Nascondino

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Mi chiamo Michael, per gli amici Mike.

I miei genitori mi hanno abbandonato quando ero un bambino. Mi ricordo le loro facce, ma ancora non capisco il motivo del loro abbandono.

Sono stato adottato sei mesi fa da Brian. Brian è il mio nuovo papà. Mi vuole bene, un bene dell'anima dice e anche io gliene voglio. Non mi ha mai giudicato come facevano i miei genitori biologici e spesso gioca con me.

Il nostro gioco preferito è nascondino.

Io mi diverto molto a nascondermi nei posti più impensabili, casa sua è piena di nascondigli.

E lui mi cerca, mi cerca senza stancarsi per delle ore. Alla fine o mi trovava o si stancava ed è quello uno dei miei momenti preferiti. Quando esco e lo sorprendo alle spalle si spaventa un po' ma poi ridiamo e mi cucina il mio piatto preferito come premio per la mia bravura. E vincevo sempre io.

Poi qualcosa è cambiato...

Una sera papà tornò tardi da lavoro. Era molto stanco ma accettò comunque di giocare con Me.

Niente nascondino però. Giocammo a Scarabeo.

Provavo una strana sensazione mentre leggevo le sue parole:

sangue

ombra

paura

demoni

anima

cuore

Essendo ancora piccolo alcune di quelle non le capivo. Che Cos'erano i demoni? Cos'è il sangue? E l'anima?

Chiesi spiegazioni. Per un momento sembrava stupito, poi abbassò lo sguardo sui tasselli e si alzò bruscamente.

Si sedette sul divano e io lo seguii, continuando a chiedere il significato di quelle parole.

Mi prese In braccio e mi guardò con una certa sofferenza negli occhi.

'Piccolo, papà fa un lavoro stancante e quindi per errore ho scritto quelle parole.'

'Sì papà ma...'

'Sei ancora un bambino, non puoi sapere ancora certi dettagli. Aspetta ancora un po'.' e mi baciò la fronte.

Quella sera andai a letto con ancora quelle domande In testa. Mentre dormivo avvertivo qualcosa di strano, una presenza o un rumore. Nulla di più. Ma avevo paura quindi scendevo dal letto e andavo In camera di papà che subito mi abbracciava e rassicurava.

Attesi un anno. Durante questo periodo abbiamo continuato a giocare a nascondino tranquillamente.

E' subito dopo che avvertii chiaramente che qualcosa non andava. Mentre rimanevo nascosto osservavo mio padre che si affannava a cercarmi. Osservavo più che altro le sue gambe, l'altezza a cui mi tenevo nascosto era anche più bassa. Cominciavo ad annoiarmi a stare seduto a non far niente e per passare il tempo sfilacciamo piano piano un pezzo di stoffa che mi portavo sempre appresso, rosso scarlatto. Una volta alzai lo sguardo per vedere a che punto era mio padre e notai con orrore che la sua ombra non c'era. Nessuna traccia di oscurità sul pavimento, nulla.

Fu lì che mi assalì un brivido. Qualcosa mi sfiorò la mano. Non urlai. Non subito. Mi girai di scatto verso la mano e con il pezzo di stoffa soffocai un gridolino.

Un'ombra enorme sedeva accanto a me. Aveva corna, unghie lunghe e occhi gialli incandescenti. Il resto era tutto nero. Il freddo si fece più intenso. Non riuscivo a scollare i miei occhi sgranati dai suoi occhi tondi e gialli.

Come sentii la voce di mio padre annunciare la resa, l'ombra svanì.

Come di consueto, uscii allo scoperto e sorpresi papà. Per il momento non gli dissi nulla dell'ombra.

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