l'abbraccio

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Il capo della delegazione parlò dalla termosfera col cancelliere. La piccola nave siderale sarebbe scesa in modalità yperstealt in un bunker scavato in una montagna nei pressi di Berna. Un centro sotterraneo realizzato sfruttando parte di una vecchia galleria riadattata proprio per questa eventualità. Era già stato previsto durante la pseudo guerra di qualche anno addietro. Karine fu invitata all'incontro e restò stupefatta alla vista dei tannoiseriani. Fu presentata a Maria e le due donne si strinsero in un affettuoso abbraccio. Entrambe avevano sentito parlare l'una dell'altra, ed era come se si conoscessero da sempre.

Il cancelliere Schneider-Amman restò colpito e affascinato da quell'abbraccio. Capì subito che che le due donne anche vivendo a miliardi di chilometri di distanza, attraverso Martin erano state strette da una forma di conoscenza che aveva creato un amicizia che prescindeva dalla distanza.

Subito Maria chiese di Martin, e gli raccontarono quello che gli era capitato.

Ci restò male, in fin dei conti erano amici e l'idea che potesse essere giustiziato, tra l'altro ingiustamente, gli procurò una fitta allo stomaco.

Poi indossarono i braccialetti traduttori e la soldatessa di Tannoiser disse: "Forse possiamo sapere dove è in questo momento!"

"Come, sei sicura?" chiese Karine.

"Certo. Il capitano ha una piastrina localizzatrice sottopelle. L'avevamo impiantata quando era nostro ospite, tutti i soldati nel nostro pianeta ne hanno una. Nessuno la può localizzare, perché è fatta con un particolare materiale organico che si mimetizza con i tessuti propri del suo corpo, ma che riflette dei particolari segnali che ne permettono la localizzazione" rispose esaustiva Maria.

Poi uno scienziato terrestre che era lì presente disse:

"Ok, ma presumo che sia tarata per funzionare con i sistemi satellitari presenti nel vostro pianeta, non credo che possa funzionare sulla terra".

"Invece credo di sì. Date un terminale collegato alla rete e il nostro esperto di computer, come li chiamate voi, il signor Shalmitralis (più o meno suonava così, il nome di quel giovane hacker alieno), proverà a rintracciarlo.

Trhajmonis Shalmitralis si mise al lavoro con le sue 12 dita che andavano come il vento su quella tastiera. Poi appoggiò una pallina rosa di uno strano materiale, che somigliava alla nostra cera pongo, ad una porta usb del computer che stava usando e spiegò che si sarebbe adattata a quell'ingresso e avrebbe scaricato un programma capace di interfacciare i loro sistemi con i nostri. Passarono sì e no dieci minuti e mentre alieni, svizzeri e Maria facevano conoscenza, a un certo punto esclamò "Eccolo, lo ho trovato, si muove a una certa velocità!" e qualcuno disse: "Davvero? E dov'è?"

L'hacker dell'altro mondo aprì una finestra sul monitor e indicando con una delle sue dita, disse: "Eccolo, è questo puntino rosso, si muove verso la vostra frontiera!"

Ogni varco di frontiera era presidiato da due automobili e quattro agenti del WUA. Sapevano che sarebbe passato da uno di quei posti.

Il commissario, che aveva sin dall'inizio seguito le indagini, ne era certo. Gli avevano dato un ultima possibilità, e se avesse fallito la sua carriera sarebbe stata irrimediabilmente compromessa.
Le regole d'ingaggio erano precise e perentorie: ucciderlo prima che avesse attraversato la linea che divideva la Svizzera dal resto del mondo. Martin dal canto suo sapeva che lo avrebbero aspettato al varco, e a circa un chilometro dall'arrivo si fermò e sistemò la moto in un grande parcheggio di un centro commerciale, mimetizzandola tra le automobili. Nei bagni del centro si liberò della tuta da motociclista e meno male che era stato previdente e aveva indossato sotto una tuta da ginnastica, sempre presa in prestito dall'ignaro signor Ferdinand. Ora non gli restava che avvicinarsi alla frontiera e attraversarla in qualche modo. Ma in realtà non sapeva proprio come.

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