Capitolo 16

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Kyra's pov
Guardai la mia camera immersa nel disordine più totale e sospirai.
Avevo passato quella settimana nella tranquilla monotomia che, da parecchio, mi aveva abbandonata.
Pensavo continuamente alla scuola di danza che mi ricordava costantemente di Cloè e, ovviamente, quest'ultima mi ricordava la mia dipendenza: il fumo.
Ero arrivata a comprare anche due pacchetti di sigarette al giorno, più fumavo, più l'irritazione scompariva, ma quando terminavo una sigaretta ripartivano i pensieri su Jeff e mi innervosivo nuovamente.
Gli avevo dato tutta me stessa e mi sentivo tradita, ferita, allo scuro di tutto.
Volevo confessare, volevo dire tutto ciò che sapevo, volevo fare il suo nome in commissariato, ma non ne avevo il coraggio.
Avrei voluto parlargli, ma a scuola non veniva più da due settimane, senza motivo, come se ad un tratto la sua vita sociale fosse sparita.
Forse aveva di meglio da fare.
Avevo addirittura sognato, più di una volta, di trovarmi in un bosco, lontano dalla civiltà, bosco in cui Jeff mi fissava da lontano, come un stalker, con un pugnale fra le mani.
La sensazione di disagio mi accompagnava ogni giorno, non riuscivo a liberarmene.
Finalmente un giorno cercai di dare tutta me stessa per capirci qualcosa, dovevo assolutamente conoscere la verità, ma non volevo farlo direttamente chiedendo a Jeff cosa facesse per hobby, decisi di spiarlo, di mandargli un messaggio, incontrarci e poi, quando avremmo finito l'incontro, di seguirlo.
Lo chiamai al cellulare, mentre infilavo i jeans neri.
"Pronto?"
La sua voce roca e bassa mi fece rabbrividire, era da molto che non lo sentivo ed aveva risvegliato le libellule e farfalle che svolazzavano nel mio stomaco in subbuglio.
"Hey Jeff, sono Kyra"
Sentii una risatina soffocata.
"Ci ero arrivato"
Parlare con lui normalmente non faceva altro che alimentare i miei pensieri "oscuri" su di lui, come: perchè non puoi essere normale? magari, invece di infilarti in case di altri, potresti giocare con le barbie.
"Volevo chiederti se ti andrebbe di uscire con me, oggi."
Silenzio. Sentii un "hmm", poi la fatidica risposta.
"Perché? Ti sono mancato?"
Sospirai abbastanza irritata.
"Non puoi semplicemente rispondere?"
Rispose praticamente subito:
"Sì, dove ci vediamo?"
Avrei voluto avere un insetticida per uccidere quelle maledette farfalle, avevo la pancia in fiamme.
"Di fronte al nightclub tra venti minuti?"
"Va bene, a dopo"
Attaccai e andai a prepararmi, dovetti arrivare a piedi fino alla "meta" perchè a casa non c'era nessuno.
Appena arrivata non vidi nessuno, poi un tocco gelido sulla spalla mi fece girare.
Rimasi immobile di fronte al viso pallido di Jeff, Dio se era bello.
-Adesso mi spieghi perché non sei venuto a scuola per due settimane!
Sbraitai incrociando le braccia, quella sceneggiata non rientrava nei miei piani, quando lo guardavo il mio cervello andava in tilt, ma ero determinata, non dimenticai facilmente il mio fine ultimo.
-Hai voluto vedermi per sgridarmi?
Disse poggiando una mano sul muro dietro la mia testa ed avvicinandosi al mio viso.
Mi scostai rapidamente.
-Esatto.
Ridacchiò passando una mano fra i capelli neri e mordendosi il labbro inferiore.
Ormoni fuori controllo, ripeto, ormoni fuori controllo.
-Non sono potuto venire, hmm, Sally si è sentita male.
Lo guardai inarcando un sopracciglio.
-Sally?
Lui annuì.
-La mia "cuginetta".
Disse facendo virgolette con le dita.
La bambina che aveva ucciso i ricconi insieme a lui, possibile?
-E non ha genitori questa tua cuginetta? Sei un baby-sitter?
Lui sospirò, poi si avvicinò nuovamente.
-Non credo sia rilevante.
Cercai di ribattere, ma le sue labbra si poggiarono sulle mie zittendomi.
Si allontanò e mi squadrò con i suoi occhi freddi.
-Total black?
Chiese scrutando i miei indumenti.
-Mi sembravano adatti.
Lui aggrotto la fronte.
-Per cosa?
Sogghignai.
-Sai, sembri un amante del buio.
Alzò un sopracciglio, dovevo sembrargli pazza.
-Hai ragione, ma amo anche il sole, l'estate... i gelati. Ti andrebbe un gelato?
Chiese leccandosi il labbro inferiore.
-Ma sì, perché no?
Chiesi cercando di fingere di essere tranquilla.
La giornata passò tra domandine per stuzzicare e risate sguaiate. Avevo dimenticato quanto fosse bello parlare con lui, mi sentivo bene, accettata. Forse tenere stretta una persona più folle di me non era una cattiva idea. Abbandonai subito quei pensieri quando si alzò dalla panchina e mi diede un bacio sulla fronte.
-Adesso devo proprio andare, spero che non ci perderemo di nuovo, non aver paura di chiamarmi!
Sorrisi e lo seguii con lo sguardo.
Era arrivato il mio momento.

