22 - Luna park

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Thalia

Era arrivato il grande giorno, la serata che aspettavo da così tanto: l'appuntamento con Henry. Non riuscivo più a contenere l'entusiasmo!

Avevo trascorso l'intero pomeriggio in videochiamata con Roxy, per scegliere insieme a lei l'outfit che avrei indossato quella sera. Non ero il tipo di ragazza vanitosa a tal punto, ma volevo che tutto fosse perfetto, che io fossi perfetta.

Iniziavo anche a pensare che forse mi ero presa una bella cotta per lui, e non succedeva da parecchio. In Messico tutti conosceva gli Anderson, tutti ci temevano. Avevano paura di me, che non avevo mai osato far del male a qualcuno.

Questa era la vita che Christian aveva da offrirci come padre, un'esistenza di solitudine e rimpianti. Io non sarei affondata nella sua stessa barca, né avrei permesso a Drake di naufragare per via dei suoi sbagli.

Un flebile venticello autunnale fece il suo ingresso attraverso le finestre della mia camera. Quel soffio di vento mi accarezzò dolcemente i capelli, arricciati in morbidi boccoli. L'orlo della gonna svolazzò appena, solleticandomi le cosce.

Indossavo un vestitino rosa, semplice e delicato, e il mio solito giubbotto di jeans, ai piedi portavo delle sneakers bianche.

Raggiunsi lo specchio, posizionato in un angolo della stanza, e osservai con sguardo critico il mio corpo: vidi smagliature, nei e cicatrici, che il tempo non era mai riuscito a cancellare.

Nessuno era perfetto, tutti custodivano e celavano sotto strati di stoffa e smaglianti sorrisi le proprie insicurezze, e io non facevo eccezione. Non ero mai riuscita a vedermi bella e ad apprezzarmi, per questo indossavo sempre jeans e maglioni, per sentirmi a mio agio, per nascondere.

Questa volta era stata Roxy a insistere sull'indossare un vestito. Le avevo dato ascolto in un primo momento, ma cominciavo a pentirmene.

Drake fece il suo ingresso dopo aver bussato, sentii poi il suo sguardo su di me. Era a conoscenza delle mie insicurezze. «Smettila di guardarti in quel modo, sei bellissima. E provo un leggero fastidio all'idea che ti sia agghindata così per il tizio che ti sta aspettando all'ingresso.»

«E' già arrivato? Credi che gli piacerò?»

«Se non gli piaci è un idiota.»

Sorrisi e mi avvicinai alla scrivania, dove avevo posato precedentemente la borsa. «Puoi dirgli che sto arrivando?»

«Come vuoi, ma posso dirti cosa penso?» chiese lui appoggiandosi con una spalla allo stipite della porta.

«Tanto me lo dirai comunque.»

«Non mi piace, è talmente perfetto da sembrare finto.» detto ciò uscì dalla mia camera, lasciando la porta socchiusa.

Non ascoltai affatto ciò che disse, dopotutto cosa ne poteva sapere lui di ragazzi?

Recuperai il cellulare poggiato sopra il letto e il portafoglio dallo zaino di scuola, misi tutto dentro la borsa e mi guardai un'ultima volta allo specchio.

Avrei tanto voluto guardarmi con gli stessi occhi di mio fratello, era come se in me riuscisse a vedere la cosa più bella al mondo.

Uscii dalla mia camera e imboccai il corridoio che conduceva all'ingresso. Drake stava parlando con Henry, o meglio gli stava facendo le sue solite raccomandazioni da fratello maggiore, che in passato aveva vestito anche i panni di padre.

«Riportala a casa per mezzanotte, anzi facciamo le undici. Niente alcol, non voglio vederla tornare ubriaca, e comportati bene con lei. Sono stato chiaro?»

«Cristallino, non ritarderemo neanche di un minuto.» Henry, con un mazzo di fiori e una scatola di macaron stretti in mano, annuiva a ogni sua raccomandazione.

𝔒𝔟𝔰𝔢𝔰𝔰𝔢𝔡 - Rose sfioriteWhere stories live. Discover now