Capitolo 7

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Con mia grande sorpresa di ritorno dalla prova dell'abito trovai ad aspettare nella mia stanza Morgue, seduto sul mio letto che giocherellava con una strana pallina.

<<Cosa ci fai qui?>> chiesi rimanendo sull'uscio della porta, non sicura sul da farsi.

<<Sta tranquilla, non sono qui per farti del male>> rispose posando la sua pallina, invitandomi ad andargli vicino.

Chiusi la porta dietro di me ubbidendo al suo ordine, sebbene avevo paura non dovevo dimostrarglielo proprio come tendevo a fare con la mia violenta madre.

<<Mi dispiace, sono venuto per chiederti scusa>> disse ed allora capii che la fine del mondo era imminente dato che Morgue il Superbo si era appena scusato.

Non risposi, non sicura di aver udito bene <<Aleira ci sono delle regole fondamentali da rispettare qui:
Non insultare me;
Non far arrabbiare Harag;
Non mangiare nulla di Hals;
Non toccare ciò che appartiene a Lakota;
Non disturbare il sonno di Kasal;
Non rifiutare mai le avance di Lust;
Non elogiarti in presenza di Ilara.

Noi non siamo padroni dei nostri istinti, riusciamo spesso a tenerli a bada ma se superi il limite risvegli quel nostro lato. Ed è stata la mia Superbia a colpirti oggi, per questo ti chiedo scusa, per non essere stato in grado di controllarla. Io non ti farò del male ma tu devi smettere di provocarmi>> disse severo.

<<D'accordo>> sussurrai, sarebbe stato difficile non rispondere alla sua presunzione ma se questo significava che non mi avrebbe fatto più del male ci avrei potuto e dovuto provare.

<<Un'ultima cosa>> disse dirigendosi verso la porta <<dopo che la nostra cerimonia si svolgerà smetterò di vedere Biska, per tuo rispetto. Per questo voglio essere sicuro che non ci sia nulla tra te e mio fratello>> quelle parole mi colpirono come lame di ghiaccio nel cuore.

<<Non c'è nulla tra noi due>> risposi in un sussurro, mi sorrise prima di uscire dalla mia stanza.

"Non c'è nulla tra di noi" ed era vero: eravamo solo amici io e Harag, o forse no? Forse non eravamo nemmeno amici. Eravamo collegati da un patto, in fondo era stato Harag stesso a convincermi a sposare Morgue in cambio di un po' di compagnia, è vero mi aveva protetta ma perché?

Poi c'era Vasariah, si erano lasciati solo perché lei un angelo e lui un demone, ma si amavano ancora? E a cosa stavo pensando io, perché ero triste per certi futili motivi invece di preoccuparmi per il mio imminente matrimonio?

Cercai di pensare solo al piccolo a cui avrei fatto visita anche quella sera e ad i miei imminenti insegnamenti. La trasfusione di sangue quella sera segnava la fine della mia trasformazione in demone infatti potei notare netti miglioramenti nei miei cinque sensi e nella mia agilità.

Quando le infermiere ebbero finito e lasciato la stanza vidi Harag materializzarsi proprio accanto alla porta d'ingresso, fortuna che avevo già indossato gli abiti adatti.

<<Prima di andare ti insegnerò come teletrasportarti>> disse venendomi incontro <<Ok>> mi limitai a rispondere, non avevo molta voglia di parlare con lui.

<<Concentrati sul posto in cui vuoi andare, immaginalo bene nella tua mente, devi desiderare di riaprire gli occhi e trovarti lì>> spiegò.

Chiusi gli occhi cercando di immaginare la cameretta del bambino intorno a me, le mura tinte di un celeste chiaro, il piccolo letto accanto alla finestra e l'armadio verde chiaro di fronte ad esso, ma non accadde nulla, una volta aperti gli occhi ero ancora nella mia stanza.

<<Non ha funzionato>> dissi abbattuta, mentre Harag sorrise <<Hai desiderato di essere lì? Prova di nuovo>> suggerì ed allora ci riprovai ed ecco di nuovo le mura celesti, la finestra, l'armadio, il lettino e... i singhiozzi del piccolo, il mio desiderio di aiutarlo.

Il Mio Dolce PeccatoWhere stories live. Discover now