14.

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I giorni seguenti passarono tranquilli.

Niall non si fece più rivedere, le ombre sospette neppure, e noi non parlammo affatto del bacio.

Harry aveva iniziato un nuovo libro ed era già a metà, io avevo trovato un po' di calma e non pensavo a tutti i problemi che mi circondavano.  Semplicemente, ne ignoravo l'esistenza.

Non posso negare, però, che entrambi cercavamo continuamente il contatto fisico: ci sfioravamo la mano, il braccio, la gamba, con qualsiasi scusa e per qualsiasi ragione.

Ed andava bene così, penso che quei tre giorni siano stati uno dei periodi più felici della mia vita.

Avevo smesso di guardare il calendario o l'orologio. Il cellulare solo qualche volta al giorno, anche se era rigorosamente sempre in silenzioso.

Giuro, avrei pagato per fermare il tempo.
Avrei venduto anche l'anima al diavolo direttamente, nel caso non fosse bastato pagare.

Ma tutto questo mio ignorare il mondo e concentrarmi solo su un sorriso con le fossette, come potrete ben intuire, non servì a molto.
Non importa dove vai o cosa fai per distrarti, la realtà alla fine ti scova. Sempre.


Il quarto giorno, il campanello suonò: il sig. Styles era tornato a casa.

Harry non sembrava molto felice di vederlo, ed io nemmeno.
Nella mia mente, che in questi tre giorni sembrava aver smesso di lavorare e preoccuparsi, scattarono almeno 100 mila campanelli d'allarme.
Misi il braccio davanti ad Harold per impedirgli di andare ad abbracciare il padre, e per tutta risposta entrambi mi guardarono interrogativi.

-Cosa c'è in quella?- chiesi al Sig. Styles, riferendomi alla valigetta che teneva in mano.

-Cose private.- rispose lui scocciato.

-C'è un programma per l'autodistruzione?- insistetti.

-Certo che c'è ragazzino, per chi mi hai preso? Ma tu come fai a...-

-Lo attivi subito.-

Il papà di Harry mi guardò molto male, un po' come si guarda un uno che ti dice di distruggere per sempre il lavoro di una vita.

-Si sbrighi, non abbiamo molto tempo.- rincarai la dose.

-Papà ascoltalo ti prego.. c'è qualcosa di grande in ballo, fai come ti dice. Io mi fido di lui.-  il riccio mi prese la mano e me la strinse forte, continuando però a guardare suo padre. Quel piccolo gesto mi fece sentire in possesso di una forza sovrumana, mi fece sentire invincibile, dandomi una carica pazzesca.

Suo padre, in modo molto titubante, schiacciò un bottone nascosto nel sottofondo della valigetta, ed andò a gettarla nel bidone della spazzatura.

Poi si rimise nella posizione di prima, sul ciglio della porta di fronte a noi, ad aspettare il botto, che significava che il software che gli era costato il lavoro di una vita, era esploso.

Quasi in contemporanea all'esplosione della valigetta, sentì un altro botto che conoscevo bene: uno sparo.

Il Sig.Styles crollò inerme sull'uscio della porta, senza vita.


-

Avete presente quando dovete dire qualcosa d'importante ma non ricordate cosa? Ecco questo è uno di quei momenti. Odio.

Disagi a parte, colpo di scena, zan zan zan! In questo periodo mi stanno venendo un sacco d'idee per questa storia, ma non ho mai tempo per buttarle giù perché #mainagioia lol.

xx

The Blacklist. ~ Larry.Where stories live. Discover now