|||Wildest Dream|||

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Ethan mi ha svegliato con un bacio svelto sulle labbra prima di dirmi l'orario e il nome del posto dove trovarci. Sono abbastanza stranita dal piccolo sonnellino che abbiamo fatto. Riesco a capire che ore sono solo dopo aver controllato il telefono.
"Dove vai?"gli ho chiedo quando lo vedo prendere il cappotto.
"Io e Clark andiamo a prepararci per la serata...Anne sarà qui tra poco...ho bisogno di un taglio di capelli"mi dice passandosi una mano fra i capelli ricci.
Sono seduta sul letto mentre cerco di capire se è un sogno o se è tutto vero.
Il sorriso sulle mie labbra non se ne vuole andare.
Ma,onestamente,perché dovrebbe farlo?
Mi ridistendo sui numerosi cuscini sul letto. Mi sono impegnata questa notte a usarli tutti. Non capisco come la gente tolga tutti i cuscini per dormire solo su uno.
Ci manca poco che mi addormento di nuovo.
Il nuovo tutore che il fisioterapista mi ha messo è molto meno ingombrante,sembra quasi una calza elastica molto,molto stretta.
"Oddio! È già tardi!"esclama Anne spalancando la porta della mia camera e entrandoci a passo di carica.
"Sono solo le sei,Anne"mi lamento premendomi un cuscino sul viso.
Improvvisamente mi ritrovo scoperta. Anne mi guarda incredula con le coperte in mano.
"Credimi,ci vorrà più di un ora e mezza per prepararci"mi dice facendomi alzare dal comodo letto. Ormai è inutile cercare di farle cambiare idea,così mi arrendo e la seguo nel bagno.
Ovviamente Anne ha portato molti più vestiti eleganti di me,dato che Ethan aveva detto tutto dei suoi piani sia a lei che a Clark. Dopo avermi truccato e sistemato i capelli,Anne pensa a se stessa e mi manda a scegliere il vestito.
Opto per un abito bordeaux a maniche lunghe.
Semplice ma allo stesso tempo elegante.
Dopo l'approvazione di Anne l'aiuto a decidere il suo.
Un tubino nero,a mio parere fin troppo corto,ma che a lei sta a meraviglia.
Siamo entrambe pronte,prima dell'orario deciso,così scendiamo nella hall con calma.
"Non posso crederci che Ethan stia davvero facendo tutto questo..."commenta Anne guardandosi per l'ennesima volta in giro.
"Ti ama davvero tanto".
"Lo sapevo anche prima di questo"le dico con un sorriso che mi viene direttamente dal cuore.
"Ma di certo New York chiarisce qualsiasi possibile dubbio"aggiungo ridendo insieme ad Anne.
"Dobbiamo andare al 'Moonlight'...è sulla undicesima"mi informa Anne mentre aspettiamo un taxi.
Non ho idea di dove sia questo ristorante,e nemmeno dove sia l'undicesima.
Ma non serve saperlo,diciamo la nostra destinazione al tassista e subito ci sorride.
"Non siete di New York,sbaglio?".
"Veniamo dalle parti di Seattle...questa è la nostra prima volta a New York..."rispondo ridendo insieme all'uomo.
"Non vi preoccupate,questa città è fatta di prime volte"ci dice iniziando a muoversi nel traffico.
Durante il viaggio l'autista ci elenca varie cose da vedere assolutamente a New York.
Ci consiglia di passare la serata tra le strade centrali e di andare a vedere Central Park.
"Domani ci saranno festeggiamenti dappertutto...numerosi concerti"aggiunge quando gli diciamo che staremo qui solo per due giorni. Non so bene quali sono i piani di Ethan per domani sera,ma onestamente non mi interessa. Potremmo anche stare tutto il tempo in camera insieme fino al countdown e sarebbe comunque perfetto.
Tuttavia ho uno strano sentimento nel petto.
Una specie di sensazione,come se avessi paura che qualcosa possa rovinare questo momento magnifico.
Perché,siamo sinceri,tra me e Ethan,non so chi attira più i casini.
Improvvisamente vengo riportata al presente quando l'autista ci indica il ristorante che Ethan ci aveva detto.
"Buona serata,signorine".
"Grazie mille e buon anno!"rispondiamo dopo aver pagato il nostro primo viaggio in taxi nella grande mela.
Anne ed io scendiamo dal taxi giallo e ci stringiamo nei nostri cappotti. L'aria è più fredda rispetto a Penton.
Non c'è nessuna traccia di Ethan o di Clark.
"Entriamo intanto...rimaniamo al bar"mi propone Anne con le labbra che le tremano.
Accetto volentieri,dato il freddo che ci colpisce i visi.
Quando entriamo nel ristorante sono sollevata nel vedere che non è un posto così alto locato come sembrava da fuori.
Anzi,è un ristorante molto accogliente e confortevole.
Ci sediamo sugli sgabelli alti accanto al bancone del bar.
"Desiderate qualcosa?"ci chiede uno dei baristi.
Anne prende subito l'occasione per bere un Cosmopolitan.
Io invece solo un bicchiere d'acqua. Non voglio esagerare con l'alcool. So bene che non sono proprio un asso nel reggerlo.
"Chissà dove saranno..."dico tra me e me.
"Oh non ti preoccupare! Ethan a talmente tanti capelli che di sicuro staranno facendo la coda al parrucchiere"mi rassicura Anne facendomi ridere.
"A me piacciono i suoi tanti capelli!"mi lamento prendendo un sorso d'acqua dal bicchiere davanti a me.
"Beh...una spuntatina ogni tanto non fa male".
A quel punto mi ritorna in mente il problema della sorella di Ethan.
"A proposito di parrucchieri..."introduco il discorso facendo illuminare gli occhi di Anne.
Non avevamo più toccato quell'argomento.
"Gliel'hai detto?!"esclama la mia amica facendo girare alcuni clienti seduti accanto a noi.
"Abbassa la voce..."la sgrido dandole un pizzicotto sul braccio.
"No...non gliene ho più parlato...e non so se sia la cosa giusta...voglio dire...e se lo facessi solo arrabbiare?".
"Beh...credo che sarebbe stato meglio dirglielo subito il giorno dopo,ma ci sono state altre cose più urgenti e sono successe tutte così velocemente...".
"Non so cosa fare...mi sento così in colpa per non averglielo detto"mormoro passandomi nervosamente le dita fra i capelli. "Magari è meglio così...."mi dice Anne mordendosi il labbro.
"Ma è sua sorella...lui pensa ancora che sia rinchiusa in qiel collegio!".
"Senza nemmeno fargli sapere qualcosa...come credi che la prenderebbe a sapere che la sua stessa sorella non ha voluto dirgli che è tornata in America?".
Anne ha ragione. Di sicuro Ethan ne rimarrebbe distrutto.
E immagino solo quanto si arrabbierebbe con me per non avergli detto nulla.
"Che situazione di merda!"mi scappa. Gli stessi di prima si girano verso di noi e ci guardano storto.
"Scusatela...è una storia lunga"si scusa Anne indicandomi.
Alzo gli occhi al cielo e mi incanto a guardare l'acqua che riempie metà del mio bicchiere.
Da una parte potrei perdere la fiducia di Ethan se gli dicessi ora che sapevo di sua sorella,e dall'altra mi sentirei di tradirlo a nascondergli questa cosa.
Dovrò decidere cosa fare il più presto possibile.
"Anne? Jennifer?".
Ci giriamo quando sentiamo i nostri nomi essere pronunciati da una voce femminile. E riconoscerei quella voce tra altre mille.
"Claire!"esclama Anne alzandosi per abbracciare sua sorella.
"Non sapevo che foste arrivati"dice mentre mi dà due baci sulle guance.
"Sapevi del viaggio?"le chiedo sforzandomi di rimanere tranquilla.
"Certo!Ethan mi ha chiesto di aiutarlo ad organizzare per domani sera...andremo ad una festa di un mio compagno dell'università!".
Ecco,mi sento molto meno felice al pensiero di domani.
"Che bello!"eslamiamo io e Anne cercando di sembrare emozionate.
"Di sicuro ci divertiremo! Voglio presentarvi il mio ragazzo!"esclama abbracciando di nuovo sua sorella.
Un senso di sollievo mi riempie il cuore. So che è un comportamento infantile ma non posso farci niente.
"A domani allora,ci sentiamo per dirvi i dettagli".
La salutiamo e subito mi sento più tranquilla.
Mi liscio nervosamente la gonna mentre aspettiamo Ethan e Clark.
Non so perché,ma il loro ritardo inizia a farmi preoccupare.
Dopo che Anne prova più di una volta a distrarmi offrendomi un sorso del suo drink,l'ansia prende il sopravvento.
"Che fai?"mi chiede Anne.
"Lo chiamo...ho paura che gli sia successo qualcosa".
Premo il tasto verde sul suo contatto e trattengo il respiro.
"Jennifer? È successo qualcosa?".
La sua voce è soffocata dal rumore della strada.
"Ethan dove siete? Mi sto preoccupando!"gli rispondo mantenendo la voce bassa.
"L'unica cosa che potrebbe andare storto è che la mia ragazza mi lasci per il barista che ci sta provando con lei"
"Cosa?"chiedo girandomi di colpo.
"Come biasimarlo...è bellissima"dice a pochi centimetri da me.
Davanti a me c'è il ragazzo più bello del locale.
Indossa una giacca di pelle sopra una semplice maglia nera,eppure sembra un modello.
"Scusa il ritardo,abbiamo incontrato traffico"dice con mezzo sorriso.
Non so perché sono così senza parole nel vederlo. È sempre bello,anche appena svegliato,ma stasera c'è qualcosa nei suoi occhi e nel suo sguardo che lo rende irresistibile.
"Wow"mi sfugge dalle labbra.
La piccola risata che provoco in lui mi toglie il respiro.
Dio! Devo riprendermi.
"Voglio dire...stai davvero bene"cerco di rifarmi schiarendomi la voce.
"Lo so...".
Alzo gli occhi al cielo per il suo ego smisurato.
"Mi sono sistemato per la mia ragazza"si fa perdonare.
Le sue mani mi prendono per i fianchi prima di avvicinarsi a me e baciarmi.
Il suo profumo intossicante mi fa girare la testa.
"Tornate in hotel se dovete fare così"sento la voce scocciata di Clark. Mi passo una mano fra i capelli mentre Ethan che mi tiene comunque la mano inizia ad avviarsi verso i tavoli.
Anche Clark è bellissimo.
I capelli sono leggermente tagliati ai lati e il ciuffo è più alzato del solito. Anche Anne sembra nelle mie stesse condizioni.
Vorrei sparire nel momento in cui entriamo nella sala del ristorante,dove tutti ci iniziano a fissare. Sembra che non solo io non riesca a staccare gli occhi da Ethan. Tutte le ragazze e anche le donne presenti lo stanno letteralmente spogliando con gli occhi. "Ho prenotato...a nome Saint " dice Ethan imperterrito alla cameriera che ci si avvicina.
"Certo,per quattro...seguitemi"gli risponde la ragazza sorridendogli fin troppo con enfasi. Di riflesso mi avvicino a lui e mi aggrappo al suo braccio.
Ethan si gira verso di me e mi sorride compiaciuto.
"Ho occhi solo per te"mi dice a bassa voce facendomi sorridere a mia volta.
"Non sono l'unico ad attirare l'attenzione"mi dice con voce più dura. Mi guardo intorno e noto che anche molti ragazzi in giacca e cravatta si sono girati verso di noi. Mi sento improvvisamente in imbarazzo.
"Ethan..."cerco di calmarlo ma le sue dita che mi accarezzano il polso mi fanno capire che non è davvero arrabbiato.
"Lasciali guardare...che vedino che sei solo mia".
A quelle parole il fuoco che sento nel petto e nella mia gola,si estende in tutto il mio corpo.
Ad una frase del genere sarei inorridita,solo poco tempo fa.
Non sono una fissata con il femminismo,ma non tollero l'oggettificazione della donna.
Ma Ethan ha ragione.
Io sono sua come lui è mio.
E non c'è soddisfazione più grande di quella che provo a poterlo dire.
"Cosa hai venduto per poter permetterti un posto del genere?"gli chiede Clark con gli occhi leggermente spalancati.
"Io pago per Jennifer,amico mio"dice Ethan ridacchiando all'espressione dall'amico.
"In realtà ho un amico che lavora qui...mi deve un grande favore...offre lui questa sera"ci dice indicando la porta della cucina.
Non mi immaginavo una cosa del genere.
"Chi?"gli chiedo incuriosita.
"Uno dei capi chef...l'ho salvato dalla vendetta di Wesley facendolo venire qui a New York"mi spiega guardando il piatto davanti a lui.
Fummo interrotti da un cameriere che ci chiese i nostri ordini e cosa volessimo da bere.
"Ma quanta gente hai salvato,Saint?"chiede Anne sorridendole. Io lo guardo e noto che il suo sguardo si è scurito.
"Clark..."dice sottovoce con il broncio. Senza aspettare altro gli prendo la mano e incrocio le nostre dita. I suoi occhi incontrano i miei e non mi servono le parole per fargli capire che lui mi ha salvato,in tutti i modi possibili.
E anche lui me lo dice. Nel verde smeraldo leggo quanto sia lo stesso per lui. Prendiamo anche dei dolci.
Non sono prezzi troppo cari ma la qualità è davvero ottima.
Ogni piatto è davvero buono.
Ethan vuole assaggiare tutto quello che prendo e così faccio anch'io. Quando arriviamo alla fine della cena mi sento piena e felice. È stata una serata meravigliosa,senza bisogno di niente più che la compagnia di queste tre meravigliose persone.
"Adesso dove andiamo?"chiede Anne che probabilmente ha bevuto troppo,perché è più entusiasta del solito.
"Che ne dite di andare a fare un giro a Central Park?"propone Clark anche lui allegro come non mai.
Io e Ethan ci stiamo guardando negli occhi da quasi tutta la cena.
Non riesco a smettere di sorridere mentre i suoi occhi viaggiano fino alle mie labbra per poi tornare ai miei occhi.
"Io e Jennifer abbiamo un appuntamento con...una persona"dice lui portando la sua attenzione sugli altri due.
Non ho idea di quello che stia dicendo,ma non mi dispiace passare del tempo solo io e lui a New York.
"Okay...aspettiamo Ethan e poi andiamo"dice Anne sorrideneo al suo ragazzo.
Ci alziamo dopo che Ethan è tornato dalla cucina insieme a quello che,dalla divisa bianca,deve essere il cuoco di cui mi parlava.
"E quindi è questa la ragazza di cui mi hai parlato..."dice l'uomo avvicinandosi a me con un grande sorriso.
Dall'accento capisco che non è americano. Io direi Italiano.
"Paolo...lei è Jennifer"mi presenta Ethan prendendomi la mano. A quanto pare lui raccojta a molte persone di me.
Non si se sentirmi in imbarazzo o lusingata.
"È davvero bellissima come mi hai detto,ragazzo"mi dice Paolo dando un colpetto con il gomito a Ethan. Mi giro a guardarlo con le sopracciglia alzate.
"Ora dobbiamo andare,Paolo...è stato un piacere rivederti"cambia argomento Ethan.
"Ho già sistemato tutto io per il conto...ed è stato un piacere anche per me...non sai quello che devo a questo ragazzo"dice girandosi verso di me.
"È davvero un uomo speciale"aggiunge.
"Lo so"dico semplicemente sorridendo prima a Paolo e poi a Ethan che non ha smesso di guardarmi nemmeno un minuto.
Dopo aver ricevuto l'ennesima coppia di baci sulle guance da Paolo,usciamo dal ristorante e dobbiamo coprirci e stringerci nei nostri cappotti,per l'aria fredda di New York.
"Chi dobbiamo incontrare?"chiedo tenendo il gioco di Ethan. Probabilmente era solo una scusa per stare da soli. "Dobbiamo prendere il taxi"mi risponde.
Salutiamo Anne e Clark.
"Mi raccomando...fai solo quello che ti senti"le dico mentre Ethan parla con Clark.
"Non ti preoccupare,Jenn...Sono sicura di quello che voglio".
Ci abbracciamo e poi lei e Clark si avviano verso Central Park.
Mi giro e trovo Ethan fissarmi.
"Che c'è?".
Lui scuote la testa e mi circonda le spalle con il suo braccio.
"Ti amo,Jenn"mormora fra i miei capelli. Sorrido ogni volta che mi dice queste tre parole.
Chiama un taxi e mi apre la portiera.
"Ci porti tra la sedicesima e la ventiduesima"dice Ethan all'autista prima di sedersi accanto a me.
Inizio a pensare che non sia solo una messa in scena.
Stiamo davvero andando da qualche parte.
"Dove stiamo andando?"gli chiedo incrociando le dita con le sue. "Okay...ho una cosa da dirti".
Ho paura di quale piega potrebbe prendere questa conversazione.
"È da un paio di mesi che sto cercando di trovare questa persona...".
"Di chi stai parlando Ethan?"gli chiedo perdendo la pazienza.
"La sorella di tuo padre".
Il cuore mi si ferma e nell'auto cade il silenzio.
Non ho nessun parente.
Non può essere vero.
"Mio padre...sua sorella è morta in un incidente dieci anni fa"gli dico con un filo di voce.
"No,Jennifer...ti ha tenuto nascosto tutto perché aveva paura che tu potessi scappare da loro".
La testa mi gira e quasi non mi accorgo di stare scuotendo forte la testa.
"Tua zia...Maddie Ashton...abitava a Penton prima...si è trasferita qui a New York quando tuo padre ha iniziato a comportarsi in modo violento anche con lei".
La sua voce mi sembra lontana.
"Come fai a sapere tutto questo?"gli chiedo quando la voce mi ritorna.
"Ho chiesto a Kara".
"Come?! L'hai rivista?".
"No...mi ha chiamato qualche giorno fa per dirmi che Wesley stava tornando a Penton"mi risponde alzando le mani.
"E lei sapeva dove si trovava?".
"Non sapeva dove abitasse,ma sapeva che si era trasferita chiedendo anche a lei se voleva andare con lei...tuo padre gliel'ha impedito,ed è per questo che a te non ha detto nulla,aveva paura che ve ne andaste via da lui...ti ha raccontato che erano tutti morti".
Delle lacrime iniziano a rigarmi il volto ma le dita di Ethan le catturano.
"Ho scoperto dove abita e...pensavo che avresti voluto incontrarla"mi dice guardandomi negli occhi.
"Hai fatto tutto questo...per me?".
"Quante volte te lo devo ripetere?"mi chiede sorridendomi dolcemente.
"Farei di tutto per te,per tenerti al sicuro e per cercare di portare la stessa luce che tu porti nella mia vita"mi sussurra vicino all'orecchio facendomi rabbrividire. Mi accoccolo sulla sua spalla stringendogli il braccio.
Ethan mi ha ridato una famiglia.
Ha passato ore e ore a cercare di riunirmi con dei miei parenti del passato. "Ethan...".
"Si?"mi chiede accarezzandomi la mano con il suo dito.
"Sarà sempre così?".
"Cosa vuoi dire?".
"Così,cioè...tu che mi stai accanto e mi fai felice?".
Ho una paura così grande di perderlo che al solo pensiero sento le lacrime crescermi in gola. Lui si sposta per guardarmi in viso,i suoi occhi nei miei.
"Fin quando sarà quello che vuoi e quello che ti tiene al sicuro,Jennifer"mi risponde con un pizzico di speranza.
"Sempre"ribatto sorridendogli.
"Siamo arrivati"ci dice il tassista.
"Non sei costretta a farlo,Jenn...".
Stringo la sua mano e faccio un respiro profondo.
"Devo"dico uscendo dalla macchina.
Dopo aver pagato l'autista,Ethan ed io arriviamo al condominio che cerchiamo.
Leggendo l'elenco dei citofoni trovo il cognome Ashton.
Le mani mi tremano e ho paura di affrontare questa situazione.
Cosa succede se mia zia non vuole niente a che fare con me?
E se non mi riconosce?
Quando suoniamo il citofono trattengo il respiro.
Ethan risponde al posto mio.
"Corriere".
Lo guardo e non capisco.
"Cosa fai?"gli chiedo.
"Non è facile spiegarle al citofono che sei sua nipote".
Non dobbiamo aspettare molto che sentiamo di nuovo la voce gracchiante risponderci.
"Secondo piano".
Non mi piace ingannare le persone,ma Ethan ha ragione.
Facciamo le due rampe di scale e cerchiamo la porta giusta.
"Tranquilla"mi sussurra Ethan prima di darmi un bacio sulle labbra. "Lo sai che stai per incontrare dei miei parenti?"gli chiedo cercando di smorzare la tensione.
"Beh...tuo padre ha già provato ad uccidermi...penso che non sarà un incontro familiare peggiore".
Rido amaramente e poi busso alla porta. Sento il rumore del chiavistello.
La porta di apre e spunta la figura di una bambina.
"Chi è?"chiede guardandoci dal basso all'alto.
"Ciao piccola...c'è la mamma?"le chiedo cercando di non sembrare terrorizzata.
Lei annuisce e caccia un urlo che mi perfora il timpano.
"MAMMA!".
Sento dei passi arrivare da dentro l'appartamento.
"Eve,cosa ti ho detto sul non urlare in questo modo?".
Appena la vedo mi sento il cuore in gola. È identica a me.
Sono io in versione adulta.
"Oh...scusate...voi chi siete? Doveva essere il corriere"parla la donna spostando dietro di lei la bambina.
"Ci scusi signora...ho mentito"dice Ethan con un sorriso appena accennato.
"Io sono..."parlo facendola voltare verso di me.
Anche lei sembra sussultare.
Gli occhi azzurri fissi nei miei e i capelli biondi legati in una treccia disordinata.
"Jennifer?".

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