8. Il Cottage Sperduto Nel Nulla 3 - il risveglio

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Il Cottage Sperduto Nel Nulla 3

                                                  il risveglio


Finalmente, dopo tanti giorni, ero riuscito a dormire davvero bene.

Stropicciai gli occhi, mugulando e sbadigliando. Era ancora l'alba. E fui felice di essere libero di alzarmi e di fare quello che volevo: nessuna corda intorno ai polsi o intorno alle caviglie. Potevo andare in bagno da solo! E tornare di nuovo sotto le coperte senza timore.

Lui era lì, ad un soffio da me, accoccolato sotto il piumone, assopito in sogni profondi. Il suo respiro era delicato e regolare. Rimasi ad osservarlo per un tempo indefinito, scolpendo nella mia memoria ogni lineamento e ogni irregolarità della pelle, del viso, della labbra increspate.

In realtà, un po' di timore si celava ancora tra i miei gesti esitanti anche se la mia mente era quasi sconnessa, assente.

Affondai le dita nei suoi capelli, istintivamente, senza riflettere: erano morbidissimi, come la seta. Ma così lo svegliai. Gemette appena, scrutandomi con gli occhi socchiusi.

Accennò un sorriso, più simile ad una smorfia, e si mise cavalcioni su di me, sostenendo il mio sguardo. Il mio cuore premeva contro il petto, come se volesse uscire. Una sensazione che conoscevo ormai bene, ma questa volta non mi causava dolore.

Volevo accarezzargli il viso e sfiorargli le labbra con le dita, ma non trovai il coraggio. Non fu importante. Un'istante più tardi, lui decise di baciarmi: le sue labbra accarezzarono le mie, mentre la sua lingua esplorava con un po' di timidezza la mia bocca. Si coricò su di me: il suo peso sul mio corpo mi piaceva, adesso; lo desideravo.

Finalmente riuscii a sfiorargli le guance con le dita; seguii gli zigomi e scesi fino alle spalle; poi le braccia, poi i fianchi. Trovai il bordo della maglia e lo tirai su, appena appena, per poter sentire la sua pelle.

Non potei trattenermi. Rincorsi le fasce muscolose della schiena, fino alle scapole, segnando lievi solchi bianchi sulla pelle arrossata.

Lui si irrigidì.

Aprii gli occhi: mi stava osservando e notai confusione nel suo sguardo. Mi misi seduto, e lui fece lo stesso.

Mi avvicinai a lui, gattonando, e gli tolsi la maglia, piano piano. Il suo corpo sembrava scolpito da un'artista, era perfetto. Gli presi le mani, le avvicinai ai miei fianchi e le accompagnai su, lungo il mio corpo, aiutandole a spogliarmi. Lui non si oppose ma aveva ancora lo sguardo perduto. Gli diedi un bacio, un timido fiore posato sull'angolo delle sue labbra.

Poi un altro. Poi un altro ancora. Lui sorrise, e per la prima volta vidi i suoi occhi animarsi di una luce propria, limpida. Riprese a baciarmi, questa volta con vero trasporto, e mi strinse contro di sé, con forza, spezzandomi il respiro, facendomi fremere.

Forse lui lo aveva capito, che ero suo...

Innamorato di te che mi hai rapitoМесто, где живут истории. Откройте их для себя