Jeff's pov
Svoltai l'angolo ed infilai entrambe le mani nelle tasche dei jeans. Avevo fatto una gran cazzata ad uscire con lei, sicuramente Jane ne era già venuta al corrente e già era pronta ad esplodete come una granata.
-Tesoro, non dovresti uscire a quest'ora, non tutti gli esseri umani sono brave persone, potrebbero farti la bua.
Come non detto. La bella Jane era davanti a me, braccia incrociate e un sorriso sghembo sul viso pallido. Non era mai cambiata, non me lo sarei mai perdonato.
-In realtà aspettavo proprio te, sai questa storiella diventa più noiosa di Cento Vetrine.
Lei rise, poi si avvicinò lentamente e letale, come una pantera nera.
-La prossima volta organizza un'uscita a tre, sembra invitante quella scolaretta.
Decisamente. Invitante quanto irritante.
-Non come te, Jane.
Il suo viso si scurì di colpo, i suoi occhi divennero due pozze nere, prive di vita.
-Non dire cazzate Jeffrey, non ti conviene.
Risi.
-Solo perchè non ricambio la tua ossessione non significa che non possa trovarti sexy.
Le sue unghie sembrarono allungarsi, o forse erano già a punta, fatto sta che aveva cambiato completamente aspetto, era inquietante, l'avevo trasformata in un mostro.
-Mi hai reso la vita un inferno, non so se ti è chiaro, ma aspetto la mia vendetta.
Ridacchiai.
-Ancora non sei riuscita a prendertela a quanto vedo.
Jane mi scrutò in silenzio, pensai di averla vinta, poi rise e partì all'attacco. Non riuscì a sfiorarmi, sfoggiai il mio pugnale e glielo conficcai nel collo.
-Complimenti giullare.
Disse poggiata contro il mio corpo, mentre cadeva a terra, fingendo di morire, ma per quale motivo poi?
Sentii dei singhiozzi alle mie spalle.
Mi girai lentamente e vidi Kyra in piena crisi isterica.
Un altro bastone tra le ruote, mai possibile che un killer non possa sgozzare in santa pace?

So che il capitolo fa leggermente cagare (scusate la volgare parola) ma ho tentano, invana, di far arrivare l'ispirazione, quando poi ho capito che non sarebbe arrivata ho provato a cacciar fuori qualcosa come un capitolo di passaggio, mi scuso, nel prossimo capitolo se ne vedranno delle belle.

C H A O S •Jeff The Killer• Where stories live. Discover now