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Non lo ha costretto ad uscire.
Jake ha solamente insistito più del dovuto, portandolo quasi all'esasperazione, tant'è che si è ritrovato seduto al posto del passeggero nella sua auto, con la mano del suo fidanzato ferma sul suo ginocchio tremante.

Il che, woah, da quand'è che questi gesti lo rendono nervoso? O dovrebbe forse domandarsi perché Jake lo faccia sentire così fuori posto?

"Dove mi porti?" domanda dopo qualche minuto speso a farsi struggere dai suoi stessi pensieri, giusto per non far trapelare che no, lui in quella macchina non ci vorrebbe stare.

Jake sorride ampiamente e "Sorpresa" dice, spostando le dita leggermente più in alto, così da poter stringergli la coscia un po' più del dovuto.

Vorrei vomitare.
Vorrei scappare.
Vorrei che al posto suo ci fosse qualcun altro.

Annuisce semplicemente, spostando poi lo sguardo dall'altra parte, puntandolo al di fuori del finestrino.

Il paesaggio è confuso, sfocato quasi, offuscato dalla leggera nebbiolina che lo rende affascinante, per questo si tranquillizza appena e cerca di scacciare le immagini di una sedia girevole e due gambe toniche incrociate su quest'ultima.

Non puoi essere un'influenza così grande, Lou, non puoi e basta, pensa mentre Jake parcheggia e lo invita a scendere dall'auto, aspettandolo dalla parte del guidatore per poi prendergli la mano e guidarlo all'interno di un lussuoso ristorante.

Lo ricorda, in realtà, è uno dei primi posti in cui Jake lo ha portato, ed ai tempi gli era piaciuto davvero tanto.
Adesso, però, è certo che lo farà stare ancora peggio.

Ho bisogno del mio angolo di pace.
Ho bisogno di sentire la sua voce.
Ho bisogno di urlare.

Raggiunge il ragazzo e forza un sorriso, facendo scivolare le dita fra le sue, così da non destare nessun sospetto.

Di cosa, poi? Non lo sto di certo tradendo. Non nel vero senso della parola, almeno.

Scuote leggermente il capo e si schiarisce la voce, seguendo Jake all'interno del ristorante.

Un paio d'ore, al massimo, e tutto sarà finito.

•••

Non è andata male, pensa mentre si allaccia la cintura e aspetta che Jake metta in moto, ma mancava sempre qualcosa.

"Tutto okay, amore?" domanda quest'ultimo, sorridendogli ampiamente, lasciando il parcheggio del ristorante qualche secondo dopo.

Harry annuisce senza dire una parola, non ne ha voglia, non ne ha le forze ed è certo che scoppierebbe a piangere solamente aprendo la bocca. E no, non ha intenzione di farsi vedere così debole.

Così, senza neanche rendersene conto, si estranea da quella situazione, si lascia andare ad una realtà parallela in cui al posto di Jake c'è un ragazzo dal volto sconosciuto e la voce pungente e rilassante allo stesso tempo.

Dove mi sto andando a cacciare? si chiede nuovamente, facendosi scappare un sospiro leggero dalle labbra, mentre ritorna in e nota che il suo ragazzo ha parcheggiato sotto alla sua abitazione e si è girato verso di lui.

"Grazie, J" gli sorride, in parte sincero. "Mi sono divertito" aggiunge, sentendosi quasi in trappola.

Gli occhi di Jake sono puntati sulle sue labbra e no, no, no, non succederà nulla. Non stasera. Non quando la sua testa è catapultata da tutt'altra parte.

"Vuoi che salga?" domanda il ragazzo, mordendosi il labbro inferiore. "Non mi dispiacerebbe"

Ma Harry "No, amore, domattina devo alzarmi presto! Sai benissimo che se resti qui finirò per passare la nottata in bianco" si affretta a rispondergli.

Non come pensi tu, però, vorrebbe aggiungere. Ma non lo fa. Si limita solo ad avvicinarsi al suo viso e a sfiorargli le labbra lievemente, in un tocco quasi inesistente.

Gli dispiace, ma è sicuro che avrebbero passato il restante tempo a fingere.
E poi... È vero, la sua nottata sarebbe stata sprecata, perché sarebbe rimasto immobile, sdraiato su di un fianco, a fissare la sua figura addormentata dopo avergli rifilato un mal di testa improvviso.

Si sarebbe distrutto per l'ennesima volta e non è questo il modo in cui vorrebbe, anzi vuole, impiegare le ore a venire.

Quindi saluta velocemente Jake e recupera le chiavi del suo appartamento, lasciando la vettura con il cuore che batte forte, impaziente di entrare all'interno dell'edificio e di prendere finalmente in mano il telefono, così da poter richiedere una conversazione privata con Lou.

È tutto ciò di cui ha bisogno, in quel momento, e si sente sempre meno in colpa man mano che il tempo passa.

Talkin', squealin', lyin' ⚓︎ l.s. Où les histoires vivent. Découvrez maintenant