36 - Fiducia infranta

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Thalia

«Io sto uscendo, piccoletta.» Drake si affacciò sulla soglia della mia camera, si appoggiò poi allo stipite della porta con una spalla. «Non dovrei tornare tardi.»

Ero stesa sul letto, sotto le coperte, con un libro in mano. Distolsi lo sguardo dalle pagine e annuii.

«Va' pure. Io leggerò ancora un po', poi andrò a dormire.»

Mio fratello alzò un angolo della bocca. «Sappiamo entrambi che al mio ritorno sarai ancora su quelle pagine.»

Un sorriso mi sfuggì dalle labbra, che nascosi dietro le ingiallite pagine del libro che stringevo fra le mani.

«Mi conosci troppo bene.»

«Ti ho praticamente cresciuto.» commentò lui prima di chiudersi la porta alle spalle.

Pochi minuti dopo, sentii il portone d'ingresso chiudersi.

Sospirai appena e mi tolsi le coperte di dosso, dopo aver sistemato il segnalibro fra le pagine. Indossavo ancora dei jeans e una felpa.

Mi alzai dal letto e mi guardai un'ultima volta allo specchio, mentre legavo alcune ciocche scure con un elastico sopra la testa.

Era mercoledì, l'Angels era chiuso e Drake lo sapeva bene. Era tardi e non sarebbe stato contento nel sapermi in giro a quell'ora, per questo avevo finto di rimanere a letto quella sera.

Era solo una piccola e innocente bugia. Sarei tornata a casa prima di lui e non avrebbe mai saputo di quella mia fuga.

Il mio telefono vibrò sul comodino: era Roxy, mi avvertiva di essere arrivata sotto casa mia.

Diceva di aver scoperto qualcosa, che dovevamo assolutamente indagare. Quando l'avevo incontrata a scuola quella mattina, fra i corridoi, sembrava nervosa, ansiosa e forse arrabbiata. Non ne ero certa, ma nei suoi occhi azzurri avevo scorto un mix di emozioni contrastanti, tutte negative.

Per qualche strano motivo, ero ormai certa che Flynn fosse innocente, che malgrado tutto l'odio che covava verso Gabriel, non lo avesse ucciso.

Mi fidavo di lui e fino a quel momento non mi aveva mai deluso.

Dovevo solo dimostrarlo e convincere anche Roxy della sua innocenza. E magari si sarebbe data pace, magari quelle nostre indagini avrebbero avuto una fine.

Indossai il giubbotto di jeans e una sciarpa. Novembre era un mese piuttosto freddo lì a Manhattan, niente a che vedere con Ciudad del Mexico, dove splendeva sempre il sole.

Raccolsi il mio zaino da terra e lasciai l'appartamento. Scesi i gradini del palazzo due alla volta e raggiunsi il marciapiede, proprio lì, sul ciglio della strada, vidi Roxy alla guida dell'auto del padre di Flynn.

Mi avvicinai e aprii la portiera, sbirciando all'interno.

«Hai la patente, vero?» chiesi, per essere sicura.

«Certo che sì!»

Sospirai di sollievo e salii a bordo, poi allacciai la cintura. «E il signor Cosgrove sa che stai guidando la sua macchina?»

«Fai troppe domande, Thal curiosona.» mi sorrise lei, facendomi intendere che non lo sapeva affatto.

«Da quando sei così ribelle?» scherzai con una risata mentre metteva in moto, ma lei non mi rispose.

Per qualche minuto, mentre l'auto sfrecciava per le strade di Manhattan, solo la musica trasmessa alla radio scacciava il silenzio che colmava l'abitacolo.

Avevo lo sguardo rivolto fuori dal finestrino, sul marciapiede e sui lampioni che scorrevano veloci sotto il mio sguardo. Fu allora che vidi una chioma rossa piuttosto familiare passeggiare.

𝔒𝔟𝔰𝔢𝔰𝔰𝔢𝔡 - Rose sfioriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora