Capitolo 39

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Me lo aveva promesso, aveva detto che questa volta non sarebbe scappato e che quindi mi avrebbe aiutato a trovare una soluzione. Ma per quanto mi fidassi delle sue parole, stentavo a credere sarebbe giunto ad una conclusione.  Non perché non ne fosse all'altezza, solamente restavo dell'idea che quella situazione non avesse una via d'uscita, era un vicolo cieco.

Ero ancora leggermente scossa da tutte le cose che mi aveva detto e di come quei due giorni si erano susseguiti pieni di imprevisti e rivelazioni.

Speravo che le cose andassero al loro posto, speravo di poter tornare ad avere qualcosa di concreto con Taylor che non fosse ostacolato da mia madre o da chiunque altro.

Alesha non mi aveva più rivolto la parola e dal modo in cui evitava il mio sguardo si poteva dedurre si sentisse in colpa, o almeno un minimo. Da quanto ero riuscita a capire nessuno sapeva di quello che era successo, se non i diretti interessati e Alex. 

Michael non si era fatto sentire e non riuscivo a capire per quale motivo non avesse chiamato avvertendoci di tutto e spiattellandoci in faccia quello che aveva ideato. La cosa mi metteva in allerta, come se ci fosse ancora qualcosa che dovesse accadere, come se quelle foto non fossero abbastanza. 

Scostai il libro di matematica dal letto e mi sdraiata completamente su quest'ultimo. Era impossibile studiare e ripassare le ultime cose con tutti quei pensieri che mi martellavano in testa. 

L'unica cosa di cui avevo realmente bisogno era dormire, ma non riuscivo nemmeno in quello e a quanto pare nemmeno il ragazzo nella stanza accanto sembrava in grado di farlo.

Lanciai una fugace occhiata all'orologio sopra la porta e tirai un sospiro frustrato. Erano solo le 8.20 e quel giorno saremmo dovuti essere a scuola due ore più tardi. 

Se fosse stato uno giorno qualunque avrei fatto i salti di gioia, ma stare a casa con mia madre che vigilava camera mia e quella del mio ragazzo, accertandosi che nessuno dei due invadesse quella dell'atra/o, non era il concetto di libertà che ogni essere umano sul pineta terra poteva avere in casa sua.

Aveva persino rifiutato di andare con John a New Orleans per delle faccende di lavoro. Ovviamente il viaggio sarebbe durato solo pochi giorni, tant'è che quel giorno sarebbe dovuto ritornare. Ciò spiegava il nervosismo ancora più accentuato di mia madre. Non aveva detto a John delle foto e francamente non immaginavo quale potesse essere la sua reazione.

Sbuffai per la millesima volta e mi alzai dal letto facendo cadere il pesante volume di matematica, che a contatto con il parquet della camera, produsse un forte tonfo. Lo afferrai sbuffando nuovamente e uscì' dalla camera sbattendo la porta, sperando che mia madre mi sentisse. 

Lo sguardo che aveva verso di me era pieno di ribrezzo. Mi odiava e non c'era bisogno che lei stessa me lo dicesse, chiunque lo avrebbe capito.

"Dovresti incominciare a prepararti, ci metterai un po' per arrivare a scuola" proferì non distogliendo lo sguardo dalla televisione che trasmetteva una serie tv che seguiva fin da quando ero piccola.

"Non vedo per quale motivo io debba prepararmi un'ora prima quando mi servono solo 10 minuti di macchina per arrivare a scuola" dichiarai afferrando un bicchiere in cucina mentre nel frattempo lanciavo alcuni sguardi verso il soggiorno per vedere che reazione stesse assumendo.

"Appunto, oggi non andrai in macchina, bensì a piedi" spiegò e sentì i tacci riecheggiare per tutta la casa, segno che mi stesse raggiungendo. 

"Non andrò a piedi perché tu non voi che io stia nello stesso posto insieme a Taylor" sbottai a denti stretti. "Dovresti smetterla di seguirmi da per tutto, sei arrivata a farlo pure in bagno l'altro giorno!" aggiunsi allontanandomi da lei e dandole le spalle.

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