Terzo tema: testo corretto

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Esco dalla camera pressurizzata e mi guardo intorno: non c'è anima viva, ma in compenso niente è al suo posto. Mi si para all'interno un panorama desolato: come dicevano i miei antenati del XXI secolo, assomiglia ad un'apocalisse di zombie; ci sono costanti frastuoni e scosse, l'elettricità va e viene e il percorso è ostacolato da detriti di vario genere come letti, sacchi, barriere, luci al neon crollate, scale distrutte, fili elettrici scoperti e, per finire in bellezza, un grande buco sopra il pavimento, da cui posso vedere i tubi del gas propano. Ah, dimenticavo, una scia di fuoco che sembra venire da un lanciafiamme pronto ad arrostirmi esce bruciando ardentemente da una valvola rotta.
Di qui non si passa.
Noto un condotto per la manutenzione, e mi ci infilo senza pensarci due volte.
È illuminato, ma subito la luce si spegne e non ci vedo più molto, servirebbe una torcia. Però non posso lamentarmi, nonostante tutto grazie al mio senso dell'orientamento riesco comunque a capire dove vado.
Aggiro la pericolosa fiammata e continuo a cercare aiuto, quando incappo in un altro buco nel pavimento: stavolta ci sono delle assi per attraversarlo, questo vuol dire che ci sono altre persone sulla nav-AH!
Tutto succede in una frazione di secondo: una delle assi scivola, ed io cado insieme a lei all'interno del buco.
Nonostante la caduta di più o meno 5 metri, mi rialzo, e, più determinata che mai, decido di proseguire.
Guardo verso l'alto, maledicendo ripetutamente l'asse divergente e pensando che forse non è troppo strano se nessuno rispondeva ai nostri messaggi.
Qui sotto il panorama è ancora più spettrale: la luce è completamente mancante e riesco a muovermi a fatica tra le sporadiche scintille prodotte dalle lampadine esplodendo; inoltre ci sono interi pilastri sostenitivi in cemento crollati a terra. Ciò lo fa sembrare una di quelle vecchie foto digitali risalenti al 2017, anno del Grande Sisma di intensità 19.7 sulla scala Richter, che spinse l'umanità a cercare un pianeta secondario su cui vivere; assomiglia ai disastrosi segni lasciati dal terremoto.
Persevero nella mia perlustrazione di questo luogo così immobile ed allo stesso tempo spaventoso, nel tentativo di trovare aiuto...
Ad un certo punto vedo una scritta, che imbratta uno dei muri in lega di titanio e quarzo, fatta con una rudimentale bomboletta spray: reca le parole "Continua a muoverti". Sembra scritta di fretta, come se il tizio che si è preso la briga di esternare le sue doti artistiche avesse un inseguitore alle spalle. Lì vicino c'è una scala: decido di salirla, magari mi riporterà nel punto di prima.
Accidenti, è tutto buio!
Se almeno avessi una torcia...
Non importa, attraversando decine di stanze ricoperte di graffiti inquietanti, riesco ad arrivare al pannello di controllo e ripristino la corrente.
Sì!
Ce l'ho fatta!
Sento il rumore dei motori del reattore nucleare che riprendono a ronzare, quando all'improvviso vedo tre figure (uomini, donne o androidi non so dirlo) correre attraverso la stanza.
Chi sono?
Credevo non ci fosse anima viva qui...
Appena scendo, decido di andare verso la sala principale.
Entrando, rimango sconvolta dal solito terrificante silenzio e dalla consueta illuminazione scarsa, a cui si aggiungono distruzione e graffiti vari in quantità massiccia. C'è perfino uno di quei blocchi di cemento che sulla Terra utilizzavano come guard-rail.
Salgo le scale e rimango esterrefatta.
Non è possibile.
No, no.
Questo dev'essere un brutto scherzo della mia mente malconcia dopo la rovinosa caduta.
In questo preciso momento vedo, attraverso le gigantesche finestre della stazione, la Torrents che si stacca dalla stazione e parte.
Cazzo!
Devo assolutamente chiamare l'astronave.
Corro a cercare un telefono dove non sono ancora arrivata ad esplorare.
Entro in un'ampia sala, e mi si gela il sangue nelle vene.
Ci sono decine e centinaia e migliaia di cadaveri, chiusi dentro a sacchi bianchi, allineati uno vicino all'altro.
Reprimo un conato di vomito.
Cerco di continuare, e noto una porta chiusa con una spranga: mi serve un piede di porco[=maiale] per forzarla.
Cercando di dimenticare la "Sala dei Cadaveri", parto alla ricerca di quest'ultimo, ma mi imbatto in una scena ancora più raccapricciante: davanti a me, separato solo da una grata, che mi permette di vedere il triste spettacolo ma al contempo mi impedisce di aiutarlo, c'è un uomo con il cranio sfondato, a terra, morto.
Intorno a lui c'è un lago di sangue, un nastro per le registrazioni ed il suo badge.
"Oh cazzo..." esclamo felice.
Quindi osservo che ha in mano un piede di porco.
Proprio quello che mi serve.
Mi infilo in un condotto senza luce, nel tentativo di raggiungere quel poveretto.
Dunque noto che sul pavimento del tunnel c'è del sangue, come se una persona morente si fosse trascinata là dentro nel disperato tentativo di salvarsi.
O come se fosse stata trascinata.
Raggiungo la stanza e prendo il piede di porco al defunto, che lo tiene stretto come se fosse l'unica cosa in suo possesso che lo avrebbe potuto difendere da chi - o cosa - l'avesse ucciso.
"Scusa, ma questo serve più a me che a te."
Torno indietro e, cercando di non concentrarmi sui corpi tremendamente allineati, inizio a togliere la spranga.
Poco dopo mi fermo.
Perché?
Perché sento l'inconfondibile sensazione della forma rotonda del foro d'uscita della canna di una pistola.
Seguito dal suono del carro armato.



Concorso TTTRiky: partecipanteOnde histórias criam vida. Descubra agora