<< A. R. I. A. N. E. >>

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Ariane.

ARIANE.

A.R.I.A.N.E.

Il nome più meraviglioso che abbia mai sentito. Continuo a ripeterlo nella mia testa come se fosse la più dolce delle ninnananne del mondo. Chiudo per un attimo gli occhi e immagino di sussurrarlo mentre mi bacia, mentre mi tocca o anche solo mi sfiora.

Quanto può essere potente un nome? Quasi niente, eppure per me era come se fosse la prima volta che avessi sentito un nome talmente bello.

Ma sapevo che non era il nome a crearmi tanta felicità ed euforia: era lei in carne ed ossa. Averla finalmente trovata dopo tante notti, dove credevo che fosse solamente un bel sogno.

Raccontai a Ryan dei sogni e lui mi disse che era normale sognare belle fighe che ti dicono di cercarle, ma nel 99% dei casi sono solo frutto della tua immaginazione. È la donna che ogni uomo sogna a suo modo. Eppure io facevo parte di quel'1% così piccolo e misero.

Non sarei mai stato così coraggioso da dirle tutto quanto. Mi avrebbe preso per un inguaribile romantico, che le tenta tutte per conquistare il suo cuore. Così avrei tentato di farle capire che mi piaceva sul serio e che volevo qualcosa di serio con lei. Senza parlare di sogni o altro, mi bastava essere me stesso, e forse anche meno stronzo.

Riapro gli occhi e me la ritrovo a pochi centimetri dalle mie labbra. Non stava per baciarmi, aveva la fronte corrugata e sembrava preoccupata. Ma per che cosa?

"Pensavo fossi svenuto! Non aprivi più gli occhi.", dice guardandomi male. "All'inizio credevo stessi pensando e ti stavo dando il tuo spazio, come tu vuoi dai tuoi amici. Ma poi non aprivi più gli occhi. Mi sono spaventata.", era impallidita. Non ero preparato ad avere attenzioni di questo genere, soprattutto da una ragazza.

"Sentiti libera di darmi un pizzicotto o qualsiasi cosa che mi faccia tornare alla realtà.", alza un sopracciglio come a dire che non mi crede. "Dico sul serio. I miei amici manco si permettono. Ma con te posso fare un'eccezione.", avrei fatto di tutto per averla per me.

Poggia la testa sul muro e chiude gli occhi. Noto un leggero sorriso sulle sue labbra. Volevo assolutamente sapere a cosa stesse pensando.

"Scusami, ti sembrerò una scema. Ma sento qualcosa dentro di me. È...è come se io ti conoscessi da tempo. Come se sapessi tutto di te, ma in realtà non so niente. Si, lo so. È una cosa stupida e infantile.", dice gesticolando nervosamente. Sapevo cosa provava. Anche io sapevo molte cose di lei, anche se me le aveva dette nel sogno. Che poi erano cose inventate da me? O sono la realtà?

"Posso capirti benissimo. Sta capitando anche a me. Solo che è una cosa nuova. Nel senso che di solito non faccio queste cose con una ragazza. È un territorio nuovo per me.", mi fermo per cercare le parole giuste. "La cosa mi spaventa un po', ma penso che per te potrei fare di tutto.", le nostre mani improvvisamente si sfiorano piano. Non sapevo cosa fare, era tutto nuovo per me.

"Credi che vada bene se noi ci vedessimo oggi pomeriggio al giardino degli skater?", chiese, facendo pressione sulla mia mano.

"Si, penso che si possa fare. Mi va di rivederti fuori da scuola. Almeno non avremo problemi con gente che potrebbe fissarci.", sussurrai, guardandomi attorno.

Sorrise dolcemente e si avvicinò per stamparmi un bacio sulla guancia. Il mio cuore accelerò a dismisura e pensavo che prima o poi mi sarebbe uscito dalla gabbia toracica.

"Adesso devo andare a lezione. Ci vediamo oggi pomeriggio verso le tre e mezza. Cerca di non mancare.", mi fece l'occhiolino e sparì nel corridoio.

Io ero ancora imbambolato sul pavimento e stavo cercando di capire cosa fosse appena successo.

Avevo davvero una specie di appuntamento con la ragazza dei miei sogni? Oddio, non riuscivo a crederci. Mi sarei voluto tirare uno schiaffo, almeno per vedere se non stavo sognando davvero.

La campanella suonò e vidi numerosi studenti andare verso i propri armadietti.

"Justin? Che fai seduto a terra?", una voce femminile mi riportò alla realtà.

In realtà c'era una ragazza che sopportavo ed a cui volevo bene. Lei si abbassò verso di me e mi sorrise. Era la migliore amica che potessi mai desiderare. Charlotte non era come tutte le ragazze che mi ronzavano attorno, anzi, il più delle volte lei le mandava via. Era iperprotettiva nei miei confronti. Non ci vedevo nulla di male, a meno che la ragazza non mi interessasse, ma questo accadeva raramente.

"Fino a poco fa ero insieme alla creatura più bella del mondo. Non so come spiegare come mi senta. Dammi un pizzicotto, devo essere sicuro di non sognare.", stavo sorridendo come un ebete e Charlotte sembrava molto confusa. Dovevo cercare di spiegarmi meglio.

"Sai la ragazza di cui ti parlavo? Cioè quella che sogno ormai tutte le notti? È qui a scuola! Ho appena finito di parlarci e mi sento...felice per la prima volta! Lei è adorabile proprio come nei miei sogni. Oggi pomeriggio dobbiamo vederci e mi sento...emozionato!", continuavo a parlare senza rendermi conto di quello che dicevo. Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno. Charlotte era perfetta perché è una ragazza e forse potrebbe darmi dei buoni consigli.

"Oh, wow. Calma Justin.", non mi aspettavo queste parole. Di solito quando le dicevo che uscivo con una ragazza, subito si affrettava per rendermi perfetto. Non mi aspettavo queste parole.

Non mi stava neanche fissando e guardava i ragazzi passare davanti a noi.

"Pensavo mi avresti detto qualcosa. Cioè, che mi avresti dato qualche consiglio per oggi pomeriggio.", affermo seccamente. Che le prendeva? Non avevo detto niente di così strano.

"Beh, in realtà non so che dirti. Penso che tu debba essere solo te stesso. Adesso ho lezione, quindi in caso parliamo in mensa.", mi diede un bacio sulla guancia e anche lei scappò via come Ariane.

L'unica differenza era che Ariane era felice anche se era andata via, mentre Charlotte era diventata acida dal nulla. All'inizio pensai che forse le aveva dato fastidio che avessi parlato di Ariane. Scossi la testa: impossibile, lei non provava nulla per me, lo aveva detto chiaramente. Prima che iniziassi a sognare Ariane, avevo provato a far funzionare le cose fra me e lei. Ma eravamo troppo amici e ci eravamo ritrovati a litigare per ogni singola cosa. Quindi era meglio se lasciavamo stare la relazione.

Ormai non mi interessavano più le altre ragazze. Ne avevo una sola in mente e quella avrei conquistato. Mi alzai dal pavimento e decisi che avrei seguito la lezione di matematica. Non capivo nulla di questa materia, ma non potevo permettermi di essere bocciato. Entrai in aula e mi ritrovai tutti gli occhi puntati addosso. Ma io rimasi vedendo che c'era anche Ariane.


What Do You Mean?Where stories live. Discover now