Capitolo II - Parte II

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Will era estremamente felice. Tutto ciò che guardava gli pareva bellissimo, il mondo girava in modo gradevole, e l'odore di pioggia che proveniva dal cielo gli annebbiava piacevolmente i sensi.
Aveva uno dei suoi sorrisi stampati in volto, e questo si allargava sempre di più ogni cosa che faceva, e non sembrava avere intenzione di richiudersi in qualche modo, soprattutto quando si accorse che era seduto affianco a Jason Stramitico Grace. Il suo profilo non era mai stato così vicino a lui e non gli era parso mai così familiare, e quella piccola cicatrice, ormai, era certo di poter dire di conoscerla a memoria.
Stava benissimo con la camicia, e i jeans gli fasciavano le gambe – e il fondo schiena, ma questo era convinto che non fosse il caso di farglielo notare – in modo sublime, tracciando i contorni dei suoi muscoli decisamente sviluppati e mascolini. Sì, doveva essere un bellissimo spettacolo poterli vedere da più vicino, e doveva esserlo anche poterli saggiare con i polpastrelli. Allungò quindi le dita e le posò sulla coscia dell'altro, facendole vagare, incuriosite, fino al ginocchio, per poi farle risalire fino quasi al linguine, dove però furono bloccate da quelle più forti e decise di Jason.
Perché l'aveva fermato? Era lui che l'aveva baciato per la prima volta, non aveva il diritto di impedirgli di toccarlo.
«Che stai facendo, Will?» chiese, più stupito che infastidito.
Will osservò ancora per qualche secondo il viso di Jason, studiandone ogni particolare, perdendosi in quegli occhi azzurri e cristallini, senza macchia o paura, sulle labbra sottili, sulla mandibola squadrata, sulla sottile cicatrice biancastra che rendeva, paradossalmente, quel ragazzo ancora più perfetto. Will sorrise e rispose: «Ti sto baciando».
Jason spalancò gli occhi, ancora più scioccato, quindi incominciò: «Ma non mi stai b...-» ma fu costretto a interrompersi, quando le labbra morbide e calde dell'altro si attaccarono alle sue.

Jason si ritrovò completamente impreparato. Non lo era mai stato a scuola, non lo era mai stato nell'aiutare Nico durante la sua problematica vita, non lo era stato mai durante le partite di calcio, non lo era mai stato e basta... mai, ad eccezione del momento in cui si era trovato con le labbra di Will unite alle proprie.
Eppure avevano un qualcosa di già sentito, quelle labbra, conosceva già il loro sapore e la loro consistenza, il loro calore e la loro dolcezza, e l'attimo dopo non era più impreparato: Jason si ricordò della sua prima – e ultima – vera sbronza, quella che gli aveva gettato in faccia la verità sul suo orientamento sessuale, quella che era passata alla storia della squadra di calcio come la "serata in cui il capitano si è fatto a caso un altro ragazzo". E, visto che era piuttosto certo che l'unico momento in cui la sua memoria aveva fatto cilecca fosse stata proprio quella, e che quindi l'episodio accaduto si poteva considerare unico nel suo genere, Jason fece due più due e arrivò alla conclusione che era proprio Will quello a cui si era incollato.
Cercò di approfondire il contatto, aprendo la bocca e lasciando che l'altro vi penetrasse, allungando le mani sulla sua schiena e stringendolo come aveva fatto quella sera: le sensazioni erano identiche, non c'era nulla da fare. Il suo sangue ricordò ciò che era avvenuto e, come allora, incominciò a pompare più forte di quanto avesse mai fatto, le sue mani affondarono ancora di più nella carne morbida e nei capelli ricci dell'altro che, come di riflesso, si premette forte contro di lui, come se fosse tutto ciò che aveva sempre desiderato.
Errore.
La sua testa andò in completo cortocircuito: la prima volta, l'altro si era allontanato da lui dopo poco, troppo sconvolto per reagire, mentre questa volta le sue dita si stavano pericolosamente avvicinando all'inguine. Le immagini divennero confuse, i ricci dorati di Will non furono più ricci, ma divennero neri e ondulati, troppo lunghi per essere i suoi, Jason immaginò che il corpo che lo stava abbracciando e baciando non fosse così alto e muscoloso, ma più sottile, la sua pelle più chiara, le sue dita più magre e allungate e i suoi occhi neri come la pece.
Si staccò velocemente dall'altro, allontanandolo con i palmi delle mani. Non sapeva cosa dire, non sapeva che pensare, e l'alcool stava solo peggiorando la situazione già di per sé complicata. Non ci voleva un genio per capire cos'era avvenuto, eppure tutto gli pareva così confuso da non riuscire a capire dove esattamente era iniziato e dov'era invece finito il bacio dato a Will.
«Ho fatto... ho fatto qualcosa di sbagliato?» chiese il ragazzo, improvvisamente cinereo in viso, cosa assai strana visto il colore abituale delle sue gote.
Jason deglutì: «No, niente» rispose, cercando di fuggire dal suo sguardo.
Con un bacio sono riuscito a commettere tre tradimenti: verso Reyna, la mia ragazza, verso Will, che avrei dovuto avere in mentre mentre lo baciavo, e verso il mio migliore amico. Si interruppe per qualche secondo, faticando a formulare nella sua mente il nome a cui corrispondeva la definizione di "migliore amico". Nico.

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