressione interrogtiva ... confusa ... o forse innervosita ... non so definirla, ma so per certo che non sarò in grado di sostenere il suo sguardo ancora per molto.

<< É UNA CAZZO DI PSICOPATICAAA!! >>, ed eccola.

La voce di Kasha mi riporta al presente, dove la sala è ancora piena di trambusto e dove la voglia di rimetterle le mani addosso è ancora viva e vegeta dentro me.

<< Lasciami andare! >>, sibilo tra i denti al cantante che mi blocca la strada, spingendolo sul petto con entrambe le mani, ma senza riuscire a spostarlo di una virgola.

<< Non credo proprio! >>, ribatte serio afferrandomi i polsi e portandoli contro il muro dietro di me, assicurandosi che non possa liberarmi dalla presa.

<< Non credi proprio?! >> Domando con voce più acuta di quanto avessi previsto.

<< Ma chi ti credi di essere?? Mio padre?! Lasciami andare adesso! O io ti...>>

<< Tu cosa? >> mi interrompe grave. Non vi è ironia né sarcasmo nella sua voce.

<< Mi mollerai un pugno senza alcuna esitazione!? O semlpicemente mi strapperai i capelli? >>.

Seguo la traiettoria dei suoi occhi fino alla mia mano destra attaccata alla parete e noto che delle lunghe ciocche bionde fuoriuescono dal mio pugno chiuso.

Orca puttana glieli ho strappati per davvero!

<< É una stronza!>>, non so cos'altro dire e una parte di me spera che possa bastare come scusa.

<< Sí ... Non ho dubbi a riguardo! >>, una leggera risata gli illumina il volto e per un attimo, seppur breve, ho voglia di sorridere.

<< Ma se ti lascio andare adesso, finirai per peggiorare la tua situazione già critica. O sbaglio? >>

No ... non ha torto. Lancio un'occhiata al salone dietro di lui e noto che ogni singolo sguardo è rivolto verso di me. E la cosa non mi piace.

Le mani di Liam lasciano andare i miei polsi e dopo avermi osservata per ancora qualche istante, decide di fare un passo indietro lasciandomi un po' di spazio. Deve aver decretato che non sono più una pericolosa pazza fuori cntrollo, immagino.

<< Ragazza, hai decisamente superato ogni limite! >>, tuona Frank venendomi in contro minaccioso, ma fermandosi a pochi metri da me, solo perchè Liam non sembra intento a spostarsi.

<< Prendi le tue cose e sparisci da quí, prima che chiami la polozia! >>.

So che non lo farebbe mai. Nel suo locale quasi niente è in regola e se qualcuno dovesse finire nei guai, sarebbe senza ombra di dubbio lui stesso; tuttavia, arrivata a questo punto non mi sembra nemmeno più il caso di riprendere la mia supplica. Sarebbe fiato sprecato.

Mi sono umiliata abbastanza per stasera...

Senza guardare più nessuno, mi dirigo a grandi passi al banco dove lascio il mio grembiule, decidendo di ignorare le voci confuse che mi lascio alle spalle; l'unica cosa che voglio adesso, è uscire da questo posto e tornare a casa mia.

Raggiungo l'attaccapanni vicino alla porta del bagno per recuperare la borsa e il cappotto, ma ovviamente quest'ultimo non c'è. L'ho gettato fuori nel retro a "the Bitch" quando l'ho chiusa fuori.

E quì la domanda mi sorge spontanea; perchè?

Perchè preoccuparmi di non farle prendere un po' di freddo, quando lei è la prima, che in pieno gelo scozzese se ne va in giro sempre semi nuda?

Mi volto verso la porta sul retro per andare a recuperare la giacca, ma non appena sento i passi riconoscibili tra mille di Frank, mi fermo e lo aspetto ...

So che non è il momento più adatto, ma ho bisogno della mia ultima paga di novembre, o almeno della metà, dato che il mese non è ancora finito.

Devo pagare l'affitto e senza quei soldi, mi ritroverei per strada.

<< Frank... >> lo richiamo dopo essermi passato davanti e avermi ignorata completamente.

<< Frank me ne sto andando, ma prima ... Ho bisogno dei miei soldi!>>.

<< Come prego?>>, mi ride in faccia, perdendo l'equilibrio e poggiandosi alla parete.

<< Mi serve il mio stipendio Frank... dammi solo quello che mi spetta e non mi rivedrai piú! >>.

Lo guardo mentre ridendo di gusto si tiene lo stomaco gonfio d'alcol .

Sento la rabbia risalire nuovamente...

<< Io non ti devo proprio un bel niente! Ti avevo avvertita piú di una volta. Se ora ti ritrovi disoccupata e senza un soldo bucato é soltanto colpa tua! >>.

<< So che é colpa mia, okay?! Ma ho sempre lavorato duro per te. Se non vuoi pagarmi l'intero mese lo capisco... ma almeno dammene la metà! Ti prego Frank... Sai quanto mi servano quei soldi...>>.

Ed eccomi quì a supplicare. Di nuovo.

Patetica... risuona la voce dentro la mia testa.

<< Li vuoi davvero i tuoi soldi?>>, mi chiede, e non riesco a capire se sia serio o mi stia semplicemene prendendo per il culo.

<< Sí...>> riaspondo insicura di ciò che sta per dirmi.

<< Allora dovresti andare a chiederli a lui! >>, mi indica il manager che mi ha gridato contro pochi minuti prima e che adesso è invece seduto pacificamente al tavolo sorseggiando il nuovo drink portatogli da "the bitch".

<< Il tuo stipendio è servito a ripagare la sua giacca! >> mi guarda divertito dalla mia espressione scioccata.

<< Gran bel lavoro Corine! >> mi da due pacche sulla schiena e sparisce ridendosela nello stanzino della sua riserva personale.

Ed io resto lì... imbambolata, immobile. Incapace di mettere insieme i pezzi per rendermi finalmente conto di quanto io sia irrimediabilmente fottuta.

I Dare You - ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora