Caos calmo.

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Invoca il perdono degli Dei, il guerriero.
Respira profondamente, osservando le porte di Zanon;
Sarebbe stato tutto suo.
Tutti sapevano che dopo Alexander era lui ad avere il controllo ma non era quello il suo desiderio più grande.
La sua unica ragione di vita l'attendeva dietro quelle enormi porte.
Avrebbe dovuto essere forte.
Improvvisamente i sensi di colpa lo sopraffecero e Conan annaspò, come se fosse stato colpito.
Ma cos'era diventato?
non aveva mai provato sentimenti negativi nemmeno nelle lunghe notti nelle celle del deserto, aveva sempre cercato il sole del mattino che filtrava dall'angusta finestrella della sua cella.
Era cambiato, ma in peggio e non riusciva a capire perché.
Tutti i sentimenti di odio, invidia e gelosia che aveva provato erano una novità per lui, ma arrivati a questo punto non riusciva a provare nulla di diverso.
Come una forza che ti spinge ad agire, come un fiume in piena che non puoi fermare.

***

Conan, da solo.
Adélaïde fu presa dal panico, sapeva che non era una buona cosa vederlo solo.
Erano più di quattrocento uomini, dov'erano gli altri?
Ma sopratutto, dov'era Alexander?
Ella notò che Conan evitava di guardarla negli occhi.
Prese coraggio e chiese: "Dove sono gli altri, Conan?"
Finalmente il biondo la guardò, era così bella, il blu del suo vestito le donava particolarmente.
Aveva raccolto i capelli, ma egli li preferiva sciolti.
"Ho una buona e una cattiva notizia."
Adélaïde sorrise, allora tutti sarebbero tornati presto, pensò.
"La cattiva mia signora..." cominciò Conan, accarezzando le mani di Adélaïde,che lei prontamente scansò.
Il giovane guerriero strinse la mascella, avrebbe voluto schiaffeggiarla.
"Alex è morto." Disse nel modo più crudo possibile, come per punirla per il suo atteggiamento.
Adélaïde si sentì mancare la terra da sotto i piedi.
Non formulò una sola parola, si limitò ad alzarsi e allontanarsi da Conan.

***

Erano giorni che Adélaïde non usciva dalla sua stanza.
Romana tentò diverse volte di persuaderla ad uscire, ma ella sapeva rispondere solo "no"
La donna era molto preoccupata per la sua signora. Capiva il dolore per la perdita di Alexander, lei stessa ne soffriva enormemente, ma era un rischio, un rischio che evidentemente Adélaïde non aveva calcolato.
La governante decise d'agire, Adélaïde era ancora la signora di Zanon e doveva reagire.
Non tentò di bussare, sapeva che la signora non le avrebbe mai aperto.
C'era una sola persona a cui avrebbe potuto chiedere aiuto: Conan.

***

Nella stanza padronale regnava il caos, Romana strabuzzò gli occhi.
Il silenzio acuto fischiava nelle orecchie, mentre sul grande letto sfatto erano adagiati ordinatamente tutti i vestiti di Alexander, l'unico posto in ordine, pensò la donna.
Accanto a lei Conan restava muto, dopo che gli aveva chiesto di sfondare la porta era ammutolito.
La toeletta era completamente distrutta, i vetri mezzi distrutti riflettevano una stanza cupa.
C'erano gocce di sangue sul pavimento, i piedi e le mani insanguinati, i capelli e le vesti strappate.
Romana si fiondò su di lei, mentre Conan restava muto e immobile, apparentemente sotto choc.
La donna sollevò da sola l'esile Adélaïde; sembrava priva di vita.

***

Lentamente la luce le apparve davanti agli occhi, sul viso il calore del sole le scaldava le gote.
"Finalmente" sentì sussurrare alla sua sinistra.
Aprì gli occhi confusa e venne accecata dalla luce del mattino.
Quanto tempo era passato? Era un altro incubo?
Sentì una lieve pressione alla mano, qualcuno la stringeva.
"Alexander, Alex..." cominciò.
"No mia signora, sono Romana."
Lui non c'era, non c'era più.
Pianse e si sorprese di avere ancora lacrime da versare.
Strinse le lenzuola di lino sotto di sé.
Le aveva annusate per così tanto tempo che il profumo di suo marito era andato via.
Le lacrime sulle sue guance pizzicavano, lo vedeva tutte le notti, dentro il buio della sua stanza; L'uomo senza ombelico le dava la possibilità di sentirlo, prima di riportarglielo via.
"Avete fame mia signora?" Adélaïde guardò la donna.
"Non sono la signora di niente, lasciami morire in pace."
Romana si infuriò.
"Non vi lascerò morire! Voi siete la signora di questa fortezza e non vi permetterò di lavarvene le mani. Mi sentite Adélaïde? Pensate che Zanon non lo pianga? Credete che soltanto voi state soffrendo? No davvero."
Si alzò di scatto.
"Vado a prepararvi la colazione e voi la mangerete, fosse l'ultima cosa che faccio."
Si allontanò borbottando incomprensibilmente, mentre Adélaïde restava senza parole.

***

"La regina Isabella è qui, mia signora."
Erano passati molti giorni dalla sua apatia e molte lune avevano lasciato il posto alla malinconia per la perdita di Alexander.
Adélaïde voltò la testa di scatto verso la domestica.
"Allora era vero, non erano solo dicerie di pettegole." Disse più a sé che a Bernice, la nuova collaboratrice.
"Come dobbiamo comportarci, mia signora?" Disse quest'ultima in preda all'ansia.
"Come sempre." Replicò svogliatamente Adélaïde.
Da quando Alexander era morto nulla le dava felicità, niente riusciva più a sorprenderla o ad assopire il tumulto interiore.
Non le importava più dare una buona impressione di sé, nemmeno se la controparte era quella maledetta regina.
Si alzò dalla poltrona della sala lettura e si avviò con passo deciso nel salone.

***

"Di cosa state parlando mia regina?"
Adélaïde non credeva alle proprie orecchie.
Isabella sorrise, con i suoi modi affabili e dolci cercava di oiegarla alla propria volontà.
"Mi hai sentita ragazza, tu ti sposerai."
Adélaïde scoppiò in una fragorosa risata isterica.
"Voi non potete decidere per la mia vita. Ho appena perso mio marito e non ve ne sarà un altro." Disse sicura.
"Oh ragazza, questo è un gesto molto nobile, ma io sono la regina."
Disse, come se quell'affermazione giustifucasse la sua imposizione.
"Quando conobbi Alexander non eea nessuno, io gli diedi una posizione, una fortezza sicura e abbastanza potere per comandare indisturbato le mie terre; devo dire che è stato un ottimo investimento."
La donna sorrise mentre Adélaïde non sapeva cosa dire.
"Tu non vuoi che Zanon vada in mani altrui, vero? Alexander ha lottatl tanto per avere tutto questo e non puoi buttare tutto alle ortiche solo perché non vuoi che ti scelga un marito, Zanon ha bisogno di un comandante."
Continuò Isabella.
Adélaïde pensò al suo stato attuale.
Eea sola, con un bambino in grembo.
Certo, avrebbe potuto tornare a Montepovere, ma la regina aveva ragione: Alexanser non l'avrebbe mai perdonata se avesse abbandonato Zanon.
Strinse i denti e disse: "E sia."
Sulle labbra di Isabella affiorò i più dolce dei sorrisi.

AdélaïdeOù les histoires vivent. Découvrez maintenant