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Ma tu mi senti? Ti sei scordato l'odore mio? Eppure mi hai sempre riconosciuta, mi hai sempre trovata tra milioni di persone. Il tempo passa. Eh sì, tieni ragione. Un anno è tanto, come fai a dimenticarlo. Ne sono passate di stagioni sopra la tua testa. Ne avrai avuti di pensieri. Ti sarai trovato qualcosa da fare, ti sarai pur migliorato in qualcosa. Tutto pur di non pensare.

E ora crederai che io sia un ipocrita. Che io non debba neppure fiatare. Che non debba pretendere nulla, neppure una parola. Nel peggiore dei casi, che me ne possa pure tornare da dove sono venuta. Mi devi perdonare, avevo perso ogni cognizione. Tu non mi hai reso tutto facile, ma ora sono consapevole. Ti vorrei accarezzare il viso, osservarti e dirti che mi è passato. Che non sono più arrabbiata con te, con me, con il mondo. Che ho trovato il mio equilibrio. E che lo so che non volevi ferirmi, ma solo amarmi. Me l'hai anche confessato. Ma sai, Michele, quando non stai bene con te stessa, nulla ti appare esattamente come è. Tu compreso. E l'idea di riaverti in quel modo, con quell'intimità, nonostante il passato, mi spaventava. Mi sembrava che escluderti dal mio cuore fosse giusto per tutti. Ma tutti chi? Quando ti ho sbattuto in faccia che della nostra famiglia non era rimasto nessuno, avevo ragione. Se solo fossi rinsavita. Mettere dei punti ai sentimenti, ma per compiacere chi, poi? Mio padre, mia madre, la tua? Ma chi ci è rimasto più se non noi?

Avrei voluto dirglielo in faccia ciò che penso, ma mi è di spalle, intento a sistemare le cassette di limoni. Ne ha riempite tre. Tenendo conto del clima e il fatto che sia solo, ha raggiunto un bel record. Ha pure le spalle più gonfie, come se si fosse allenato o abbia tenuto i muscoli in tensione. La pelle scura scura, impregnata di sudore. Non indossa la maglia, è a torso nudo. Il pantalone da corsa, comodo per salire e scendere dallo scaletto e le scarpe da ginnastica.

Mi appoggio ad un albero, le mani tra il tronco e i glutei. Il campo di limoni di Athina, quello che ci ha visti spensierati in gioventù e tormentati in età adulta. Il luogo di ritrovo, dove ognuno poteva essere esattamente chi meglio credeva.

Non smette mai di lavorare, Michele. Perennemente alla ricerca di qualcosa da fare. In questo lungo periodo ho chiesto ad Athina e ai miei cugini di non riferirmi di lui, né dei suoi successi, né delle sue attività. Non un atto di egoismo, ma segno di cambiamento. Il silenzio mi ha aiutata ad analizzare quanto accaduto e a dare giusto peso ed importanza alle persone, Michele compreso.
Il mio percorso interiore ha avuto inizio da quella mattina in cui mi venne in soccorso, portandomi a casa sua, al riparo dalle ingiustizie del mondo. Mi ha protetta come si fa con i bambini. Oggi sono pienamente convinta che lui già mi amasse. Che fosse felice della mia presenza non in modo disinteressato. Poi Martina, il suo disprezzo e la sua scomparsa. Credo, in questo caso, di aver svolto solo il ruolo della ciliegina sulla torta. Michele era già stanco di lei, doveva ancora trovare il giusto istante per ammetterlo.
I suoi discorsi, i suoi modi di fare, quelle mosse giocate male, ora sono consapevole che nei suoi sbagli c'era amore. Che non voleva approfittarsi di me.
Ho come l'istinto di tendergli la mano e dirgli ciao, sono Gioia Autieri. Piacere di conoscerti.
Ripresentarmi con questa nuova veste, godendo di un'altra possibilità. Un'altra vita che, se il destino non ci affida, dobbiamo crearci noi.
Una bottiglia d'acqua, ne beve un paio di sorsi, poi asciuga il sudore.
Mi accorgo di avere la bocca impasticciata, di non riuscire a pronunciare bene le parole per la mancanza di salivazione.
Mi aggrapperei al suo collo con emozioni contrastanti. Lo abbraccerei per la contentezza e lo strozzerei per l'affronto. Ti sei dimenticato di me? Come puoi non sentirmi, percepire la mia presenza?
Mi fai un effetto, Michè. Mi prendi il cuore e lo stomaco. Mi prendi così tanto da farmi ansimare per mancanza d'ossigeno.

"Sei li da dieci minuti"

Distendo un sorriso sul viso.

"Pensavo..."

Non mi da il tempo di terminare la frase. Sempre di spalle, sempre indaffarato con le sue cassette traboccanti di limoni. All'ombra dell'albero.
Si raddrizza. Probabilmente punta lo sguardo davanti a sé e fissa qualcosa con quell'intensità che avrebbe riservato a me. E allora me li immagino quegli occhi scuri, grandi, profondi come il mare a largo. Li vedo quegli occhi, quelli che passano gli anni ma restano li, a registrare sentimenti e persone per riempire il cuore.

"Pensavi che mi ero scordato di te, Gioia"

"Si, Michele"

Dopo un anno di silenzio mi fa effetto pronunciare il suo nome. Michele, tre sillabe che racchiudono un mondo. Un uomo di trentuno anni con una storia da raccontare e mille vissute. Mille vite e mille antagonisti che l'hanno influenzata.
Mi avvicino passo dopo passo. Un continuo scricchiolio di foglie fresche venute giù con gli agrumi. E fiori bianchi con il pistillo giallo che, schiacciati, emanano un profumo fresco e dolce.
Un alito di vento scuote i rami, asciuga la lieve patina di sudore sul corpo.
Tu mi senti, Michè. Oggi come allora. Allora come oggi.
Adagio la fronte sulla sua schiena fredda. Incrocio le braccia attorno al suo busto possente. Prendo tra le mie mani le sue. Abbasso le palpebre.
Mi salvi sempre Michele. Involontariamente e non, mi salvi sempre.

"Nun m'agg mai scurdat 'e te, Gioia. Mai".

Lo dice come se fosse un imperativo categorico. Come se fosse legge scritta su pietra.

" Manco io, Michele".

Dimenticare è impossibile. Pur sforzandomi non ci sono riuscita. E non voglio neppure lontanamente provarci. Ti ho tenuto lontano ieri per averti vicino oggi con la consapevolezza che meriti. Michele mio. Sempre mio, in ogni pensiero.
Restiamo così, immobili. Uniti, in silenzio. Senza pronunciare alcuna parola, senza aggiungere altro alle nostre emozioni. Un incastro perfetto. Due corpi, un unico individuo.
Un'altra vita.

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Fine capitolo.
Spero ne sia valsa la pena attendere!
Vi voglio bene❤

Se non fosse per te- RivelazioniOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz