La mia vita lì, su quel pianeta, non è niente male. Passo i mesi ad esplorare il pianeta. Che è un gigantesco continente, circondato da un ancor più gigantesco oceano. Le terre emerse sono minori come superficie rispetto alla terra ed il diametro del pianeta è minore anch'esso. Di conseguenza io peso una decina di chili in meno e, figata pazzesca, corro più veloce. Maria mi segue sempre, non ho capito se per controllarmi, o perché un po' si è affezionata a me. Fatto sta che, tra le altre cose, mi porta a fare vari esami medici, perché dicono che la differenza di gravità alla lunga potrebbe portarmi a qualche problema di salute. Anche qui mi danno alcuni farmaci, ma per fortuna non hanno un sapore orrendo come quelli che prendevo a "CDM". Mi hanno anche detto, e questo già lo sapevo, che probabilmente sulla terra venivo sottoposto a qualche tipo di cura, che mi avrebbe dovuto rendere più forte, ma che al tempo stesso mi avrebbe fatto, molto probabilmente, ammalare.
I tannoiseriani non mangiano carne perché, anche lì, dicono che potrebbe fare male. Ma hanno, comunque, una quantità di cibo impressionante: frutta, verdure, cereali, legumi, funghi, radici, alghe, bacche e molto altro. Non c'è uno di questi cibi, che sia uguale, come forma o come colore, a quelli che mangiavo sulla terra, qualcuno gli somiglia come sapore. Preparano moltissime pietanze fantastiche. Sembra quasi che siano ancora più fissati di noi col mangiare. A me, soprattutto, fa impazzire un piatto a base di funghi, è come una zuppa dalla consistenza cremosa e vellutata, viene servita con delle frittelle, fatte non ho capito con cosa, ma penso siano alghe. Mi ricorda un piatto che mangiavo alla base sulla terra. Sa, vagamente, di porcini con un retrogusto amarognolo e un profumo leggermente affumicato. Preparano, anche dei dolci buonissimi, preparati, ho visto come li fa Maria, con un impasto di profumatissime bacche, una strana farina che ha un colore verde intenso e una sorta di mandorle dal sapore leggermente amarognolo, viene poi dolcificato con una specie di miele, che ha un colore bruno è una consistenza simile al nostro; e si, anche qui ci sono le api, sono rosse, più grandi delle nostre, sono innocue e quando volano emettono un sibilo che varia continuamente di tonalità e quando il volo coinvolge un intero sciame è come se fosse una musica. Poi, l'impasto viene messo in delle strane terrine di forma esagonale e passate in un forno che ricorda vagamente i nostri microonde. Una volta cotti vengono sformati e decorati con bacche rosse, fettine di un frutto gelatinoso di un colore giallo intenso e per finire petali di un fiore amaranto che ricorda, come forma e soprattutto come profumo, la rosa. Alla fine è così bello e profumato, che quasi dispiace mangiarlo. E poi, udite udite, hanno anche una bevanda, leggermente alcolica simile alla birra cruda del "Super" e forse, ancora più buona. Ogni volta che la bevo, penso a casa e la mia mente va a Karine. Immagino cosa stia facendo in quel momento, magari si è sposata, o magari ha anche un figlio, chissà? Mi domando anche, se mi ricorda ancora, se ricorda quelle interminabili serate a parlare di tutto e di più. Anche se, a dire il vero, era lei che parlava quasi sempre. Io più che altro ascoltavo.
Ancora alle volte la sera, quando sul terrazzo della casa di Maria, stiamo seduti a chiacchierare e a bere "Kroisaja",(questo è più o meno come suona il nome della loro pseudo birra) ho l'impressione di sentire l'odore di Karine.
È bello parlare con Maria la sera.
Quando dal giorno si passa in pochi minuti alla notte le stelle, le due lune e più distanti, i due pianeti canaglia, quasi subito compaiono in cielo e i colori diventano caldissimi e inizia a spirare, questo succede quasi ogni sera, un vento leggero e tiepido. È bello parlare con lei, anche perché ha un modo di parlare dolce, con un tono che sembra canti.
Maria, su tannoiser, ho capito che è considerata molto carina e, giorno dopo giorno, me ne convinco anche io. È bello osservare come muove le mani, gesticolando, mentre mi racconta le cose. Mentre parla, con le braccia descrive archi in modo strano e affascinante, le apre espandendo il torace quando vuole enfatizzare un concetto e le mani ne seguono le evoluzioni, roteando come un fiore che si schiude. Il loro scheletro credo sia in qualche modo flessibile, quindi i gesti sono più morbidi nei nostri, mi incanto a guardarli. Ogni tanto, diciamo tre quattro volte al mese, dobbiamo recarci alla caserma, per l'esercitazione settimanale, vi giuro che è la cosa più divertente mai fatta. In uno scenario virtuale si simulano le battaglie e si apprendono le tecniche difensive individuali e di gruppo.
Ho imparato un sacco di cose in questi anni, anche il traduttore simultaneo, che ho al polso, spesso non lo uso, per via del fatto che inizio a saper comunicare nella loro lingua. Che cazzo, però è difficilissima.
Sto imparando molte cose e, mese dopo mese, sento di essere una persona migliore.
LA GUERRA DEI MONDI
Un giorno, che era mattina presto, eravamo nel bosco a pochi chilometri dalla città.
Maria mi mostra come raccogliere alcuni funghi, in modo da permettere alle spore di disperdersi nel sottobosco, per cercare di incidere il meno possibile sul delicato ecosistema, dove crescevano. Io la seguivo, ero sempre affascinato dall'infinito amore, che metteva in ogni cosa che faceva. É un addestratissimo soldato, eppure, ha una grande dolcezza nei modi. Soprattutto mi faceva impazzire il fatto che, pur mettendo il massimo impegno e la massima concentrazione, in ogni sua azione, comunque, ogni volta che incrociava il mio sguardo, sorrideva, mostrandomi i suoi denti bianchi e perfettamente allineati. La mattina era fredda e umida e, nella selva, si udivano ovattati mille suoni. In particolare, strani uccelli, dalle piume azzurre che a guardarle da una certa distanza, sembrava fossero di cristallo (cit.), emettevano un cinguettio, stridente e metallico. Ma unito a tutti gli altri suoni, di quel luogo e, soprattutto, al battere dei rami tra loro, scossi da una leggera brezza che spirava dal grande lago Baddinsartreis, andava a formare come una musica, che aveva un suo ritmo e una sua melodia.
Il loro sole si stava alzando nel cielo e un piacevole calore si sentiva sulla pelle. Il leggero vento del mattino non spirava più, gli uccelli erano volati via e si era formato uno stato di calma totale, che dava un incredibile senso di pace, quando in lontananza, udimmo come un tonfo, forte e cupo, che produsse come una scia di qualche secondo, facendo vibrare in modo sinistro le foglie degli alberi. Per la prima volta noto un certo nervosismo in Maria, infatti mi guarda e non sorride. Subito mi dice: "Andiamo... corriamo... Tazzinat è sicuramente sotto attacco".
I nostri veicoli a levitazione magnetica correvano veloci sul sentiero del bosco, in pochi minuti ci portammo su un'altura dalla quale si riusciva ad avere una vista ottimale sulla città. La scena che si presentò ai nostri occhi era agghiacciante, una nave spaziale nemica era riuscita ad aprire una piccola breccia sullo scudo difensivo di Tazzinat. I nostri droni concentravano dall'interno il fuoco sulla breccia per tentare di ostacolare l'ingresso dei Satariani che in tenuta da combattimento cercavano di introdursi nella città, e dall'esterno sparavano, con potenti armi, sicuramente letali, verso quella piccola breccia che erano riusciti ad aprire, già si vedevano alcuni dei nostri a terra, colpiti, purtroppo, a morte. I satariani, vengono dal pianeta nemico Satar e da millenni cercano di conquistare Tannoiser, sono completamente vestiti di nero, grossi quasi il doppio dei nostri e con un aria terribilmente minacciosa. Anche se da una certa distanza è la prima volta che li vedo, capisco subito che si sono evoluti solo per attaccare, conquistare, saccheggiare e alla fine, distruggere. Noi siamo all'esterno della cupola e non c'è modo di entrare se questa è stata attivata. Maria guarda sgomenta la scena e, immediatamente, il soldato che è in me, torna a farsi vivo. Ho bisogno di un arma, al più presto. La chiedo a lei, subito mi dice di seguirla e velocemente con le "moto", arriviamo alla centrale energetica, che è ubicata fuori dalla città e dove si genera tutta l'energia che serve a quella regione. Lì ci sono delle guardie armate e dovrebbero esserci anche delle armi: si tratta di immobilizzatori elettromagnetici; visto che di avere armi letali, qui non se ne parla.
Io, Maria e alcune guardie di stanza alla centrale, riusciamo a introdurci nella città da un tunnel segreto scavato sotto la stessa. Riesco a recuperare la mia
Beretta PX4 cal.45, che i tannoiseriani avevano recuperato, dalle mie "cose", quando arrivai sul loro pianeta. La custodiva a casa in un armadietto chiuso a chiave, è una vecchia pistola, ancora estremamente efficace, in uso ai corpi d'élite del WAU; per fortuna ci sono anche una dozzina di caricatori da 10 colpi. La battaglia dura tre giorni e io, come preso da una furia battagliera, con Maria ed altri dodici valorosi soldati, neutralizziamo almeno venticinque nemici. Combattendo a fianco dei tannoiseriani, riesco a respingere i satariani, chiudendo la breccia nella cupola energetica, rendendo inutile ogni loro ulteriore tentativo di invasione e costringendoli a ritornarsene a casa. Rimesso tutto a posto, ripristinati i sistemi energetici e seppellito i morti, ci fu un grandioso banchetto al quale partecipò tutta la città. Lungo le strade e dentro le piazze di Tazzinat, ogni famiglia allestiva tavoli imbanditi con ogni ben di dio, potevi andartene in giro e sederti in qualunque tavolo, mangiare, bere e parlare con chi ti capitava. Tutti erano allegri e gentili, decine di musicisti suonavano strani strumenti, tutta la città era attraversata da musica e risate e tutti in coro cantavano, molti ballavano con le loro morbide movenze e tutti mi volevano al loro tavolo, perché per loro ero ormai uno di loro, stimato come uomo e ammirato come eroe.
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SIDERAL
Science FictionLe avventure siderali e gli amori del capitano Martin Sutter. Questa non è la solita storiella copia e incolla, il solito racconto sconclusionato e sgrammaticato, che spesso, purtroppo, troverete nel mare magnum di orrori letterari che invadono Watt...