05. Seoulmates

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05 Seoulmates.

«Jae Won organizzerà una festa tra tre giorni, nella sua villa personale» iniziò Saskia, premendo il tasto centrale del telecomando. Sullo schermo del jet apparve lo scan di un articolo di giornale coreano, che la donna si apprestò a tradurre.

«Sarà esclusivo per i suoi finanziatori, le loro famiglie, possibili clienti e celebrità. Praticamente un gala d'affari» spiegò. Lyssa fece apparire sul secondo schermo un'altra foto, stavolta una candid che i paparazzi dovevano avergli scattato di nascosto.

«Gira sempre con due guardie del corpo, dopo che tre anni fa un complottaro ha attentato alla sua vita. L'aveva accusato di lavorare sottobanco con la criminalità organizzata, e vorrei far notare l'ironia della situazione» spiegò la ragazza. Schiacciò un altro tasto, e questa volta le foto lo ritraevano in un locale notturno, mentre consegnava una mazzetta ad altre tre persone, nascosto in un tavolo all'angolo.

«L'altro giorno è stato beccato a ritirare un pacco da quattro russi. Una volta identificati e tradotto le loro telefonate, io e Saskia abbiamo scoperto che sono gli stessi con cui abbiamo avuto a che fare a Mosca mentre voi eravate a Kiev»

«Ciò conferma la sua inclusione nel piano della Yamaguchi e Pavlov» convenne Steve. «Potrebbe effettivamente essere il Terzo Soggetto. Dobbiamo tenerlo d'occhio»

«Se arrivassimo a Seoul entro stasera, avremmo due giorni interi per tenerlo d'occhio prima che organizzi il gala» aggiunse Natasha.

Massimo annuì, d'accordo, mentre Bibiana e Jenny ascoltavano con attenzione.

«Allora capo, che si fa? Si parte per la Corea?» domandò ad un certo punto Stephen, per una volta abbastanza entusiasta delle prospettive.

«Subito» esclamarono in coro Steve e Nicole, decisi. Rogers si rese conto che Miller non stava parlando di lui, bensì di Nicole, che era effettivamente il leader del team H.U.S.H..

Gli altri fecero finta di niente e Natasha apprezzò la loro saggia scelta. Al Capitano mancava la sua squadra ed era effettivamente la prima volta che si trovava come sottoposto. Figurarsi poi se in quella nuova esperienza il capo di quasi tre quarti della squadra era la sua fidanzata.

Nicole si alzò, poggiando le mani sul tavolo, poi si rivolse agli H.U.S.H..

«Partiremo subito per Seoul in modo da arrivare entro stasera. Durante il viaggio organizzeremo il piano di sorveglianza, così entro domani mattina saremo già operativi» annunciò, ferma. «Lyssa, voglio che tu piantoni Park. Da quest'esatto momento voglio che tu gli stia addosso ventiquattro ore su ventiquattro. Ogni suo spostamento dovrà essere riferito e le sue chiamate dovranno essere intercettate. Saskia, tu ti occuperai di tradurre le telefonate, appena saprai qualcosa di utile non esitare a far rapporto. Per quanto riguarda gli altri, non appena sapremo come agire ci divideremo le varie cariche in modo da ottimizzare la spedizione» annunciò.

Il team H.U.S.H. annuì quasi in sincrono e la formazione si ruppe, lasciando nella sala comune solamente Silencio e i Vendicatori.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui tutti si guardarono, poi Clint sospirò.

«E ora aspettiamo» disse.



Jae Won Park uscì dalla banca, accompagnato dalle sue due guardie del corpo. Si accese una sigaretta, a pochi metri dalla sua macchina nera parcheggiata proprio di fronte all'edificio.

Dal suo aspetto ordinato ed elegante, non si faceva fatica ad intuire la sua posizione nella società. Con completo antracite, cravatta blu, i capelli neri pettinati all'indietro e la barba curata, dava proprio l'impressione di essere il CEO di una grande multinazionale.

Mission Impersonatable (#3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora