Capitolo 7

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Jeff's pov
Camminai lentamente lungo il corridoio, il buio mi circondava e l'unica luce ad illuminare quella casa sconosciuta era quella della luna.
Tenevo il pugnale stretto nella mano destra, mi guardavo intorno, cercando la prima porta aperta.
Mi intrufolai in una stanza,guardai il letto: una dolce bambina di massimo dieci anni dormiva facendo sogni beati.
Sorrisi.
Sentivo il respiro regolare e vedevo il suo petto alzarsi sotto le coperte.
Perfetto, pensai.
Chiusi la porta dietro le mie spalle.
Camminai lentamente verso il letto, calpestai un orsacchiotto che cominciò a dire "Ti voglio bene" ripetutamente.
La bambina si alzò di colpo, girandosi verso di me.
Sentivo l'odore della paura.
Forse per una persona normale la paura non ha consistenza, ma io, Jeff, la paura la vedo, la sento, l'annuso.
È una nebbia fitta che ricopre il corpo, cerca un rifugio sicuro davanti alle situazioni più brusche.
Guardai la biondina, prima che potesse urlare le tappai la bocca con una mano, spingendola di nuovo con la nuca sul cuscino.
Sorrisi.
Alzai il pugnale, mentre quel fastidioso pupazzo continuava a ripetere "ti voglio bene" con voce robotica.
-vuoi essere una bella bambina?
Chiesi alla piccola, lei rimase immobile, con gli occhi incollati sul pugnale, spalancati, con le pupille dilatate, ricolme di terrore.
Annuì leggermente.
-Io posso renderti la bambina più bella della scuola, ma che dico!del mondo.
La bambina cominciò a tremare, mentre le sue lacrime cominciarono a bagnarmi la mano.
-so che lo vuoi, tutti vogliono essere apprezzati, io posso aiutarti.
Dissi sorridendo amaramente.
La bambina cominciò a dimenarsi quando vide che abbassai il pugnale all'altezza del suo ventre.
Con la lama premetti contro il pigiama, le lacrime scesero copiose lungo le guance paffute della piccola.
Spinsi la punta del pugnale più a fondo, la stoffa del pigiama si strappò insieme alla sua pelle, che cominciava a dividersi in due per imbrattare, poi, le coperte di un rosso vivo.
Continuava a piangere, a dimenarsi e a cercare di farsi sentire da qualcuno.
Ecco, questo era il mio mondo.
Dovevo sentire le suppliche, le grida ovattate, i gemiti; dovevo sentire l'odore della paura; dovevo assaporare quella linfa vitale che tanto amavo.
Pensai a Kyra.
Quella stronza, quella grandissima stronza non mi dava soddisfazioni.
Premetti di più il pugnale nello stomaco della bambina, la mia rabbia doveva essere sfogata sul corpo di innocenti.
Volevo sentire le urla di quella ragazza, Kyra, dovevo assaporare il suo sangue.
Bramavo il suo corpo indifeso sotto il mio, mentre facevo correre la lama lungo il suo collo per ucciderla lentamente, senza fretta.
La bambina cominciò a scalciare, la guardai con rabbia estraendo il pugnale e accoltellandola più volte su tutto il corpo.
Ormai non serviva più la mia mano per farla tacere: era libera.
Guardai il suo corpo tumefatto: era un'opera incompleta.
Mi avvicinai al suo viso, tracciando le linee che tanto amavo: ecco, adesso era finalmente felice.
Volevo dedicare quella vittoria alla mia preda preferita, quella era la prova del mio patto: avrei fatto di tutto per uccidere Kyra.
Ma adesso non ero ancora soddisfatto, avevo bisogno di sfogarmi.
Andai velocemente verso le altre camere,aprendole una per una: finalmente trovai la stanza dei genitori di quella bambina.
Russavano come maiali, ed erano anche grassi come i maiali.
Andai rapidamente verso quello che doveva essere un padre, ma somigliava di più ad un rinoceronte.
Lo pugnalai velocemente al petto, lui spalancò gli occhi nel vano tentativo di afferrarmi con una mano, ma forse, prima che lo finissi definitivamente, un infarto lo aveva già freddato.
La moglie si alzò dal letto, con gli occhi pieni di sonno.
-amore, il letto è bagnato..
Arrestò la sua frase quando mi vide.
Cercò di scappare, ma sbarrai la porta e lei si buttò a terra, portando le gambe davanti al petto e stringendole a sè con le braccia.
-sono venuto per renderti una bella signora. Insomma, guardati, sembri un cinghiale impaurito.
Continuava a tremare e insieme a lei anche il doppio mento.
Risi.
Mi inginocchiai di fronte a lei e le accarezzai una gamba, che in realtà era più un prosciutto di parma.
-lasciati andare, ormai la tua famiglia non esiste più, non vuoi raggiungerli e ricongiungerti a loro per l'eternità?
Cominciò a piangere, sospirai, roteando gli occhi e la pugnalai giusto al cuore,chiuse gli occhi e cadde a terra di peso.
Adesso l'umanità avrebbe dovuto ringraziarmi, potevano sfamare anche i più poveri con tutto quel grasso.
Cominciai a giocare con la sua pancia, aprendo la carne e facendo uscire il sangue, copioso.
Mi alzai da terra e guardai sul comò, qualcosa di luccicante attirò la mia attenzione, un bracciale d'argento, con tante piccole pietre incastonate.
Lo presi e lo infilai nella tasca.

