◆ 8° capitolo ◆

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Dopo ore passate sdraiata sul letto, abbracciata al mio cuscino che odorava di vaniglia, come i miei capelli, decisi di alzarmi.

Legai i capelli in una crocchia disordinata e mi cambiai, indossando un vestitino in cotone abbastanza pesante, a maniche lunghe e di un rosa antico; completamente in contrasto con i miei capelli rosso fuoco naturali.

Indossai un paio di ballerine dello stesso colore e scesi al piano di sotto.

<<Vado un po' al parco a leggere mamma, torno per cena.>>

Mormorai passando in salotto recuperando dal divano un libro che avevo comprato in Irlanda prima di partire: "Fisica per non fisici".

Amavo la fisica, era una delle mie materie preferite, come ogni scienza.

Salutai mia mamma seduta sul divano con un bacio sulla guancia e dopo aver recuperato dalla cucina una bottiglietta di succo al mirtillo, uscii finalmente di casa.

Camminai lentamente fino al parco in cui ero stata la sera prima insieme ai gemelli e una volta arrivata, mi sedetti sul prato sistemandomi la gonna del vestito lunga fino al ginocchio in modo da non far intravedere nulla di "privato".

Aprii il libro letto fino a metà togliendo il segnalibro fatto a mano da me con un semplice tessuto rosso con un ricamo a forma di fiori e ricominciai a leggere il capitolo intitolato: "accelerazione e decelerazione."

Con una mano, visto che con l'altra tenevo il libro aperto, aprii la bottiglietta di succo a fatica.

<<Quindi il motivo sta tutto nel tempo della deceleraz...owh!>>

Esclamai quando mi cadde la bottiglietta dalle mani, rovesciando gran parte del contenuto sul mio vestito, formando cosi una grossa ed evidente macchia viola sul rosa pallido del tessuto.

<<Cosa ho fatto di male.>>

Mormorai scuotendo la testa e sospirai.

Presi dalla taschina posta sulla parte del vestito che ricopriva il seno il fazzoletto in tessuto che portavo sempre con me e cercai di pulirmi in qualche modo, non ottenendo comunque risultati.

<<La sfortuna sempre dalla mia parte mi raccomando.>>

Borbottai tra me e me, continuando a strofinare il fazzoletto sul vestito.

<<Magari dovresti provare a cambiare strada tu per prima.>> disse qualcuno, fermandosi davanti a me.

Corrugai le sopracciglia ed alzai lo sguardo, sospirando quando notai Alessio.

<<Sì, la sfortuna è decisamente dalla mia parte.>> mormorai, alzando gli occhi al cielo.

Lo sentii ridacchiare e scossi la testa, alzandomi in piedi e recuperando il libro insieme alla bottiglietta ormai mezza vuota.

<<Non hai una casa? Sei ovunque.>> dissi con tono quasi incredulo, girandomi di spalle a lui e iniziando a camminare verso casa.

<<Sì, ce l'ho una casa, ma preferisco uscire a perseguitarti.
Sei adorabile quando ti arrabbi.>> l'ironia nella sua voce era ben evidente e questo mi fece ribollire il sangue.

<<Simpatico.>> dissi sbuffando una risata.

<<Ginevra, fermati.
Volevo chiederti scusa, okay?>> sbuffó, iniziando a seguirmi, affiancandomi.

<<Scusa? Davvero? Tu?>> chiesi ridendo di gusto, continuando a camminare, girando il viso verso il suo così da poter guardarlo.

<<Sì, scusa.
Davvero; abbiamo iniziato con il piede sbagliato e vorrei rimediare.>>

Mi fermai di colpo e mi girai del tutto verso di lui, stringendo il libro al mio petto.

<<Ma che cos'hai di sbagliato?
Un attimo prima mi tratti male, poi mi baci, mi tratti di nuovo male e alla fine mi chiedi scusa?
Mi farai impazzire, sul serio.>> lo guardai negli occhi mentre parlavo, passandomi continuamente una mano tra i capelli come usavo fare quando ero nervosa.

<<Piacere, sono Alessio Bianchi.>> disse con una tranquillità quasi sovrumana, porgendomi una mano <<Ricominciamo.>>

Inarcai un sopracciglio, alternando lo sguardo dalla sua mano al suo viso e viceversa.

Sospirai pesantemente e infine, gli presi la mano.

<<Piacere, Ginevra Wright.>> mormorai, mordendomi il labbro inferiore, scuotendo le nostre mani in segno di presentazione.

<<Beh, non penso che tu ci conosca, ma io e mio fratello gemello Marco, siamo i tuoi cugini.>> fece spallucce e tenendo la mia mano, ricominciò a camminare.

Guardai il suo profilo, permettendogli di tenermi la mano, camminando al suo fianco.

<<Oh, davvero?
Si dà il caso che no, mia madre non me lo aveva mai detto.
Ma...buono a sapersi.>> mi sforzai di rimanere seria; era una situazione assurda.

***

<<Allora, ci vediamo domani a scuola, Ginevra Wright.>>

Lo guardai baciarmi la mano con fare teatrale quando mi riaccompagnò davanti a casa e ridacchiai.

<<Sei incredibile, ragazzo dai capelli rossi.
Su, vai che è meglio.>> dissi, dandogli scherzosamente una spinta sul petto.

Lo guardai ridere e mi aggiunsi a lui, arricciando il naso come ogni volta in cui ridevo.

Forse, non era poi così male come pensavo.

#spazioautrice

Ciao nutelline,
Come state?
È passato un casino di tempo dall'ultima volta che ho scritto un capitolo ew.
Spero che qualcuno si caghi ancora questa storia, ci tengo particolarmente.
Voglio dei commentini dai c:
Ci sentiamo presto bellissime.
Grazie.

-Sa



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