Kyra's pov
Dopo la "triste scoperta" tornai a casa con Cloè, i nostri genitori non c'erano.
La feci sedere sul divano, ma lei sembrava già stare bene.
-potevi benissimo andare a danza, sto bene e stavo bene anche lì.
Disse incrociando le braccia.
-ma tu sai che bucarsi porta a gravi conseguenze, vero?
Chiesi ancora shockata per quel che avevo visto.
-lo so.
Rispose annuendo, ma era pazza o cosa?
-e allora perchè lo fai?
Chiesi sedendomi accanto a lei.
-perchè non posso smettere. Quando quella roba comincia a circolare nel tuo corpo non te ne liberi più, ne vuoi sempre di più perchè se ne fai a meno ti senti male.
La guardai esterrefatta.
-e questo non lo sapevi all'inizio?
Lei annuì, poi sospirò.
-certo, ma vedevo quelle ragazze perfette, tutte coloro che ne facevano uso erano belle e sane.
La guardai in silenzio, anche lei lo era.
O almeno a me sembrava che fosse sana come un pesce.
-poi cominciarono a diventare anoressiche, a non voler prendere nulla al di fuori della droga, diventarono dipendenti,sembravano zombie, ti giuro. Poi...una di loro morì.
Cloè abbassò la testa.
-e le altre?
Guardò un punto indefinito del salotto e alzò gli occhi al cielo.
-una dopo l'altra cominciarono a stare sempre più male, ma riuscirono a salvarsi, si disintossicarono, proprio come me.
Alzai un sopracciglio.
-e allora perchè ne fai ancora uso?
Lei rise.
-pensi che sia facile liberarsi di queste droghe così forti? anche dopo la disintossicazione il corpo cerca ancora quelle sostanze.
Rimasi in silenzio per qualche secondo.
-era vero?
Lei mi guardò aggrottando la fronte.
-cosa?
Chiese senza capire. In realtà neanche io capivo. Era come se la mia mente fosse scollegata dalla bocca, era il mio incoscio a spingermi a farle quella domanda:
-davvero diventarono più belle?
Cloè mi guardò per qualche secondo, senza dire nulla.
-guarda me e datti una risposta.
Si alzò e andò al piano di sopra.
Guarda me e datti una risposta.
Guarda me e datti una risposta.
Guarda me e...sì.
In quel momento non capii cosa intendesse Cloè, però sapevo una cosa: Cloè era bella io no, Cloè ballava bene io no, Cloè era magra io no.
Cloè usava droghe, io ancora no.


C H A O S •Jeff The Killer• Where stories live. Discover now